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Century Child dei Nightwish: il punto più alto di un genere intero [Recensione]

by InsideMusic
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Nel 2002 uscì per Spinefarm Records Century Child, quarto album dei Nightwish, che segnò il passaggio da sonorità power metal a maggiormente sinfoniche e che introdusse Marco Hietala al basso. Tuttora viene ricordato come l’album della maturità artistica e personale della band di Kitee.

Quand’è che ci si rende conto di essere di fronte ad un capolavoro?

Quand’è che un musicista, abbagliato dalla bellezza di ciò che ha composto, se ne sente sopraffatto? Quando Riccardo Cocciante e Luc Plamondon scrissero “Al tempo delle cattedrali”, realizzarono di avere di fronte a sé qualcosa che esulava dal musical a là Frank Lloyd Webber, dai canoni di Broadway: avevano musicato uno dei più grandi romanzi di tutti i tempi.

Io non so se i Nightwish, musicisti di estrema cultura – accademici del metal – quando hanno composto Century Child, alle soglie del crollo emotivo di Tuomas Holopainen e Tarja Turunen, – quando Tarja incideva con dolcezza il refrain di Bless the Child – si fossero resi profondamente conto della bellezza di ciò che avevano prodotto.

Century Child, terzo e penultimo album della Tarja Era dei Nightwish, in quanto l’ultimo sarà Once – quello che tutti conoscono, quello con Nemo e I Wish I Had an Angel. Eppure, il vero capolavoro di quella fase della band finlandese è Century Child, con le sue atmosfere eteree: secondo a lui è solamente Endless Forms Most Beautiful, primo ed unico, finora, con la gargantuesca Floor Jansen dietro al microfono.

Dicevamo, Century Child. L’anima dietro ogni disco dei Nightwish ha tre tastiere davanti a sé ed ama Paperino, tanto da averne scritto un’opera metal: Tuomas Holopainen. Tuomas, che stavolta decide di affiancare a sé un bassista talentuoso e, all’occorrenza, intonato: Marco Hietala. Nel lontano 2001, prima del crollo delle Twin Towers, Tuomas decide di far cambiare passo ai Nightwish, fino a quel momento catalogati all’interno del vasto contenitore del power metal, insieme a Sonata Arctica e derivati. E lo fa recuperando studi classici di conservatorio, ripassando l’orchestrazione, ma, al contempo, chiedendo a Tarja una voce meno impostata e, volendo, più pop – da Century Child in poi, infatti, i gorgheggi di Sleeping Sun sono stati abbondantemente dimenticati. La cantante d’opera, dal canto suo, non si fa pregare, e dato il perfetto controllo della voce, regala performance eccezionali.

Tracklist e artwork di Century Child dei Nightwishcentury child nightwish recensione

01. Bless The Child (6:11)
02. End Of All Hope (3:51)
03. Dead To The World (4:19)
04. Ever Dream (4:42)
05. Slaying The Dream (4:31)
06. Forever Yours (3:50)
07. Ocean Soul (4:11)
08. Feel For You (3:51)
09. The Phantom Of The Opera (4:07)
10. Beauty Of The Beast (10:44)

 

 

 

Century Child, il bambino del secolo – che diverrà il Dead Boy in Once: due concetti sono una costante nella prima fase dei Nightwish, la rinascita tramite l’innocenza della fanciullezza ed il più oscuro “anima d’oceano”. Entrambi verranno sublimati in Ghost love score, inclusa in Once, e forse miglior brano di sempre della band, ma vengono maggiormente approfonditi ed esplorati in Century Child, a partire dall’opening: Bless the Child.

Cori eteri e violini barocchi che si avvicinano, la bellezza della fanciullezza è espressa attraverso la chitarra malinconica di Emppu Vuorinen.

Why am I loved only when I’m gone?

Where are all the feelings gone?

La malinconia universale che nasce dal terrore di non essere mai abbastanza, finchè si è in vita, e di essere santificati solo dopo morti. Non è forse da piccoli che siamo al punto zero, in cui, se si è fortunati, si è ricordati? In cui si è amati solamenti perché si esiste? L’innato terrore di sparire senza lasciar traccia di sé su questo mondo non appartiene ai bambini: è un fardello degli adulti. E solamente, anche io, a quasi trent’anni ho capito cosa intendesse Tuomas.

Think of me long enough to make a memory

Già scossi da Bless the Child, parte End of all Hope, che, powereggiante rimando ai vecchi Nightwish di The Carpenter, fra doppia cassa e cori epici, depriva l’ascoltatore di tutta la speranza rimasta da Bless the Child. La spumeggiante Dead to The World, concretizzazione del terrore di non essere mai ricordati, propone la prima cavalcata power cantata da Marco Hietala in duetto con Tarja – stavolta relegata a ruolo secondario, secondo anche alle tastiere di Tuomas e alla doppia cassa di Jukka Nevalainen.

Uno dei primi brani che cantai ad un saggio di canto fu Ever Dream dei Nightwish. Quando sentii live Floor Jansen intonare quelle prime note, scoppiai in un pianto a dirotto.

Ever dream of me?

Forse la più struggente canzone d’amore assieme a Feel for you di tutta la discografia dei finalndesi. Dolcissimo duetto power ballad di Tarja e Marco, interrotto solo da un assolo di Emppu: la storia di due amanti che si amano fin da piccoli, separati per un tempo infinito, destinati a reincontrarsi.

 

Tanta tenerezza viene accoltellata da Slaying the Dreamer, brano incattivito: dopo tanto sognare d’amore e d’infanzia, bisogna tornare con i piedi per terra. Uccidiamo il sognatore. In realtà il brano, fortemente improntato all’heavy metal, è una denuncia verso le ingerenze delle major nella creatività dei musicisti.

