Intervista a Mez, giovane veronese che canta Cruditè

di Paola Pagni

Mez, il giovane cantautore veronese esponente della nuova scena indie italiana, presenta il suo terzo singolo Cruditè – prodotto da Gransta MSV per Mine Music Label – fuori in radio, su YouTube e su tutte le piattaforme digitali.
Il brano, scritto da Mattia Aldrovandi (vero nome di Mez) e Marco Villa (vero nome di Gransta MSV), è un uptempo sensuale che strizza l’occhio alle ballad Hip Hop con influenze UK Garage, ed è caratterizzato da un testo che racconta, più o meno esplicitamente, un momento di grande intimità. Ma c’è altro: «È un testo in apparenza solamente descrittivo circa un momento di passione, di amore e di intimità.

Dietro frasi come “Quanto volte sono stato a due passi da ma sai che mi manchi” ; “Siamo rimasti in superficie mentre tutto affonda”, c’è un malessere decisamente autobiografico, che proprio scrivendo questa canzone
sono riuscito a metabolizzare una volta per tutte.»

Abbiamo intervistato MEZ che ci ha detto qualcosa in più sulla sua Cruditè

Folgorato dalla musica dei Guns ‘n Roses a 14 anni, oggi però il genere che proponi è molto diverso: come ci sei arrivato?

È vero, sono partito dai grandi gruppi della musica rock anni 70/80/90 ma crescendo ho cominciato ad apprezzare anche altri generi. Non mi è mai piaciuta l’idea di un’unica identità musicale a cui rivolgersi ogni volta, ma preferisco contaminare la mia musica nel modo che ritengo più adatto al mio stato d’animo momentaneo e al pezzo che sto scrivendo.

Come per molte persone, la pandemia è stato un momento di approfondimento artistico: senti che il tuo percorso artistico ha preso una direzione diversa da quel momento?

 Assolutamente sì. in quel periodo mi sono avvicinato moltissimo al cantautorato italiano e a quello che chiamano indie-pop. Il mio primo singolo “andrà tutto bene” è il risultato di queste influenze e tratta proprio di quel momento storico. Ed e grazie a quel brano che sono riuscito a farmi notare dalla Mine Music Label, ho praticamente firmato il contratto in remoto durante la pandemia.

Cruditè è una canzone che parla di un amore, probabilmente finito senza un vero chiarimento: è così?

Cruditè non parla propriamente di un amore finito, forse parla più di un amore mai cominciato. Non racconto l’amore inteso in maniera classica. Descrivo piuttosto, fin nei dettagli più crudi e intimi, un’esperienza d’amore, durata una notte, che m ha fatto sentire bene, in un momento in cui non riuscivo più a sentirmici.

La scelta di cantare in italiano, in un certo senso ti obbliga a dire qualcosa in più su di te: in quest’ottica, per te è più facile o più difficile?

Esatto, l’italiano quasi mi spinge all’autobiografico. Ma in maniera sana e naturale, non forzata. All’inizio ero spaventato perché è una lingua difficile da plasmare, potente e appunto molto intima. Ora come ora però ne sono molto felice, perché sono in grado di dire davvero ciò che voglio e questo è troppo importante ai fini della riuscita di un pezzo.

Mentre Cruditè è ormai “libera”, stai già pensando al prossimo passo?

Ne stiamo già discutendo con il team. Abbiamo già pronti, o quasi, altri singoli. Vedremo come muoverci nei prossimi mesi. Ma siamo pronti a tutto. Speriamo di stupire ogni volta con qualcosa di diverso ma sempre con la stessa qualità.

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