“OCCHI” (Infecta Suoni&Affini/ADA Music Italy) è il nuovo album di MARTINO ADRIANI, anticipato dai singoli “Divano” e “Tanqueray”. Il disco è disponibile anche in formato CD. Terzo album di inediti del cantautore, il disco parla di storie di amori e di mostri, di occhi e di posti, con una scrittura diretta alle emozioni e una sensibilità pop sfumata qua e là da colori vintage, dissonanti e psichedelici. Il disco contiene 11 tracce e la produzione artistica è firmata Manuele Fusaroli (negli anni producer di The Zen Circus, Bugo, Nada, Luca Carboni, Nobraino, Tre Allegri ragazzi morti, Mezzosangue) e Michele Guberti. Testi e musiche sono di Martino Adriani. Nell’album hanno suonato, oltre ad Adriani, Michele Guberti, Manuele Fusaroli, Ilaria Passatore Argento. Questa la tracklist: “Amico Gorilla”, “Rospo”, “Lampadina”, “Mostri”, “Tanqueray”, “Romantici sul serio”, “Scarabocchi”, “Divano”, “Radici”, “Serotonina”, “Venere”.
Abbiamo intervistato Martino Adriani per voi, buona lettura!
Ciao Martino, come nasce “OCCHI”? e perché porta questo nome?
Buona parte del disco è stata scritta nel 2019, periodo in cui ero di casa a Roma. Il resto è nato dalle ceneri del Covid, fra 2020 e il 2001 (ad eccezione di un brano, “Lampadina”, che ho scritto ed inciso in tempi recentissimi), in Cilento. In questo album mi lascio ispirare dalla potenza di certi sguardi…magnetici e intriganti, teneri e dolci, cupi e bugiardi. Ci sono gli occhi di tante persone nelle undici tracce: occhi che mi hanno commosso, che mi hanno fatto innamorare, che mi hanno ferito, che mi hanno dato quiete.
Ad anticiparlo i singoli “Divano” e “Tanqueray”; perché proprio questi due?
Abbiamo scelto come apripista Divano, un brano molto immediato e probabilmente il più “pop” del disco. Tanqueray è una ballad dalla dimensione a me assai congeniale, quella acustica, che mi vede suonare chitarra e armonica.
Siamo giunti al tuo terzo disco, quanto ti senti cambiato dagli esordi?
Molto! Il mio percorso ha avuto negli anni notevoli mutamenti, che hanno riguardato sia la musica che i testi. Le canzoni degli esordi sono caratterizzate da una vena molto ironica, a tratti comica. Al tempo mi piaceva sfoggiare l’arma del sarcasmo per ribellarmi alle convenzioni culturali e per raccontare quelle che erano le mie turbe. Già con l’ultimo album, E’ in arrivo la tempesta, ho deciso di mettermi a nudo scrivendo canzoni molto intime e personali. Con Occhi ho fatto lo stesso, dedicando ai testi ancor più tempo, cura e dedizione. In più, grazie alle esperienze, alle conoscenze, alle competenze messe in bagaglio in questi anni, il mio approccio è cambiato, durante ogni fase, da quella primordiale della scrittura a quella delle registrazioni a quella del mix. Mi sento cresciuto molto, più consapevole e so cosa voglio o cosa non voglio dalle mie canzoni.
Alla produzione ci sono Manuele Fusaroli e Michele Guberti, come è avvenuto quest’incontro?
Ho sempre avuto grande ammirazione per Manuele Fusaroli, guru della musica indipendente degli anni 2000, e speravo di arrivare prima o poi a lui. Grazie a una conoscenza in comune ci siamo sentiti telefonicamente, gli ho girato i provini voce e chitarra dei miei brani, gli son piaciuti e…dopo un paio di mesi ero a Ferrara, al Natural HeadQuarter Studio, a registrare l’album! Lì ho conosciuto anche Michele Guberti, pilastro dello studio, anche lui produttore super e persona stupenda. E’ stata una grande esperienza!
Definisci il tuo genere “post-cantautorato”. Come mai?
Sono un cantautore, si, ma non mi sento un cantautore “classico”. O meglio, parto da una “classicità”, ma poi provo ad attingere da certe tradizioni e da certi generi che si staccano dal mood del “songwriting”. E “post-cantautorato” mi piace proprio come suona…
Hai aperto tanti concerti, qual è stato quello più divertente? E quello da cui hai imparato di più?
Ricordo di un Live molto energico in apertura a Lo Stato Sociale! Poi i diversi opening in giro per l’Italia, in solitaria, a Cristiano Godano, dove oltre al concerto c’era lo spasso dei viaggi, delle grandi chiacchierate, delle cene e delle sbevacchiate. La doppia tappa a Frosinone (il locale, bellissimo, si chiamava Ithaka, e pare sia chiuso da un po’) è la più divertente che ricordo per l’accoglienza, per il bel pubblico, per certi personaggi conosciuti e per il buonissimo liquore locale (di cui, mannaggia, non ricordo il nome). Ho imparato tanto da tutti gli artisti a cui ho avuto il piacere di aprire un concerto, anche perché con la maggior parte di loro è stato l’inizio di una bella amicizia.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
In questi giorni siamo entrati in sala prove: da fine gennaio partiremo con i Live!
E infine, come possiamo seguirti?
Su Spotify, Facebook, Instagram. Lascio un po’ di link: Spotify, Facebook, Instagram.

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