Little Pieces of Marmelade: OLOGENESI è un esperimento -Intervista

di Paola Pagni

Oggi 7 ottobre esce “OLOGENESI” (Vertigo/Believe) il nuovo album dei LITTLE PIECES OF MARMELADE prodotto da Manuel Agnelli. Disponibile in CD, VINILE e in DIGITALE.

OLOGENESI” è il secondo album in studio della band italiana più ‘noise’ degli ultimi 20 anni!

Inizia a prendere forma nell’inverno 2021quando DD (voce e batteria) e Frankie (chitarre) , iniziano la scrittura del disco ponendosi un obiettivo fondamentale: sperimentare per trovare un suono che li portasse esattamente lì dove volevano andare.

Quello che cercano è lontano dall’essere il suono HI-FI delle produzioni professionali e patinate e puntano su un suono sporco, istintivo e personale.

«Abbiamo iniziato registrando groove di batteria e riff di chitarra. Li abbiamo composti e poi scomposti per poi ricomporli, cuciti per poi scucirli e venire a un dunque incollandoci sopra la linea vocale. Ci siamo divertiti un sacco a testare e collaudare nuove soluzioni creando i brani, incidendo fin da subito le nostre idee» affermano i LPOM.

A dicembre 2021 il disco è praticamente pronto e i due spediscono il materiale a Manuel Agnelli proprio il giorno di Capodanno. La risposta non tarda ad arrivare. Il primo gennaio Agnelli scrive alla band, entusiasta

Con “OLOGENESI” i Little Pieces of Marmelade continuano la loro personale evoluzione, e noi abbiamo deciso che era il caso di parlarne direttamente con loro. O almeno con uno di loro, Daniele Ciuffreda (DD). Ma siamo sicuri che Francesco Antinori (Frankie), condivida ogni parola.

Intervista ai Little Pieces of Marmelade

Partiamo dal titolo: Ologenesi è una teoria secondo cui l’evoluzione della specie avviene per fattori interni spontanei e non esterni. È quello che sta succedendo alla vostra musica?

Direi che più che altro Ologenesi per noi è una genesi casalinga: è partito tutto dalla nostra sala prove a Filottrano, non in città, quindi diciamo dentro al nostro mondo. Ologenesi è stata una ricerca del suono con istintività, senza pensare comunque a fattori esterni. Per cui il filo conduttore di questo lavoro è proprio la sperimentazione e la libertà assoluta.

l’incontro con Manuel Agnelli, che poi ha prodotto il vostro lavoro, ha influito su questa voglia di sperimentazione?

Anche lui è completamente d’accordo con la via che abbiamo intrapreso. Sicuramente il suo contributo è stato fondamentale sulle voci, mentre per quanto riguarda la scrittura e la composizione dei brani è tutta farina del nostro sacco. Siamo arrivati già in studio con le idee chiare. Il suo contributo è stato poi fondamentale per riordinare i testi, in alcuni casi renderli più concreti. Noi gli attribuiamo un merito enorme sia a livello umano che come artista.

Tra l’altro questa estate avete fatto tutto il tour con lui

Sì, in qualche modo quindi anche noi siamo stati di aiuto a lui, per il suo disco. La collaborazione quindi è stata reciproca. E così registrando in studio per il suo disco, ad un certo punto ci ha detto ” a questo punto mi sembra giusto portare voi con me in tour”. Così è stato.

Primo album scritto in italiano: perché questa scelta?

In realtà quando ero più piccolo scrivevo già in italiano, anche se poi l’ho lasciato perdere molto presto e mi sono messo a scrivere in inglese. Noi puntiamo molto anche sul suono della parola, giochiamo con le assonanze musicali. Per cui il primo imput è stato sempre far suonare la parola con il pezzo.

In effetti all’inizio è stato un po’ difficile, soprattutto per non risultare banali nei testi.

La scelta di chiamare la canzoni con dei numeri invece?

La tracklist non è in ordine, ma il numero che da titolo alle canzoni rappresenta l’ordine cronologico in cui sono state create. Noi con questo album siamo partiti dal presupposto di metterci alla prova: non è stato nemmeno un disco “vecchia scuola” dove prendi chitarra e batteria e registri. Anzi, è stata più un’alchimia tra il vecchio ed il nuovo. Per cui anche la scelta di dare questi titoli fa parte della sperimentazione. Esprime comunque un concept. E poi anche per il semplice fatto che non lo fa nessuno. Magari anche lasciando l’interpretazione della canzone all’ascoltatore, senza dargli indizi. Diciamo che tutto il disco è una sorta di esperimento.

Quale canzone di questo album secondo te è la più rappresentativa?

A dire il vero a noi è sempre piaciuta l’idea di ascoltare il disco dall’inizio alla fine, come si faceva una volta. È uscita canzone 7 come primo singolo forse perché quella con più elementi: c’è del cantato, del rap, del rock ed è forse più “facile” da ascoltare.

A me personalmente piace molto canzone 12, e anche canzone 10 era tra le mie preferite. Ah poi anche canzone 4. Però ecco adoro tutto il disco alla fine, difficile dirne una. Canzone 9 credo sia il pezzo più discografico. Vedi, è impossibile scegliere per me.

Le più distopiche invece sono 5-8-11 che sono rivolte più verso il sociale, forse è dove si nota di più il distacco di cui parlavamo all’inizio

Sicuramente sì, sono una sorta di repressione e sfogo contro il mondo sociale.

Voi siete usciti da una situazione commerciale, ma non vi siete fatti sedurre troppo dalla TV ed avete deciso comunque di prendere una strada differente

Noi abbiamo cercato da subito di crearci un’identità anti-estetica, uscendo dall’ottica del prodotto discografico commerciale. Questo è proprio un obiettivo che ci siamo posti: scrivere musica senza badare al resto, questo era quello che ci interessava.

Adesso riprenderete il vostro tour in cui immagino inserirete questi pezzi: state già preparando lo spettacolo?

Nel tour autunnale faremo tutto il disco, la prima data è già fissata per il 21 Ottobre a Treviso. Spero che il pubblico apprezzi le nostre scelte. La curiosità è tanta e l’ansia pure. Siamo in sala prove già da tempo, e speriamo davvero di portare un bel concerto. Per noi il live è sicuramente un punto di forza. Faremo i club, i più belli d’Italia: una cosa che ho sempre desiderato.

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