Ah, la cronaca nera. A molti piace, anzi, appassiona morbosamente. I talk show del pomeriggio, il rimestare nel torbido delle vite – che poi alla fine tanto torbide non erano nemmeno – del malcapitato di turno morto ammazzato: l’umanità cambia modalità, ma l’animo, in fondo, è sempre lo stesso. E se già Tacito quasi quasi ci godeva a sguazzare nel raccontare come Nerone abbia ammazzato sua madre Agrippina, se, invece, Rasnolnikov, antieroe di Delitto e Castigo, si strugge fino ad ammalarsi per un delitto, alla fine, anche moralmente giustificabile; se, poi, l’indomita Merry, figlia di Seymour Levov, protagonista di Pastorale Americana di Philip Roth, confessa senza tanti giri di parole di aver fatto saltare per aria quattro innocenti per “combattere la guerra dei potenti in Vietnam”, allora è facile traslare questo scabroso tema ad ogni arte. Ed ecco che Giuditta un po’ imbronciata che sgozza Oloferne, ecco il braccio di Marat cadere molle dalla vasca, mentre arrivano i vari santi sbruciacchiati e sbudellati della pittura rinascimentale, i vari Gesù sulla croce; donne che urlano sotto la doccia e i sette peccati capitali in forma di brutali omicidi.
Ma la musica? Beh, gli artisti del pop/rock/metal non sono rimasti a guardare. Interi filoni, soprattutto nordeuropei, hanno tratto ispirazione da tematiche violente e scabrose: death, grind, gore. Fra i pi famosi, i Children of Bodom di Alexi Laiho: a Bodom, in Finlandia, infatti, nel 1960, sulle rive del lago, tre adolescenti morirono per mano ignota.
Andiamo dunque a scoprire le dieci migliori canzoni di cronaca nera e omicidio.
Nick Cave & The Bad Seeds feat Kylie Minogue, Where the wild Roses Grow
Brano del 1995, vede protagonista Elisa Day, ragazza prima sedotta e poi assassinata da un uomo che la inganna: nella scena climax, che si svolge “laddove crescono le rose selvatiche”, la donna viene uccisa mentre l’assassino grida “tutta la bellezza deve morire”. In forma di dolcissima ballata, le voci di Nick Cave, scurissima, e quella innocente e gentile della Minogue si fondono per un inquietante risultato.
The End of This Chapter, Sonata Arctica
Tratto da Silence, e uno dei più bei brani della band scandinava, The End of This Chapter racconta la tragedia dello stalking: divisa in vari movimenti, il protagonista racconta in prima persona come si sia sentito tradito dalla donna che l’ha abbandonato, prima supplicandola di “far rivivere i bei momenti perduti”, poi infiltrandosi in casa sua a rubarle piccoli oggetti, orecchini, ricordi; infine, di notte, incendia la casa dove lei vive col nuovo marito.
“I tell you the old times won’t die
I tell you the old lies are alive
Love due to expire too long time ago
Kiss me, it will kill you too!”
Bohemian Rhapsody, Queen
Beh, come non includere il classico dei classici, da A Night at The Opera, recentemente riportato in auge dal film pluripremiato Bohemian Rhapsody (qui la recensione). Accorata confessione alla mamma in forma di opera rock di un disgraziato riguardo l’aver ammazzato un tizio di cui non si scopre l’identità, passa per momenti di pentimento a momenti in cui si accusa Belzebù del misfatto compiuto. Un capolavoro cui nulla più va detto.
Strange fruit, Billie Holiday
Billie, icona del black power, negli anni ’30 era già una cantante di successo, e si fece portatrice del potente messaggio espresso dal brano scritto per lei da Abel Meerepol: quello del linciaggio dei neri. In un’epoca di razzismo dilagante, di apartheid, di segregazione, il brano divenne un vero e proprio simbolo. Lo Strano Frutto del titolo non è altro che il corpo di un uomo appeso ad un albero, osceno e triste.
The death of love, Cradle of filth
Rimaniamo su temi (e personaggi!) scabrosi per il prossimo brano: The Deah of Love, del 2010, dei Cradle of Filth (già in fase discendente). L’intero album è basato sull’infame personaggio di Gilles de Rais, barone francese del basso medioevo; fu alleato di Giovanna D’Arco, che è appunto la protagonista del brano. Si dice che impazzì per non essere riuscito a salvarla dal rogo, luogo da cui Giovanna, nella voce della vocalist, canta disperata di come la stiano uccidendo. Il caro de Rais, però, fu precursore degli orrori di Madame Bathory e collezionò infiniti infanticidi, finendo poi sul rogo anch’egli. Di lui si disse essere d’ispirazione per la popolare fiaba Barbablù.
Foster the People, Pumped up Kicks
Band indie rock americana, i Foster the People se ne uscirono nel 2010 con l’album Pumped up Kicks, e presero ispirazione da un tema tanto caro agli Americani: le sparatorie nei licei. Il loro protagonista è insensibile, è il Kevin di Parliamo di Kevin, che odia tutti senza un vero e proprio perché. Orecchiabile, con una grandiosa linea di basso, il tema terribile passa in secondo piano e divenne una vera e propria hit.
