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In quanti modi si può “Dormire abbracciati”? Intervista a Jacopo Ratini

by Alessia Andreon
Jacopo Ratini foto 01

“Dormire abbracciati” è il nuovo singolo del cantante romano Jacopo Ratini, terzo brano pubblicato nel corso del 2023, che vede Ratini tornare alla sua attività di cantautore.

Un tema inusuale quello scelto, affrontato in modo ironico ma, allo stesso tempo, riflessivo, che riguarda tutte le coppie: è meglio dormire abbracciati o separati durante la notte?

Il mondo si divide in due macro categorie: chi vuole e cerca il contatto fisico per sentirsi al sicuro e chi, invece, come il protagonista della canzone, ha bisogno di ritagliarsi il proprio spazio vitale per riuscire ad addormentarsi.

Il videoclip, anch’esso molto divertente, vede Jacopo Ratini assumere tutte le posizioni tipiche del sonno abbracciato ad un grande orso di peluche, così un letto che può diventare, in pochi istanti, un nido d’amore oppure un campo di battaglia.

“Dormire abbracciati” è stata prodotta dall’etichetta indipendente Atmosferica Dischi, che è una delle tante attività di Jacopo Ratini, come ci racconta nella seguente intervista.

Il tuo nuovo singolo “Dormire abbracciati” è molto carino e divertente. Come ti è venuta l’idea di scrivere una canzone così?

Più che altro è stata un’ammissione di colpa… Volevo dire alle persone con cui ho dormito nella mia vita che non è anaffettività, è che dormire abbracciati, uno accanto all’altro, per me è una cosa impossibile… Non riesco proprio a dormire, per me è una cosa impossibile!

Tutto il discorso sentimentale/coccoloso/amoroso va bene prima, ma, quando si dorme, si traccia una linea immaginaria nel letto: uno a sinistra e uno a destra.

Sai che ci sono varie interpretazioni sul carattere di una persona a seconda di come dorme. Per curiosità, può corrispondere a verità il fatto che chi dorme separato dal partner è più indipendente?

Io con questa canzone mi sono autotutelato e posto fuori da ogni categorizzazione. Però c’è tutto uno studio delle posizioni in cui si può dormire ed è anche molto bello.

Io ho sempre pensato di essere in netta minoranza, invece mi son reso conto, anche in maniera incoraggiante, che tante persone si sono ritrovate in quello che canto, si son sentite quasi consolate…. Se capita anche a qualcun altro ti senti meglio!

L’indipendenza, la libertà, la voglia di agire sempre di testa mia, sono caratteristiche che mi riconosco, quindi, probabilmente, dovrò chiederlo al mio psicoterapeuta quando ci torno… (ride)

Hai scritto questa canzone pensandola come una metafora dell’amore?

Io, di base, sono una persona molto romantica e passionale. Ho voluto affrontare una tematica che nel canzoniere italiano mancava totalmente… eppure è una tematica che riguarda tutti.

Questa canzone tra l’altro non era nata per me, ma per un altro artista, che poi non l’ha inserita nel suo disco e quindi ho pensato di cantarla io.

Inizialmente ho pensato a come poteva essere accolta, visto l’argomento particolare, diverso dal repertorio di canzoni che ho fatto uscire negli ultimi tempi, ma ho pensato: chi se ne importa, ha quell’attitude estiva, quel mood catchy e giocoso!

Alla fine è andata bene, perché poi è piaciuta molto, e vedo che si sta muovendo bene anche con i numeri e nelle play lists, perché magari è molto godibile e fresca, al di là dell’argomento!

Ho sentito anche altre tue canzoni, vecchie e nuove, come “La raccolta differenziata” che definirei una canzone “educativa” e altre “impegnate” come “Il colore dell’idee”.
In generale mi pare che tu abbia un tuo stile…

Per “La raccolta differenziata” sei andata a cercare nella preistoria del mio repertorio… Stiamo parlando di una canzone del 2006/07!

Quel brano, tra l’altro, era stato scelto dall’AMA, che gestisce la raccolta dei rifiuti a Roma, come jingle pubblicitario….

