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Intervista a Linda Messerklinger: gli artisti sono equilibristi tra due mondi

by Paola Pagni

SPLASH AUF WIEDERSEHEN” è un brano scritto da LINDA MESSERKLINGER e prodotto da LUCA VICINI, in arte Vicio, storico bassista dei Subsonica.

Sonorità che spaziano tra il dark-pop e l’elettronica accompagnano il timbro sottile e emozionante della cantante, che riflette sul potere dell’Arte di rappresentare un luogo in cui è possibile incontrarsi liberi dai vincoli del tempo e dello spazio.

SPLASH AUF WIEDERSEHEN fa parte della colonna sonora del film di Davide Ferrario “Boys”, che ha aperto il festival di Taormina il 27 giugno  2021 e in cui l’artista recita nei panni di Angela

Abbiamo scambiato una piacevole chiacchierata con Linda Messerklinger su argomenti di ampio respiro: il risultato è questa intervista, che vi aiuterà a vedere le cose sempre da prospettive diverse, con meno etichette possibili.

Intervista a Linda Messerklinger

Ciao Linda come va? tutto bene?

Si, pensa mi stavo preparando un chai indiano, qui con il mio piccolo mentre aspettavo la tua chiamata.

Ottimo, possiamo iniziare. Tu sei quello che si definisce un’artista poliedrica, infatti ti destreggi da sempre tra musica, cinema, teatro, danza, arte, tv.

Come si è sviluppata questa tua anima artistica, cosa è entrato per prima nella tua vita?

Guarda in realtà non saprei dire che cosa è entrato per primo, proprio perché nella casa in cui sono nata l’arte viveva in varie forme, che ho sempre vissuto come esistenti per loro natura. Mia madre era un’attrice, anzi lo è tutt’ora, anche se diciamo che ha un po’ cambiato il suo campo d’azione.

Quando io ero piccola, casa nostra era un po’ il suo laboratorio artistico perché venivano gli attori della sua compagnia teatrale a fare le prove degli spettacoli. Poi lei è musicista: pianista contrabbassista.

Quindi a casa nostra si suonava sempre, tutti i giorni, pianoforte e contrabbasso. In più c’erano le sue sculture, e spesso disegnava e realizzava anche le scenografie degli spettacoli, oltre a comporre le musiche, farne la regia e diciamo esserne un po’ l’anima.

Mio padre che invece fa il copywriter, quindi aveva tutto il suo mondo più legato alla letteratura. Ma anche lui era un grande cultore di musica, faceva anche un po’ il dj, metteva musica ogni tanto in giro, mi faceva ascoltare tantissime cose.

Mia madre seguiva più la parte autoriale nella scena italiana quindi De André, Paolo Conte, Fred Buscaglione; mio padre invece mi faceva ascoltare tantissimo I Beatles ad esempio. Così mi ha iniziato alla musica anglofona, che poi è stata anche il mezzo attraverso cui ho imparato l’inglese. Questo è stato il mio approccio alla musica.

A 3 anni poi ho chiesto di scrivermi ad un corso di danza, quindi la prima disciplina artistica che ho cominciato a coltivare da piccolissima è stata proprio quella.

Certo respirare arte fin da piccoli arricchisce molto

Certo, e devo dire che per me è stato molto bello vedere che i miei genitori avevano tutti questi modi di esprimersi: in un certo senso li liberava dai ruoli canonici ed io rimanevo incantata a guardarli.

Vedere gli adulti che giocavano creava una grande vicinanza tra figli e genitori. In questo senso il teatro dovrebbe far parte della vita di ogni bambino, per imparare a confrontarsi con sé stessi e anche mettersi nei panni degli altri. Abbiamo troppi schieramenti che ci mettono l’uno contro l’altro che invece così invece sarebbero abbattuti.

Trovi che essere una figura artistica “trasversale” in Italia, sia guardato con un certo sospetto? Ad esempio, negli stati uniti è molto comune un approccio a più declinazioni artistiche contemporaneamente

In effetti, anche se non è così per tutti, nel nostro paese si sente il bisogno di etichettare un artista associandolo ad una disciplina in particolare.

