A quattro anni di distanza da “Sopravvivere agli amanti”, tornano i John Qualcosa, il duo costituito da AmbraMarie (cantautrice e speaker di Radio Freccia) e Raffaele D’Abrusco (polistrumentista e cantante).
Il nuovo disco, una dichiarazione d’amore per gli animali (ma non solo), si intitola “CANI COME FIGLI” e uscirà il 10 maggio per Freecom (pre-save). Anticipato dai singoli “Venere senza colori” e “Fiori del male”, il nuovo disco del duo bresciano-bergamasco si snoda tra il folk e atmosfere world e trascina l’ascoltatore in una dimensione che si può quasi toccare e respirare, tanto è immersiva la modalità con cui i John Qualcosa elaborano e stratificano a livello sonoro le composizioni, avvalendosi anche di strumenti non convenzionali.
Ne abbiamo parlato in questa intervista, buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti. Come nasce il vostro nuovo album “CANI COME FIGLI”?
Nasce dal desiderio di non fermarci, dai cassetti che in questi anni abbiamo riempito di ricordi e ispirazioni e dallo studio-salotto del nostro co-produttore, Mattia Degli Agosti, che ci permette di far sedimentare senza pressioni tutti gli appunti musicali che abbiamo nella testa.
Come mai porta questo titolo?
Il titolo arriva dal brano “Cani come figli” contenuto nel disco. Questa per noi è la canzone più importante perché, oltre a esserci il featuring con Carmelo Pipitone (storico chitarrista dei Marta Sui Tubi), “Cani come figli” rappresenta anche la nostra idea di amore e famiglia. Lo dice il titolo stesso: i nostri cani sono i figli che abbiamo e che avremo.
Nel disco non mancano le collaborazioni; come sono avvenute?
Come dicevamo, appunto, nel disco c’è un featuring con Carmelo Pipitone che rappresenta a tutti gli effetti un sogno che si avvera. Amiamo i Marta Sui Tubi e il suo progetto solista alla follia e mai avremmo immaginato, quando macinavamo chilometri per andare a vederlo dal vivo, che un giorno sarebbe stato su un nostro disco. Carmelo negli anni in cui l’abbiamo seguito nei vari live è diventato un amico e un giorno ci siamo fatti coraggio e gli abbiamo chiesto se gli andava di partecipare…ed eccoci qua!
Stessa storia con Filippo Cornaglia, che ha prodotto le batterie anche del disco precedente “Sopravvivere agli amanti”: lo stimavamo per i suoi lavori con Niccolò Fabi, Andrea Laszlo de Simone e Bianco. Poi ci siamo conosciuti ed è nata una bellissima amicizia. Ci siamo trovati benissimo a lavorare al disco precedente quindi perché non replicare anche con questo?
Con i Corimè invece abbiamo condiviso parecchi palchi, amavamo il loro modo di fare musica e ci è venuto spontaneo chiedergli se gli andava di unirsi a “Bicchieri bassi” perché ci serviva la loro visione musicale.
Quanto siete cambiati rispetto a “Sopravvivere agli amanti”, che usciva 4 anni fa?
In realtà il nostro approccio alla musica è sempre lo stesso: prendiamo un pezzo e cerchiamo di costruirgli attorno un mondo musicale che si può anche vedere, toccare, annusare. Con questo disco forse abbiamo esagerato un po’: ci sono pezzi che contengono più di 100 sovraincisioni!
Forse per il prossimo ci isoleremo in montagna e faremo un disco acustico fatto solo di chitarra e suoni degli uccellini fuori dalla finestra!
Diciamo che però con questo disco abbiamo sviluppato quell’accenno di world music che si sentiva anche nel primo.
Per chi non vi conoscesse, quando si formano i John Qualcosa e cosa significa il loro nome?
Ci siamo formati nel “non ce lo ricordiamo nemmeno noi”! Quest’anno festeggiamo i 20 anni da quando ci siamo incontrati. Abbiamo sempre fatto musica insieme in altri progetti, poi sono nati i John Qualcosa come una sorta di rifugio in cui fare qualsiasi cosa ci venisse in mente, fuori da logiche o etichette di genere.
John Qualcosa nasce dal modo di dire quando cerchi di ricordarti un nome/cognome, ma non ti viene e dici: “Si chiama John…eh, John qualcosa!”
Avete scelto i singoli “Venere senza colori” e “Fiori del male” per anticipare il disco; perché proprio questi brani?
“Venere senza colori” è la fotografia perfetta di quello che siamo musicalmente in questo momento. “Fiori del male” invece ci sembrava perfetta per accompagnare i viaggi in auto di questa primavera. Amiamo molto ascoltare musica in auto. Pensiamo ci sia una musica adatta per ogni atmosfera/stagione…quindi forse ci siamo lasciati influenzare da questo.
Quale delle otto tracce è la migliore da suonare live?
“Cani come figli”…è molto trascinante.
Avete anche realizzato un vinile del disco in collaborazione con Mother Tongue, giusto?
Si, la cosa stupenda è che ci hanno permesso di realizzare la nostra idea: volevamo rendere il disco il più sostenibile possibile, quindi il vinile è stampato utilizzando interamente PVC colorato riciclato e recuperato dagli scarti di produzioni precedenti, garantendo comunque un’ottima qualità sonora.
Per questo motivo il vinile avrà un colore casuale e diverso per tutti quelli che lo acquisteranno.
Inoltre anche la copertina è stampata su cartoncino riciclato e chi ordinerà il vinile online lo riceverà a casa senza il cellophane monouso, chi invece lo acquisterà ai nostri live lo troverà inserito in buste trasparenti riutilizzabili.
Abbiamo cercato di fare del nostro meglio.

Cosa vi ha ispirato nella composizione dei brani?
Volevamo trovare un suono che unisse i Radiohead ai Beirut. Non so se ci siamo riusciti dato che le reference erano decisamente pretenziose, ma ci abbiamo provato! 🙂
Poi in generale ci hanno ispirato, come sempre, i nostri viaggi e i film.
In questo disco per esempio c’è un omaggio a “Pane e tulipani” di Silvio Soldini.
E cosa ha portato in voi l’urgenza di essere degli artisti?
“Suoniamo per non lavorare mai” dicevano i Ministri. 😉
Quali sono i prossimi progetti dei JOHN QUALCOSA?
Una marea di live per far vivere il più a lungo possibile questo disco che è il frutto di 4 anni di lavoro. Si parte l’11 maggio, in cui faremo un release party al Garage Rock Club di Izano (CR) con ospite Carmelo Pipitone. Quindi scaricheremo la tensione di questi ultimi mesi pre-uscita disco suonando, poi immagazzineremo altra vita e con moooolta calma cominceremo a pensare al futuro.
Infine, come possiamo seguirvi?
Instagram e Facebook: cercate “John Qualcosa” e ci troverete.

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