“LA STRADA PIÙ BREVE PER TORNARE A CASA” (Carosello Records/SuoniVisioni), è il nuovo album di SANTACHIARA, giovanissimo cantautore, da oggi disponibile su tutte le piattaforme. Il disco è stato anticipato dai tre singoli “le cose che non dici mai”, “colpa dei no” e “nina” (Carosello Records/SuoniVisioni) che lo hanno portato a essere inserito in tutte le principali playlist indie-pop del momento e a partecipare come ospite musicale dei festeggiamenti del 60° Anniversario del Centro di Produzione Rai di Napoli trasmessi in diretta su RaiPlay e No Name Radio.
Luigi Picone, classe 1998 in arte SANTACHIARA è un artista che ha vissuto per lungo tempo in viaggio, in un contesto decisamente fuori dal comune, trovando casa nel mondo e nelle persone che lo abitano più che in delle mura domestiche. Cresciuto infatti in giro per il mondo in un ambiente pieno di stimoli culturali al seguito dei suoi genitori, entrambi artisti di strada, si stabilizza a Napoli dove coltiva la sua vena creativa.
Intervista a Santachiara
Ci racconti qualcosa di più sul significato e la scelta del nome SANTACHIARA?
Santachiara è il nome di una via di Napoli che si interseca con un incrocio molto importante per la città, poiché una strada va verso Spaccanapoli che conduce verso Forcella e la stazione Garibaldi, da un’altra si arriva a San Martino, una collina che sta in cima a Napoli; da un’altra ancora si va a Piazza Bellini e Capo di Monte e l’ultima va verso il lungomare.
Da Spoleto mi sono trasferito a Napoli per studiare, e ho vissuto proprio in via Santa Chiara. Quello è il posto in cui sono nate le mie prime canzoni e ho vissuto bellissime esperienze con i miei amici, e per questo motivo ho scelto proprio questo come nome d’arte. Tra l’altro mi piace anche il contrasto tra religioso e laico poiché è il nome di una Santa, ma anche di una via, così come io sono un artista maschio ma il nome sembra femminile, e questi contrasti rispecchiano anche il sound della mia musica.
Quindi anche il titolo del disco stesso si ispira in qualche modo a questa via di Napoli?
Certo, la strada è sempre stata una costante della mia vita. I miei erano artisti di strada e io ho sempre vissuto per strada. A casa studio, lavoro, scrivo e mi rilasso ma gran parte delle mie conoscenze ed esperienze sono sempre avvenute lì fuori. Sia il mio nome che il mio disco hanno un focus molto importante sulla strada, e il disco stesso parla di questo viaggio che non arriva a una vera e propria casa fisica. La casa è sempre lì in mezzo alla strada come si può notare anche dalla copertina stessa, che è la rappresentazione di un salotto di casa, ma in strada.

Quanto tempo hai lavorato al disco?
Ci ho lavorato tanto, è uscito adesso ma ci ho lavorato per un anno e mezzo circa. Ho girato, ho conosciuto varie persone e l’ho lavorato tra Roma, Napoli e Milano. Anche il disco stesso è nato da una sorta di viaggio e da un costante movimento.
“La strada più breve per tornare a casa” tracklist
1. va bene così (intro)
2. l’ultimo giorno
3. odiamo ancora
4. nina
5. joker
6. le cose che non dici mai
7. ricordi
8. colpa dei no
9. le porte della notte
10. non ci balli con me
11. la mia testa è un postaccio
12. la strada più breve per tornare a casa (outro)
Hai citato Roma, ma non è la prima volta che la menzioni. Anche in alcuni tuoi brani tornano spesso riferimenti a Roma. C’è qualcosa in particolare che ti lega a questa città?
Roma è un luogo che per me è sempre stato incredibilmente affascinante sia per le cose positive che negative. Vivendo a Spoleto, Roma per me è sempre stata un punto di riferimento per i concerti, per le serate o anche solo per uscire con gli amici. La metro B di Roma la cito in “Nina“, perché lei è una che si perde a Roma, così come è successo a me tantissime volte; ma la cito nuovamente ance in “l’ultimo giorno” –l’ultimo dei passanti della metro B– perché quando vado a lavorare a Roma spesso prendo la metro B. Mi sono lasciato prendere dalle facce delle persone che vedo in metro, ognuno ha una storia, ma chi noto che è più chiuso e al limite di una tristezza sono quei classici signori con la valigetta in giacca e cravatta che hanno una sorta di aura di malinconia.
Quale è stata la cosa più difficile nella composizione di questo album?
A livello musicale, uscire dai miei vecchi canoni cercando un’evoluzione che mi mantenesse fedele alla mia idea di musica. Fare musica per me non è mai la parte più difficile fortunatamente. La cosa veramente difficile, invece, è stata provare a spiegare e creare visivamente dei contenuti che potessero spiegare al meglio il mio disco.
Quale è stato il messaggio più bello che hai ricevuto per l’uscita di questo disco?
Questo disco è stato accolto molto bene e mi sono arrivati parecchi messaggi. Un ragazzo mi scrisse che il giorno in cui uscì il disco si lasciò con la fidanzata e il brano “le porte della notte” l’ha aiutato molto. Un altro ragazzo ancora mi ha detto che stava passando un brutto periodo, era stato licenziato dal proprio lavoro e si era lasciato con la ragazza e ascoltare “l’ultimo giorno” -una canzone che parla di “mettersi la testa a posto”- lo ha aiutato molto a superare questa fase.
Progetti sul live? Hai già qualcosa in mente?
Assolutamente sì, ci sto già lavorando e questo disco è proprio nato per essere cantato live. Facendo i live del disco precedente ho ben capito cosa volevo per il disco successivo. Per questo motivo, questo disco ha tanti elementi e caratteristiche che non vedo l’ora di portare live: una tra tante è il mix tra il suonato e l’elettronico. Per me il live non è solo un concerto ma una vera e propria storia, uno show.