Murder by Numbers, Police / Frank Zappa
Dall’ultimo album dei Police, Synchronicity, del 1983 (lo stesso di Every Breath you Take), è sostanzialmente un inno al genocidio, ovviamente provocatorio: “un eccidio è semplice da imparare, come l’ABC”. Ovviamente fu esclusa nella release originale di Synchronicity e ripescata come B-side di Every Breah you Take, che, ad ogni modo, non è meno inquietante. Sting e Frank Zappa ne proposero una versione live che vede un riarriangiamento da parte del leggendario musicista.
Psycho Killer, Talking Heads
Ero tentata di escluderla in quanto decisamente scontata, ma chi c’è di più pazzoide e amante delle stramberie halloweeniane di David Byrne (qui la recensione di American Utopia)? Brano del ’77, uscì come singolo, ed il protagonista è proprio un serial killer psicopatico, che ricorda Norman Bates di Psycho. La splendida linea di basso di Tina Weymouth (sì, è una donna, come Suzi Q!) ci guida in una sorta di ode ai vari Joker, Hannibal Lecter, in una ballad “di Alice Cooper, ma che ricorda quelle di Randy Newman”. Parola di Byrne in persona.
Alleghiamo come 8bis per similarità del tema (il serial killer psicopatico) John Wayne Gacy jr. di Sufjan Stevens, dedicata al criminale, omicida seriale, che era solito travestirsi da clown per attrarre le sue giovani vittime. Figura che ha sempre attratto artisti più o meno sani di mente – ricordiamo come GG Allin, vate del punk estremo, lo incontrò in carcere per una lunga conversazione – fu giustiziato nel 1994.
Smooth Criminal, Michael Jackson
L’indiscusso e mai abbastanza compianto re del pop si lanciò, nel 1988, nell’ambizioso progetto di Bad, suo album forse più celebre. Hit ne fu Smooth Criminal, un brano up beat dance R&B così catchy da farne dimenticare la storia narrata: l’omicida si infiltra in casa della povera Annie, e lasciando chiazze di sangue ovunque, la uccide. Il focus esterno, che si limita a descrivere, rivolgendosi proprio a lei, gli attimi della sua morte, è particolarmente inquietante anche nel videoclip: ambientato in un mondo anni ’30, a tinte noir, vede il solito Joe Pesci nei panni del gangster di turno intenzionato a far fuori la piccola Annie. Ovviamente Michael la salverà.
Hey Joe, Various
Hey Joe è un brano classico del blues, di cui, possiamo affermare, non si conosce l’autore. Già nota per via della sua rielaborazione da parte di Tim Rose, la versione più nota è quella di Jimi Hendrix (oltre a quella di Charlotte Gainsbourgh per Nymphomaniac di Lars von Trier): tipico brano rock-blues del celeberrimo chitarrista, sebbene con qualche influenza folk, il narratore si rivolge al Joe in questione chiedendogli cosa faccia con quella pistola in tasca. Joe risponde di aver sparato qua e là, senza particolare rimorso. Fu il brano che chiuse l’ultima edizione storia del festival di Woodstock, nel 1969.
E in Italia? A quanto pare il nostro amore per il macabro non è minore che nel resto del mondo. Ecco le Bonus Track:
Sally, Fabrizio de Andrè
I lettori di letteratura contemporanea, che magari hanno sempre canticchiato il brano di Fabrizio De Andre da Rimini del 1978, avranno prima o poi carpito i molteplici rimandi a Cent’anni di Solitudine di Gabriel Garcia Marquez: protagonista è Aureliano Buendia, principale personaggio del romanzo familiare, che però, in un universo alternativo, ha ammazzato Pilar Ternera, la prostituta del paese, per poi scappare in groppa al suo pesciolino d’oro.
Acid Folk Alleanza, Cianciulli Balla
Gli Acid Folk Alleanza furono una band rock psichedelico che ebbe, sfortunatamente, vita molto breve in terra italica, in quanto nacquero nel ’94 e si sciolsero nel ‘99. Ma di loro ricordiamo quattro bei album, di cui uno in particolare, quello omonimo d’esordio. A Leonarda Cianciulli, l’infame saponificatrice di Correggio, dedicarono proprio il brano Cianciulli Balla. Per chi non ne conoscesse la storia, questa signora – certa che così i suoi figli, secondo la profezia di un’indovina, avrebbero avuto vita lunga e felice – cominciò ad ammazzare gente e a trasformarla in sapone. Le enormi quantità di soda richiesta e le misteriose sparizioni portarono poi a lei. Tutta la storia è raccontata nella sua autobiografia, Confessioni di un’anima amareggiata.
Inside Music è una webzine italiana indipendente nata nel 2017 e dedicata alla musica, che offre notizie aggiornate, live report, interviste esclusive, recensioni di album e approfondimenti. La piattaforma si rivolge agli appassionati di musica, proponendo contenuti dettagliati e di qualità su artisti, concerti e novità del panorama musicale nazionale e internazionale. Visita Inside Music per rimanere sempre aggiornato sulle ultime tendenze e scoperte musicali.