I Pink Floyd legend presentano Atom Heart Mother al Teatro romano di Ostia Antica

di Luca.Ferri
Lo spettacolo che mette in scena i migliori album del leggendario gruppo inglese, incanta Ostia Antica.

La meravigliosa location del Teatro romano di Ostia Antica ben si sposa con lo spettacolo offerto dai Pink Floyd Legend, già ospiti in passato della monumentale struttura sita nel centro archeologico romano. Un’ esibizione che non delude i tantissimi spettatori presenti, più di quattromila che riempiono i gradoni in ogni ordine di posto. I Pink Floyd Legend confermano il livello altissimo delle loro esibizioni, con una precisione quasi maniacale nella riproduzione dei successi della famosa band inglese, una cura che però non gli impedisce di far confluire la loro spiccata personalità, in un mix assolutamente coinvolgente e gradevole per la vista e per l’udito.

 

Si accende (una) luce.  Immaginate questa scena: una meravigliosa notte romana baciata da una leggera brezza dal mare, buio sul palco e intorno a voi,  le stelle in cielo, il suono pieno e coinvolgente di una tastiera, continuo, vibrante, frequenze che ci trasportano in quell’aria rarefatta che ben conoscono i fan dei Pink Floyd, una luce si accende ed illumina il tastierista Simone Temporali, che con il suo impeccabile tappeto introduce l’altro protagonista di questo inizio suggestivo, Andrea “Fillmour” Fillo che con la sua chitarra ci fa passeggiare sulle nuvole con il riff più famoso della storia del rock psichedelico… Come avrete ben capito il concerto si apre con Shine on you crazy diamond. Non poteva esserci inizio più suggestivo e assorbente. Il pubblico è già rapito. Nello srotolarsi proprio del pezzo tutti i membri della band fanno il loro esordio nella serata, a cominciare dal batterista Emanuele Esposito, per seguire poi con il bassista e cantante Fabio Castaldi per continuare con il chitarrista Paolo Angioi e concludere con il saxofonista Michele Leiss. Un incipit bellissimo, un’esecuzione magistrale che dà la misura della qualità dell’esibizione.

Da Time ad Echoes part II. Il concerto prosegue con tutti i più grandi successi dei Pink Floyd, suonati con la solita e consueta bravura e precisione dei musicisti sul palco. Il secondo pezzo è Time, annunciato dagli inconfondibili rintocchi e dalle immagini di orologi che scorrono trasmessi dall’immancabile e tipico oblò, onnipresente nelle  esibizioni dei Pink Floyd Legend, sempre molto attenti alla scenografia e agli allestimenti sul palco per mantenere il più possibile l’aderenza alle esibizioni live della  band originale. Il terzo brano da modo al gruppo di esprimersi in una delle performance più emozionanti del loro repertorio. Le tre straordinarie coriste, bravissime fino allo stupore, introdotte dal suono di un piano dolce e accomodante, si esibiscono nei gorgheggi estatici di The Great Gig In The Sky. Martina Pelosi, Sonia Russino e Giorgia Zaccagni si susseguono in una gara di talento lasciando il pubblico letteralmente senza fiato, alcuni -come chi scrive- persino in lacrime (come ogni volta che ho il piacere di ascoltare questo brano eseguito dai protagonisti di questo report).  Seguono Money, con i consueti suoni ambientali di cassa e monete; Wish you were here, con il suo inevitabile trasporto emotivo grazie anche alla proiezione  delle foto di Syd Barrett sull’oblò; la prima parte del concerto si conclude con Echoes part II  richiamata dal suono del vento e accompagnata dal liturgico gong “infuocato” suonato da Castaldi.

The Wall e Atom Heart Mother. Dopo una breve pausa il concerto si riapre con delle scenografiche sorprese. Un’esplosione di fuochi accende le luci sul palco, svelando un coro  numeroso ed un innesto di nuovi elementi ai fiati e agli archi. Come da rito, un aereo si stacca dalla cima degli spalti e si schianta sul palco in un lampo di luci. E’ il momento di The Wall. L’istrionico Castaldi veste il cappotto delle SS, mentre il pupazzo gigante del professore dispotico si erge sul palco, ballando sulle note di Another Brick In The Wall.  Per l’occasione sale sul palco anche Andrea Arnese, fondatore dei Pink Floyd Legend, travestito da professore ed esibendosi in un assolo di indubbia qualità con la sua keytar. Da li in poi comincerà la lunga cavalcata dentro Atom Heart Mother, grazie all’aggiunta degli elementi di orchestra e del coro. Un vero capolavoro di bravura, da bere tutta d’un fiato, trascinati e travolti dalla capacità esecutiva dei musicisti sul palco.

In conclusione, possiamo affermare senza paura di essere smentiti, che i Pink Floyd Legend si presentano come una band di assoluta e indiscutibile bravura, nell’ attenzione delle scenografia e nella cura dell’esecuzione dei brani.  A testimonianza di ciò, il seguito dei numerosi appassionati dei Pink Floyd di tutte le età, felici di rivivere la meraviglia dei live del gruppo. Quando avrete la possibilità di assistere a questa meraviglia dite? Beh le prossime tappe di Atom Heart Mother portano i Pink Floyd Legend in giro per l’Italia, a partire da Francavilla al Mare l’11 di agosto 2017 e proseguendo con una tappa a Milano, il 26 febbraio del 2018, presso il Teatro degli Arcimboldi.  Due occasioni per godere dello spettacolo offerto da questi straordinari interpreti.

Keep shining on!

di Luca Angelini | foto di Giusy Chiumenti

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