Home Interviste A salvarci non sarà la tecnologia ma il senso di comunità: l’intervista a Lucio Leoni

A salvarci non sarà la tecnologia ma il senso di comunità: l’intervista a Lucio Leoni

by Leslie Fadlon
lucio leoni

Lo scorso 8 maggio è uscito “DOVE SEI pt.1” il nuovo disco di inediti di LUCIO LEONI. Lo abbiamo recensito su queste pagine e oggi ci addentriamo nel punto di vista del suo autore. Brillante, eclettico e visionario, Lucio Leoni spazia, con ironia e fantasia, dalla tradizione popolare al rap, dal folk alla canzone d’autore, approdando a uno stile proprio e riconoscibile che sintetizza poesia, teatro canzone e sperimentazioni sonore. Dopo l’uscita dell’album “Il Lupo Cattivo” (novembre 2017) e un tour di oltre 60 concerti, conclusosi con una data speciale a Villa Ada a Roma nel giugno del 2019, Lucio Leoni rilascia la prima parte del suo nuovo lavoro discografico. “Dove sei pt.1” rappresenta, infatti, il primo capitolo di un disco doppio che vedrà la luce in due diverse uscite nel corso del 2020: la prima prevista appunto per il mese di maggio e una seconda in arrivo nei mesi autunnali. Con questo album, Lucio Leoni presenta i primi otto brani di un corpus di sedici, che si immergono nel dove del tempo e dello spazio. Una sorta di capitolo finale di una trilogia iniziata con “Lorem Ipsum (gli spazi comunicativi)” seguito da “Il “Lupo Cattivo (il bosco da attraversare)” e che conclude adesso con “Dove sei”, un lavoro che si presenta già dal titolo senza punti interrogativi né esclamativi, bensì solo con la consapevolezza di essere qui, adesso. Lucio Leoni ha scambiato quattro chiacchiere con Leslie Fadlon e ne è uscita quest’intervista. Buona lettura!

L’intervista a Lucio Leoni

Ciao Lucio e benvenuto sulle pagine di Inside Music. Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo disco “DOVE SEI pt.1”?

Beh è una domanda piuttosto complicata da fare proprio a me. La risposta più istintiva che mi viene è: Un sacco di domande.

Quanto ci si distanzia, dal punto di vista tematico e compositivo, rispetto a “Il Lupo Cattivo” del 2017?

Dal punto di vista tematico con Il Lupo Cattivo avevo provato a raccontare un percorso (attraverso il bosco) di crescita, un viaggio attraverso i pericoli che si incontrano cercando di uscire fuori, di sbocciare. Con Dove Sei quel percorso è elaborato, siamo fuori dal bosco, ma incredibilmente siamo ancora davanti a tanti dubbi, bivi e strade dissestate. Il centro qui è riconoscersi (o meno) nel passaggio all’età adulta, fare un po’ i conti con le aspettative, i sogni che si avevano quando si era più giovani e la realtà di come poi la storia è andata per ciascuno di noi. Musicalmente c’è un lavoro diverso più compatto, più omogeneo che a differenza del lupo cattivo (che risentiva di una tarda adolescenza dura a morire) a mio avviso in questo caso riesce a costruire degli immaginari sonori più profondi, c’è più trama e meno gesto.

‘’Dove sei pt.1’’ è appunto la prima parte di un progetto più grande: come è nata l’idea di pubblicare un doppio album?

In realtà è una soluzione che in qualche modo guarda al contemporaneo. Avevamo 16 brani che ci piacevano molto, ma presentarli tutti insieme considerando anche il mio approccio “verboso” alla scrittura ci sembrava un po’ antipatico nei confronti di chi avrebbe dovuto ascoltarlo. Un modo per alleggerire da un lato, per lasciare più spazio di sedimentazione e di ascolto, e anche per farci un regalo e realizzare un doppio disco, come si faceva spesso negli anni 90.

In qualche modo quello che ci raccontavi in ‘’Lorem Ipsum’’ è giunto fino al 2020, infilandosi anche in questo tuo ultimo lavoro. Quanto si è evoluta la tua musica in questi anni?

Si, il tema delle differenze generazionali mi perseguita :). Evidentemente in quelle riflessioni c’è un tratto centrale del mio pensiero che devo ancora elaborare. Musicalmente ti ho un po’ risposto prima credo. Aggiungerei che sempre di più mi affido a musicisti incredibili e lascio la palla a loro. E’ sempre più un lavoro collettivo e sempre meno un lavoro organizzato a partire dal mio centro.

Nel disco non mancano le collaborazioni; qual è la storia di questi incontri artistici?

Andrea Cosentino è un amico. Uno degli autori contemporanei più incredibili per quanto riguarda il mondo del teatro ed è un altro che come me ama farsi molte domande. Tempo fa sono andato a vedere un suo spettacolo “Kotekino Riff” al cui interno c’è questo monologo pazzesco “Pane ai circensi” che mi ha folgorato. Così gli ho chiesto di poterlo usare per trasformarlo in qualcosa di altro e bontà sua, ha detto di si. Poi siccome è un ottimo trombettista ha finito per suonare anche la tromba nel brano. C.u.b.a. e Francesco Di Bella sono due divinità, due giganti della musica italiana in due contesti diversi (ma neanche troppo). Erano le voci che servivano per ampliare lo spettro emotivo dei due brani – Sorpasso e Dedica- e anche qui, ho fatto due telefonate con le gambe un po’ tremanti, perché comunque quando chiami un idolo ti vergogni sempre un po’.

Tra l’altro di recente ti abbiamo ascoltato anche sulle note de ‘’Il mio amico parla male’’ di Emanuele Colandrea. Com’è stato entrare a far parte dei suoi ‘’Amici immaginari’’? ☺

Emanuele è una delle penne più vive del panorama attuale. Ha una classe infinita e sa come accarezzarti l’anima quando scrive. E’ quasi fastidioso 🙂 è un onore essere finito in questo splendido lavoro, non lo ringrazierò mai abbastanza.

lucio leoni

Tra i singoli pubblicati c’è “Il fraintendimento di John Cage”: ti andrebbe di spiegarci la genesi del brano?

Sai che la verità è che non ne ho memoria? Scrivo spesso, scrivo molto. Spesso sono flussi di coscienza che mi aiutano a riordinare tutta una serie di pensieri che mi porto appresso da qualche tempo. A volte rileggo qualcosa e quel qualcosa diventa canzone, altre volte rimangono nel quadernino.

Che ne pensi del futuro della musica, ora che siamo in Fase 2? L’innovazione tecnologica ci salverà?

Non credo che ci salverà la tecnologia. Ci salveremo come al solito solo con un’idea di comunità e dunque tornando a stare insieme. Sicuramente la tecnologia ci aiuterà sia a mettere una pezza finché non potremo riabbracciarci, sia a costruire quell’idea di cui sopra, se sapremo utilizzarla nel modo giusto.

Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti?

In questo momento mi sto dedicando all’ultimazione della Pt.2 che vedrà la luce in autunno. Sto cercando di esplorare le possibilità produttive di un progetto legato alla linguistica romanesca che ho insieme a Marco Colonna (il clarinettista che ascoltate in Dove sei) e sto lavorando ad un paio di mix di artisti diversi. Nel frattempo cerco soluzioni e possibilità alternative a questo momento di stop. 

Ascolta “Dove sei pt.1” di Lucio Leoni su Spotify.

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