Prequelle: il frizzante ed energico ritorno dei Ghost

di InsideMusic

A differenza della gran parte delle “teste dure” del metal e del rock, che sembrano non voler in alcun modo imparare la lezione concentrandosi su quelli che sono preoconcetti ricolmi di sterili insensatezze, i Ghost hanno ben compreso il modo in cui poter sfornare un prodotto tanto commerciabile quanto musicalmente pregiato.

Di fatto, mentre ancora le folle di ascoltatori metal strepitano invocando la caccia alle streghe e additando “Prequelle” come “un album commerciale” (maledetto sia colui che, malandrino, ha per la prima volta associato tale termine alla musica) il buon Tobias Forge si mette in tasca bei soldoni e buoni numeri in classifica grazie a un lavoro che, per la gioia degli scettici, è ampiamente considerabile geniale.

Ciò che emerge in particolare in questo nuovo capitolo dei fantasmi (rilasciato il 1 Giugno del 2018 scorso sotto l’egida della Loma Vista Recording) è l’accativante areosità dei pezzi. Formule più orecchiabili, ritornelli corali impossibili da dimenticare, riff granitici e pomposi piazzati con il conta gocce nei momenti giusti. Il tutto mescolato in un calderone dove, a fare da collante, ritroviamo delle sonorità frizzanti e sfacciatamente ottantine.

Il Cardinal Copia, giunto a sostituire l’uscente Papa Emeritus, porta in quest’album tutta la sua “giovinezza” e freschezza nel suo abito all’incrocio tra l’ecclesiastico e il mafioso anni venti. La stessa scelta del cambio di personaggio da parte di Forge risulta tremendamente azzeccata a fronte del lavoro musicale che ci ritroveremo di fronte.

Così, dopo l’intro Ashes, ci ritroviamo a confrontarci con Rats, primo singolo rilasciato dalla band. Un riff energico, un cantato tirato e vertiginose aperture fatte di organi e cori rendono questa canzone uno dei fiori all’occhiello dell’album, raccogliendo, in se, il grosso delle caratteristiche rintracciabili durante tutto l’ascolto. In Faith i Ghost tornano alle sonorità strettamente incattivite dei vecchi tempi, salvo poi ripiegare definitivamente verso una piega metal più poppeggiante con See The Light e il suo alternarsi di delicati cantati pianistici e ritornelli epici condotti da pesanti chitarre.

Dance Macabre, nella sua immensa banalità musicale, risulta un pezzo dall’alto livello di furbizia. Ritornati ai tempi dei tanto amati anni 80 si scende letteralmente in pista da ballo. Movimentata, estremamente ballabile e frizzante, nonostante la poca originalità, in questo pezzo (che trent’anni fa sarebbe stata senza meno una grande hit divora classifiche) i Ghost riescono a inserire se stessi e il loro stile unico dandole un retrogusto particolare

Delicati incroci di archi e pianoforte definiscono la stupenda Pro Memoria, ballad che si divincola in una prima strofa vellutata salvo poi aprirsi magistralmente in un ritornello di cui il buon Troisi di “Non ci resta che piangere” sarebbe stato molto fiero “Don’t you forget about dying Don’t you forget about your friend death, Don’t you forget that you will die”. Un pezzo stupendamente teatrale, drammatico e trascinante che individua alla perfezione la nuova ricerca melodica intrapresa da Forge in questo ultimo lavoro.

Witch Image, momento passabile dell’album, conferma la formula già precedentemente attuata del pezzo orecchiabile di Prequelle, leggero e “Chorus focused” dove un ritornello corale si prende carico di conquistare le capacità mnemoniche dell’ascoltatore.Momenti interessantissimi sono le due strumentali Miasma e Helvetesfonster (dallo svedese “la finestra sull’inferno”) fatte da bordate rock, assoli di sassofono, ripiegamenti folkloristici e frizzanti soli di lead. Godibili, chiare, estremamente coinvolgenti, rappresentano alla perfezione quanto la musica strumentale possa risultare godibile inserita anche in un contesto fatto non di virtuosismi e tecnica ma di orecchiabilità e, in particolare, attenzione alle sonorità.

A concludere il nostro percorso attraverso la peste del ‘400 attuato in Prequelle (tematica di fondo di tutto l’album) troviamo Life Eternal. Ballad pianistica toccante, dotata di una rara intensità ed estremamente motiva. L’apertura in piano e voce risulta efficace ed immersiva. L’ingresso seguente di tutti gli strumenti al completo ci regala un pezzo ricco, la cui intelaiatura strumentale spicca in efficacia e minuziosità. La linea vocale estremamente catchy e le melodie tra il malinconico e il teatrale, accompagniate dai cori che spiccano per tutto il lavoro, la rendono una chiusura degna di nota se non uno dei pezzi più belli mai composti dalla band svedese.

In conclusione, al di la di quello che potrebbero dire le male lingue, Prequelle è un album estremamente efficace, dotato di grande freschezza. Un lavoro non assolutamente banale, ben lavorato e levigato ma, allo stesso tempo, vendibile e alla portata di tutti. La musica è comunicazione e riuscire a produrre un lavoro tanto qualitativamente buono quanto di facile fruibilità è una delle più grandi vittorie a cui può aspirare l’arte nella società liquida Baumaniana dei nostri giorni (dove l’incomunicabilità è ormai la nuova peste).

E si, amici miei, fatevene una ragione. Se ritenete come principale fautrice della qualità musicale la tecnica e la ricercatezza, forse, dovreste uscire dalle vostre stanzette, posare le vostre chitarre, buttare i fazzoletti impiastricciati di bianco e, magari, andare alla scoperta di cosa la musica, al di la della tecnica, può davvero regalare ancora all’essere umano (ve lo dice un musicista progressive).

Prequelle, Ghost, Loma Vista Recording tracklist:

prequelle ghost 01. Ashes – (01:21)
02. Rats – (04:21)
03. Faith – (04:29)
04. See The Light – (04:05)
05. Miasma – (05:17)
06. Dance Macabre – (03:39)
07. Pro Memoria – (05:39)
08. Witch Image – (03:30)
09. Helvetesfonster – (05:55)
10. Life Eternal – (03:27)

 

 

 

 

Lorenzo Natali

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