“Ragazzo di Periferia” è il nuovo singolo di Fallaré

di Redazione Web

Esce il 24 maggio Ragazzo di periferia“, il nuovo singolo del cantautore romano Fallaré per l’etichetta Lover Dose, con la produzione di Francesco Megha
Destinato ad una vita come tante altre, lontano dalle luci della ribalta, Fallaré è l’underdog che cerca di reagire usando la forza delle parole. Il titolo del brano è l’essenza dell’artista: lui è proprio un ragazzo di periferia, un outsider che viene dal nulla e che si chiede come può fare per arrampicarsi fino in cima. 
Come lui, così anche tanti altri ragazzi di cui si fa portavoce: non è facile far valere i propri sogni quando la vita sembra pesare il doppio, ma “se quella voglia di riprovarci è più forte di quella di andarsene via“, allora non è mai troppo tardi per credere in se stessi ed andare avanti. 

Il brano ha uno stile che fonde sonorità punk rock e rap, con un testo autentico e profondo tutto da ascoltare.

Nel 2024, Fallaré pubblica due singoli: “Canzoni da infarto” a gennaio, seguito da “Qualcosa che non c’è” a marzo. È pronto ora a dare voce alla sua paura e al suo coraggio nel nuovo singolo “Ragazzo di periferia“.

Fallaré racconta “Ragazzo di Periferia

Me lo ricordo com’è iniziata. La paura e il coraggio di mettere la penna sul foglio, fotografare quello che ci ammazzava, renderlo eterno facendolo morire.

Mi ricordo gli occhi di quelli che stavano con me, nati dove ero nato io, partoriti lontani dalla città.

Cresciuti davanti al banco degli imputati, su ogni balcone un tribunale e in ogni palazzo un giudice. Per le strade sguardi tristi, anziani pieni di rimpianti, giovani mamme in crisi, giovani padri stanchi e figli allo sbando.

Non voglio finire così mi ripetevo, e me lo ripeto tuttora.

Abbiamo conosciuto l’amore su una panchina, l’amicizia in un parcheggio, l’odio in un parco. Pensavamo fosse tutto lì perché così ci facevano credere ma non ci bastava, come noi non bastavamo a noi stessi, volevamo di più.
Iniziammo a correre su quelle strade che ci facevano da guida per poi scoprire che ci avrebbero portato altrove, fuori di testa, lontani da quel recinto che ci proteggeva ma che allo stesso tempo ci teneva in gabbia.
Una prigione sociale dalla quale avevamo iniziato ad evadere.

La nascita dei sogni, il voler cambiare le cose, le opportunità le vedevamo tutte e le raccontavamo a chi aveva deciso di rimanere lì.

Ci prendevano per pazzi buttandoci addosso le stesse occhiate che ricevevamo per i vicoli del centro, occhi giudicanti, giudizi al veleno e sguardi dall’alto come fossimo ancora e sempre sotto quei palazzi lì. 

Il mondo è pesante e le persone egoiste.I sogni causano invidia mentre il cambiamento spaventa quelli che non hanno la forza di compierlo. Provare a tarparci le ali col tempo divenne impossibile perché quella voglia di trovare il nostro posto del mondo si fece così forte tanto da riuscire a trovare ogni volta, nonostante tutto, la spinta giusta che facesse spiccare il volo a quei ragazzi di periferia come me, come noi, per sempre.

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