Ci sono canzoni che nascono per gioco e diventano più popolari di altre che, magari, avrebbero qualcosa in più da dire; come dicevamo prima, certe tematiche sono più mainstream, pur non essendo nate con quello scopo!

“Il colore delle idee”, per me, rappresenta uno spartiacque tra l’ Jacopo più adolescente e quello più adulto e cantautore di un certo livello.

Magari chi pensava, fino a quel momento, che fossi un cantante spensierato, con quella canzone si è reso conto che, nel mio essere cantautore, c’era qualcosa di importante da dire. 

La cosa che più mi fa piacere in questi quindici anni di attività è aver creato un mio stile. 

Sappiamo bene che la carriera di un artista si valuta in base al successo, a quanto è conosciuto, quanti soldi guadagna, quanti sold-out è in grado di fare…

Riconosco che, probabilmente, questi obiettivi non li raggiungerò mai, ma, lo dico senza frustrazione, l’importante per me è stato seminare, allargare la cerchia e creare qualcosa che non c’era…

Che esista uno “stile Ratini” mi lusinga e, a prescindere da tutto quello che abbiamo detto, dietro c’è una storia, un curriculum: è questo che fa la differenza!

Ho la grande fortuna di avere un pubblico che mi ascolta realmente, che commenta, che mi vuole bene e che mi sostiene nei live, quindi mi reputo veramente fortunato!

Il mestiere del cantautore, probabilmente, sarebbe molto più semplice se non richiedesse l’impegno e la conferma costante del pubblico, seppur di nicchia.

Hai una tua etichetta discografica e un’accademia. Un altro tratto di indipendenza…

Ho una mia etichetta discografica, “Atmosferica Dischi”, che nasce dall’esigenza di indipendenza, per pubblicare le mie cose, ma anche quelle dei miei alunni de L’Accademia del Songwriting.

A dire il vero, “Atmosferica Dischi” è un’etichetta nata prima di distaccarmi da Universal.

Sono indipendente per scelta: tutto quello che faccio, dai videoclip, alla produzione, è curato insieme alla mia squadra di fiducia, tant’è vero che quando spiego music business, all’interno dei miei corsi, spiego ai ragazzi come muoversi nella giungla che è il mondo musicale.

L’etichetta indipendente ti garantisce la massima libertà, da un lato, ma tutto quello che fai è finanziato di tasca, quindi diventi imprenditore di te stesso e anche riuscire a far quadrare i conti fa parte del gioco.

Probabilmente non è un mestiere per “pelli sensibili”. Come il successo, così come si intende generalmente, non è per tutti, anche questo aspetto del musicista imprenditore, è per pochi…

Hai anche portato in scena un reading musicale tra teatro e canzone, in cui le poesie di Charles Bukowski s’incontrano, a livello tematico, con i grandi cantautori italiani. Che esperienza è stata?

Salotto Bukowski è stata un’esperienza che mi ha regalato tantissime soddisfazioni, che ci ha portato in giro per l’Italia, ospiti dei maggiori festival letterari, come il Caffeina Festival e anche Musicultura, che si occupa di arte a 360°, e che ho avuto l’onore di vincere nel 2009 come cantautore.

Io sono un appassionato collezionista di Bukowski e ho voluto omaggiarlo con questo spettacolo, legando le sue poesie a Bersani, Dalla, Rino Gaetano, De André e tanti altri esponenti della canzone d’autore italiana.

Negli ultimi anni mi sono dovuto un po’ fermare con questo progetto e ho scelto di dedicarmi maggiormente all’Accademia di Songwriting; mi son dato tre anni per farla crescere e credo di esserci riuscito abbastanza bene, dato che abbiamo più di centocinquanta allievi, e sta crescendo sempre di più, anche come agenzia di servizi.

Dato che questa attività si è un po’stabilizzata ho aggiunto, da gennaio, l’uscita dei miei nuovi singoli.

L’uscita di questi nuovi singoli preannuncia, quindi, che qualcosa bolle in pentola?

A gennaio del 2023 è uscito “Non sono più io”, seguito da “Carta da parati”, e ora “Dormire abbracciati”.

Ci sarà un nuovo singolo in autunno e vorrei presentarli dal vivo nella mia città, Roma.

Nell’anno nuovo poi ci sarà il quinto singolo e poi vedremo!

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