Century Child, però, è un album fatto di equilibri: e, come il bambino del secolo ricordava all’inizio dell’opera, non sempre l’amore vince su tutto. Tantomeno l’amore romantico trova sempre la sua realizzazione, perché da adulti, le mollezze adolescenziali appaiono pregne di significato come gocce di pioggia su un terreno già intriso d’acqua. Ed ecco che nasce Forever Yours.

Whoever walks in my heart, will walk alone

La voce di Tarja, all’occorrenza dolcissima e commovente, accompagnata solo da percussioni e flauto, descrive il dramma dell’amore perduto: quell’amore che tutti abbiamo avuto, e che ha infranto per sempre qualcosa dentro di noi. Qualcosa che solo i bambini hanno.

Come ho già anticipato, il concetto d’anima d’oceano è fra i più intimi e cari a Tuomas Holopainen: il cuore vero di Century Child è per l’appunto Ocean Soul, un marinaio solitario nel mare illuminato dall’eclissi di Sleeping Sun. L’unico modo per fuggire alla solitudine dell’età adulta è il ricongiungersi alla fonte della vita stessa: il mare sconfinato, da solcare vestiti di bianco, come una vergine. Un ribollente oceano di anime, in cui nessuno sarà più solo.

Se l’amore del sognatore di Ever Dream era romantico e irreale, quello di Forever Yours forse disperatamente adolescenziale, l’amore di Feel for You è compiuto e maturo: è sessuale, è fisico, è ricordo concreto di emozioni devastanti.

I’m the snow on your lips
The freezing taste, the silvery sip
I’m the breath on your hair
Endless nightmare, devil’s lair

E soprattutto, nel suo basso tonante e nella rabbia della voce di Marco Hietala, l’amore del sognatore è vendetta. È una caccia spietata, quella del lupo che insegue il cervo sotto la neve: è la Bella abbandonata dalla Bestia dopo averlo salvato. Il finale, in accelerazione e in dubbing, in cui viene ripetuto ossessivamente This one is for you, for you and only for you, è un’inquietante minaccia mascherata da lutto. E, rimanendo nel tema di amori irrisolti, in modo inconsueto, i finnici hanno deciso di inserire in Century Child – prima del gran finale – una piccola gemma, ad ora, loro brano più noto: la cover di Phantom of The Opera, un musical, per l’appunto, di Lloyd Webber. Tarja, una Christine arrabbiata e dalla voce calda e rotonda – contrariamente alle tipiche incarnazioni del personaggio, dotato di voce acuta – e Marco, un Fantasma più incazzato che amareggiato.

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Tarja Turunen, in un recente scatto della sua carriera solista.

Come ho già detto, Tuomas ha deciso di relegare il piatto forte di Century Child al finale: un dessert coperto d’epòs, suonato da un’intera orchestra e costruito come una suite barocca. Ecco che quegli studi classici non prendono più polvere, rievocati in Beauty of The Beast. E così capiamo chi è il sognatore, quel personaggio che avrebbe voluto rimanere nella bellezza della fanciullezza ma che, nell’età adulta, è caduto fra le braccia di un amore struggente e sbagliato. Perché ci innamoriamo di chi non ci ricambia? Di chi troviamo spesso repellente, volgare, feroce? Perché ci innamoriamo della Bestia?

In Long Lost Love, interamente interpretato da una Tarja Turunen forse emotivamente a disagio – quei tremolii nella voce – Tuomas si interroga disperatamente del perché. Perché quell’amore da tempo perduto non svanisce? È presente in ogni respiro, fra echi di chitarre intrusive e orchestrazioni barocche che saranno poi il marchoi di fabbrica dei nuovi Nightwish.

Oh, do you care,
I still feel for you
So aware,
What should be lost is there

Evoluzioni power, di fusione fra metal e echi wagneriani vengono inserite, con infinita naturalezza – ma che a sedici anni mi lasciarono sconvolta – nel secondo movimento, One More Night to Live. Il sognatore, stavolta cadenzato, lenti passi a ritroso nel sentiero della vita, ricorda la perdita della fanciullezza, dell’innocenza: come ha potuto donare il suo cuore a quella Bestia? Di chi è la colpa?

My home is far but the rest it lies so close
With my long lost love under the black rose
You told I had the eyes of a wolf
Search them and find the beauty of the beast

Il dolore di quel marinaio solitario in un mare crepuscolare – Tuomas – è così palpabile anche se lui è solamente dietro le tastiere e il suo struggimento è cantato da Tarja, che l’ascoltatore condivide quell’inferno con lui. Ed ecco, all’età adulta, il raggiungimento del compromesso, radice di tutti gli entanglement umani:

Beware the beast, but enjoy the feast he offers

Il terzo e ultimo movimento, Christabel, è una preghiera accorata: una sonata di perdono. E qui, iniziamo a capire: non è stata colpa dell’amore disperato che il bambino è morto, perché quel bambino si è spontaneamente evoluto nella Bestia. In un’introspezione psicologica che è un unicum nel metal odierno, la virtù dell’innocenza e della gentilezza, valori epicurei distantissimi dalla cultura nordica, vengono reclamati con forza, con timpani e grancassa.

Century Child è una delle vette più alte mai raggiunte da una band metal, per il suo lirismo, la sua delicatezza, la varietà compositiva e l’equilibrio – che è proprio di una persona reale, adulta, amareggiata, insicura, ma piena d’amore. Quella formazione, Tarja, Tuomas, Emppu, Marco, Jukka, ha fatto sognare un’intera generazione di amanti della musica, senza neppure rendersi conto della bellezza di ciò che avevano creato. Un ricordo felice, un ricordo innocente.

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