“Capriccio” è il singolo di debutto del cantautore veronese Simone Furlani, in arte CELESTE, prodotto da Mattia Tabarini e registrato presso _Le Pareti Sconnesse Recording Studio_ di Pasquale Maria Ronzo.
Un pezzo pop, contaminato da diverse influenze elettroniche che permettono una maggiore immersione nel brano, con l’intento di catturare l’ascoltatore e trasportarlo in un mondo un po’ magico, dove l’elemento preponderante è l’amore: inteso, passionale e sognatore, ma anche sfuggente e malinconico.
Facciamo conoscenza con Celeste partendo proprio dal contesto in cui è nato questo brano.
Ciao Celeste, benvenuto su Inside Music!
In un contesto sociale in cui la cronaca nera di tutti i giorni riporta episodi drammatici che coinvolgono le donne; Ti sei prefissato l’obiettivo di elogiare in tutte le sue sfaccettature la figura femminile, come mai hai sentito questa esigenza?
Se devo essere sincero purtroppo, al momento, con le mie canzoni non sono ancora riuscito a toccare temi così importanti come quelli riguardanti i femminicidi o della parità di genere, ma sono rimasto sempre in un contesto più “superficiale”, cercando di parlare della figura femminile in tutte le sue sfaccettature da un punto di vista sentimentale, spesso collegandomi dunque al tema dell’amore.
Questo per due motivi principali: in primis in quanto è solamente grazie a determinate ragazze che ho incontrato nel corso della mia vita ho potuto provare determinate cose così travolgenti, le quali hanno poi dato vita ai miei pezzi.
Dunque ho deciso di riportare costantemente una figura femminile sia perché questa rappresenta per me una costante musa ispiratrice sia perché è ciò che mi scombussola maggiormente l’anima. In secondo luogo, seppur ragazzo, ho sempre avuto un forte tratto della mia personalità molto femminile, che grazie alla musica e all’arte posso far uscire in tutta la sua forza.
Spesso infatti nei miei testi, quando parlo di qualche tratto caratteristico della ragazza protagonista della mia canzone, ciò che faccio non è altro che raccontare di me in terza persona: questo infatti mi aiuta molto a parlare delle miei insicurezze e di me senza timore di essere giudicato.
La generazione 2000 ha sdoganato certi stereotipi legati al genere uomo/donna. Tu che sei di fine anni ‘90, quindi a metà tra il vecchio e il nuovo millennio che approccio hai su questi temi?
Seppur purtroppo sono io in primis una persona che da molta importanza agli sguardi delle persone, sono dell’idea che ognuno dovrebbe sentirsi libero di fare ciò che vuole, vestirsi nei modi più stravaganti e colorati possibili, mettersi il trucco o lo smalto, amare chiunque si voglia amare e poter girare a testa alta per strada senza paura di essere giudicato, o peggio.
Sono convinto che la generazione 2000 vada fortunatamente a braccetto con questi “ideali” di libertà, visti ancora di cattivo occhio da persone invece più grandi di me.
Celeste nasce proprio dall’esigenza di Simone di tirare fuori la parte di sé più estroversa, colorata e femminile, sia tramite le proprie canzoni ma anche a livello estetico, quindi non potrei che essere più che contrario a ogni forma di discriminazione, sia che si parli di omofobia, razzismo, misoginia e quant’altro.
Vedo dunque con forte disprezzo determinate figure e schieramenti politici di destra, Pillon e co. per citarne giusto uno, che fanno dell’odio verso gli altri il proprio cavallo di battaglia.
Essendo un cantautore vai a scavare nei moti interiori dell’anima, inoltre vieni da Verona che è la città dell’amore tormentato per eccellenza. Cosa tocca in particolare le tue corde?
Il filo conduttore tra tutti i miei pezzi, e dunque ciò che effettivamente mi spinge a scrivere e raccontarmi, è periodicamente la conoscenza o comunque la nascita di un rapporto importante, spesso molto breve ma per me forte, con una ragazza.
Per quanto io non abbia mai avuto lunghe storie d’amore ho vissuto ogni frequentazione e relazione con un grande carica emotiva, legandomi molto rapidamente all’altra persona, e riuscendo dunque a tirare fuori artisticamente il meglio di me in quei periodi dove vedo tutto rose e fiori e sento le farfalle nello stomaco.
Anche se a questi periodi estremamente positivi si alternano di conseguenza momenti molto negativi e tormentati, non rinuncerei mai a questa parte di me così passionale e sentimentale, in quanto credo che l’amore, in tutte le sue forme, sia senza ombra di dubbio la cosa più bella e al contempo più brutta di questo mondo: è ciò che fa ardere l’animo delle persone, è ciò che da a molti uomini e donne la forza di continuare creando rapporti e momenti senza eguali, è la passione che ci spinge a credere in ciò che facciamo, ma anche ciò che può logorare dall’interno e spegnere quel fuoco che così forte brucia.
Stai ultimando il tuo primo Ep, ci puoi anticipare qualcosa?
Con questo primo Ep, ancora in fase di rifinitura, ciò che voglio portare sono le diverse sfaccettature di Celeste e di Simone, sia musicalmente che concettualmente parlando.
In primo luogo molte sonorità di alcuni pezzi futuri saranno totalmente distanti da ciò che avete sentito con Capriccio, questo non perché Capriccio non mi rappresenta o non è ciò che voglio fare, ma semplicemente perché mi piace spaziare tra diversi generi musicali, non precludendomi nessuna possibilità.
Questo inoltre perché variando spesso il mio umore durante la scrittura di un progetto più corposo come può essere un Ep, mi viene più naturale variare le sonorità dei miei pezzi nel corso del tempo.
Posso dunque anticiparvi che ci saranno ad esempio un pezzo Pop-Punk, oppure altri con delle sonorità più Funky.
Inizialmente ti sei cimentato nella scrittura in inglese, l’EP presenterà entrambe le lingue?
No, questo Ep è stato scritto interamente in italiano.
In passato scrivevo in inglese in quanto per me era molto difficile parlare di temi quali l’amore o le mie insicurezze nella mia lingua madre, in quanto in quest’ultimo caso si sarebbe trattato di concetti che sarebbero arrivati direttamente all’ascoltatore senza filtri.
Nel corso del tempo però sono riuscito, seppur ancora in modo parziale, a fregarmene di quello che le persone possono pensare dei miei testi o della mia persona, riuscendo dunque di conseguenza a scrivere in italiano.
Non escludo però in futuro la scrittura di nuovi pezzi in inglese o, seppur al momento molto arrugginito, in francese.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)