Dopo “Effetto Mentos” e “Non ci casco più”, MONICA è il terzo capitolo del romanzo in musica del cantautore pugliese, ambientato in una sala da gioco segreta durante una bisca clandestina. La figura protagonista del brano è Monica, un personaggio enigmatico che incarna l’attrazione di un mondo senza regole né filtri e il rischio di una scommessa in una storia dal finale imprevedibile, da vivere senza idealizzazioni e lasciandosi trasportare dalle emozioni.
Tra sonorità funky pop e colorati giochi di parole, Giallo anela a una ricerca di autenticità in un superficiale mondo di plastica, fatto di schermi, maschere e apparenze.
Abbiamo voluto capire meglio insieme a Giacomo – in arte GIALLO – cosa si nasconde dietro alla metafora di MONICA. Ecco l’intervista!
Ciao Giacomo! Grazie per il tuo tempo! MONICA è fuori da qualche giorno, come sta andando?
Grazie a voi! Sono molto contento di come sta andando Monica nella mia piccola community, è la canzone di quest’anno più apprezzata e avevo avuto modo di constatarlo anche anticipandola nei live che ho fatto durante l’inverno!
Dopo Effetto Mentos e Non ci casco più con Monica stai costruendo un racconto ambientato in una sala da gioco clandestina, come mai è nata questa idea? Ma soprattutto è un ritratto che porterai avanti con altri singoli?
La sala da gioco clandestina rappresenta il rischio di mettersi a nudo, di buttarsi. È un po’ un salto nel vuoto, una specie di casinò che spesso diventa un casino.
Io e il leone però continueremo a viaggiare, chissà dove finiremo.
Monica è una metafora, non semplicissima da cogliere, cos’è questa attrazione per un mondo senza regole?
Più che senza regole io direi senza preconcetti, senza tutti i filtri che caratterizzano la società di oggi: Monica non è alta, non è bassa, non è la ragazza più spigliata del locale e nemmeno la più timida. Monica è nuda, come me e come tutti noi, e non ha filtri. Neanche quelli per farsi il caffè, quando bussa alla porta del mio appartamento.
Il nome è stato scelto a caso per aiutarti con i giochi di parole o c’è davvero una Monica nella tua vita che ti ha ispirato?
C’è stata davvero una Monica che però non si chiama Monica: la metafora viaggia parallelamente a un episodio reale della mia vita, che probabilmente è proprio quello che viene più facilmente fuori a un primo ascolto.
Qual è il messaggio che cerchi di mandare a chi ti ascolta? La tua scrittura molto ironica è comunque un mezzo per veicolare messaggi più importanti?
Penso che il modo migliore per veicolare dei messaggi importanti e per far riflettere qualcuno sia trovare sempre il modo di sdrammatizzarli, di esorcizzare i problemi ballandoci sopra.
Sono un amante delle canzoni pop che hanno più livelli di significato, quelle che a primo ascolto ti fanno prendere bene (o male), ti fanno ballare e ti evocano tutta la parte più immediata, ma che ogni volta che le ascolti ti danno dettagli che ti eri perso e ti fanno trovare un punto di vista nuovo, un significato più profondo.
Quali sono le influenze che pensi di portare nelle tue sonorità e nella particolare scrittura dei testi?
Le mie sonorità sono sempre estremamente varie essendo un amante della musica a 360 gradi e avendo sempre praticato un po’ tutti i generi e sottogeneri del pop. Mi piace mischiare influenze seppur cercando sempre di mantenere un mio stampo: quando ho scritto i brani in uscita quest’anno sicuramente ero molto preso bene dal funky anni ‘70, ma non solo: i prossimi singoli potrebbero avere un sound ancora diverso.
Per quanto riguarda i testi invece amo i giochi di parole, quei giochi di parole che a volte possono sembrare quasi nonsense da quanto sono assurdi: un’influenza artistica gigante che ho è sicuramente Dargen, e non parlo solo delle ultime cose che conoscono tutti, ma di Dargen dagli inizi della sua discografia.
Cosa vedi nel futuro di GIALLO?
Ultimamente sto cercando di guardare sempre meno il futuro remoto e sempre più il futuro prossimo: nei prossimi mesi vedo sicuramente l’uscita di nuova musica per arrivare alla conclusione del mio viaggio col leone, ma soprattutto vedo tanti live per portare sempre le mie canzoni in giro e cantarle insieme come una piccola grande famiglia, ovvero la cosa più bella che mi ha dato questo progetto e che continuerò a fare sempre e comunque.
Finally dandy with the me inside