Adesso ad esempio, spesso mi si chiede se mi sento più attrice o cantano o ballerina.

Eppure in Italia la maggior parte delle figure artistiche che abbiamo sono incredibilmente sfaccettate, da Pasolini a Raffaella Carrà: figure poliedriche, che mettevano tutti loro stessi a servizio di una narrazione, di una storia, di una sorta di viaggio, proprio come medium.

Ma anche nella scena odierna vedo che questa trasversalità è diffusissima, nonostante qualcuno se ne stupisca. L’essere umano nasce naturalmente con una certa versatilità.

Ti ho fatto questa domanda come premessa per arrivare poi al tuo ultimo singolo – che non so se pronuncerò bene- SPLASH AUF WIEDERSEHEN” (Believe), dove tu rifletti appunto su l’Arte come spazio in cui incontrarsi fuori dal tempo. Brano che è nato anche in un momento particolare: ce lo puoi spiegare?

Ci stavo sto lavorando ormai già dal 2018 quando ho incontrato Vicio (Subsonica), nel 2019. Ad un certo momento, quando il lavoro del disco era iniziato totalmente, è venuto a mancare mio nonno Michael Messerklinger.

Mi sono successivamente accorta che un brano in particolare, a cui stavamo già lavorando, è inconsapevolmente fluito verso quell’argomento, sia nelle parole che nella musica. Così ho iniziato a parlare di questo aldilà del cuore e della capacità dell’arte di creare un ponte con questa dimensione. E la cosa si è profusa in tutto il progetto.

Questo concetto dell’arte come unione di tutte le arti lo troviamo, oltre che proprio nella tua persona, anche nel tuo video, per il quale ha seguito un’ispirazione ben precisa che è Les Enfants Du Paradis

I video li scrivo e dirigo proprio perché per me sono un ulteriore modo di raccontare cosa voglio dire.

Fanno proprio parte del puzzle, del concetto di questa multi artisticità.

Le Enfant du Paradis era un film molto caro a mio nonno, e per questo ho voluto citarlo.

I protagonisti sono artisti, sempre a cavallo tra sogno e realtà, tra due mondi, come veri e propri equilibristi.

Leggo dal comunicato stampa che l’interazione fra artisti e studiosi e attivisti è volta alla ricerca di nuovi linguaggi e pratiche che possano rigenerare un senso di comunione e interconnessione. Perché i nostri linguaggi non sono sufficienti?

Diciamo che sento che il mio contributo, sia proprio questa idea di mettere in connessione aree, in cui io vedo una potenziale strada comune, ma che invece procedono spesso separatamente.

Credo che in questo momento tutti dovremmo vederci più come una squadra, come un insieme che collabora. Spesso più persone portano avanti la stessa ricerca ignorando il lavoro che magari stanno facendo altri sullo stesso argomento: unendo le forze la via sarebbe più facile, oltre a sentirsi più sostenuti.

Ho voluto rafforzare questa rete tra persone che stanno costruendo un futuro, proprio nella direzione che Anima_L racconta.

Così ho messo insieme persone che già conoscevo ad altre che ho incontrato durante il viaggio.

Il cercare un incontro per me fa parte del cercare un nuovo linguaggio.

Questo “Anima-L” avrà anche una dimensione live immagino: si tratterà quindi di uno spettacolo inclusivo di altre espressioni artistiche oltre alla musica?

Come già nel progetto precedente, c’è un approccio multimediale. In questi live ci sono musica e parola, leggo dei testi durante lo spettacolo e proietto immagini, sono completamente immersa in video a cui faccio da tela, e che coinvolgono gli artisti e gli attivisti che fanno parte del progetto.

Un live immersivo quindi, che vorrei portare trasversalmente anche in eventi che riguardano la scienza, la cultura in generale, eventi sociali e non solo musicali.

Sappiamo già quando succederà?

In autunno esce il disco, quindi già questo è un punto fermo. In concomitanza con questo faremo un release party e poi successivamente pianificheremo un tour. Non sappiamo ancora quando, ma prima o poi questo progetto lo faremo vivere!

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