I Lombroso raccontano il nuovo album “Bellafine” – INTERVISTA

di Alessia Andreon

Alla vigilia dell’uscita, il prossimo 10 maggio, del nuovo album di inediti “BELLAFINE” dei LOMBROSO, abbiamo fatto una bella chiacchierata con Dario Ciffo, noto anche per essere, stato dal 1997 al 2008, violinista degli Afterhours, con i quali ha registrato ben 5 dischi.

Il duo Lombroso è nato in un pomeriggio del 2003 quando Dario (voce e chitarra) ha proposto all’amico e talentuoso batterista, Agostino Nascimbeni, di esibirsi con lui in un concerto.

Da allora i due amici hanno iniziato a suonare insieme e questo sodalizio, intervallato da qualche pausa dettata dall’appartenenza anche ad altre band, resiste da oltre vent’anni.

Dalla loro empatia e complicità sono nati altri tre album: Lombroso (2004), Credi di conoscermi (2007), Una vita non mi basta (2010).

I Lombroso, oltre alla fraterna amicizia che li lega a Morgan, vantano anche la collaborazione con Mogol nel singolo “Sentimento Rock”, uscito nel 2021 e contenuto in “Bellafine”.

Ciao Dario e benvenuto sulla nostra pagina di Inside Music!

Il nuovo album si intitola “BELLAFINE” come l’omonima traccia che racconta la fine di un amore, senza troppi drammi… Come mai avete scelto questo titolo per l’album?

Lo abbiamo scelto per seguire la tradizione del titolo che richiama la “canzone principale”, se così si può dire, dell’album.

È una tradizione che abbiamo inaugurato con “Credi di conoscermi”, che è stato il nostro secondo album.

Tra l’altro è il brano più rock/pop del disco.

“Bellafine” è stato scritto in diversi momenti; è per questo che le tracce sono molto diverse le une dalle altre?

È un album che ha avuto una lunga genesi, che raccoglie anche provini fatti dieci anni prima e poi lasciati lì a decantare.

Anche la stessa “Bellafine” è rimasta nel cassetto per circa un decennio perché non riuscivamo a trovare una risoluzione, poi l’abbiamo ripresa grazie al cantautore milanese Diego Mancino, che ha saputo trovare la chiave di svolta ed è diventata la canzone che ha dato il titolo all’intero album.

“Sto pensando a te” ha un incipit che rimanda alla vostra passione per la musica anni 60/70. È uno dei vostri tratti distintivi, insieme al modo ironico con cui affrontate la scrittura dei brani…

Per noi è inevitabile, ormai non ci facciamo neanche più caso. Evidentemente ci piace talmente quella musica che, ormai, ci viene spontanea.

Per alcuni può essere uno stile vecchio, ma per come intendiamo la musica io e Agostino, è uno stile innato.

Anche le categorie che si danno, di musica vecchia o nuova, non esistono; esiste solo la musica, che può essere bella o brutta.

Il vostro duo è nato da un concerto improvvisato in poche ore e da allora non vi siete più lasciati. Sono già passati vent’anni… avete fatto o farete qualcosa per celebrare questo traguardo?

L’anno scorso è stato l’anniversario dei vent’anni ma noi non siamo tipi da festeggiamenti ed, inoltre, ci sono state anche delle pause, durante le quali ci siamo dedicati ad altri progetti, collaborando con altri musicisti e, quindi, siamo stati anche fermi discograficamente, pur continuando, ogni tanto, ad esibirci dal vivo, anche con Morgan, che è stato terzo membro del gruppo, soprattutto nei primi anni.

Capitava spesso che si unisse a noi, spontaneamente, in amicizia, senza neanche bisogno che lo avvertissimo.

Allora eravamo tutti più giovani: la grinta rock che avevamo ci faceva mangiare il palco e, soprattutto, ci divertivamo parecchio.

In questo album è inserita anche “Sentimento Rock”, un singolo scritto da Mogol e musicato da voi e Morgan. Come è stato lavorare con Mogol?

Dato che uno dei nostri punti di riferimento musicale era Battisti, ritrovarsi a lavorare con Mogol, soprattutto in studio, con lui che dirigeva un po’ le cose e guidava la mia voce, è stato come chiudere un cerchio importante. È una bella testimonianza di stima.

“Sentimento Rock” è un pezzo abbastanza particolare, diverso dagli altri, quindi anche più difficile da eseguire dal vivo. È quello che più risente del fatto che sia uscito due anni prima, infatti ha un arrangiamento più orchestrale, molto variabile, quasi progressive.

“Una canzone per tutti” si propone di essere il tipo di canzone inno, che il pubblico potrà cantare a squarciagola durante i vostri concerti…. Quando vi rivedremo dal vivo?

Abbiamo una data di presentazione, o come si dice adesso, un release party, il 15 maggio al Mosso di Milano, alla quale teniamo particolarmente.

Abbiamo suonato ad Asti qualche giorno fa e poi il calendario è in divenire… speriamo di fissare più concerti possibile in estate!

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