I Dramalove sono una rock band fondata a Torino nel 2007 dai fratelli gemelli Diego e Riccardo Soncin, rispettivamente chitarra/voce e basso, e da Luca Menegon alla batteria.
La band vive attualmente a Londra. Durante la lunga gavetta hanno raggiunto le classifiche di MTV e iTunes con singoli come Stelle e si sono aggiudicati le semifinali del noto programma televisivo X-Factor nel 2015, supportati da Skin degli Skunk Anansie e da Mika.
Adesso i Dramalove presentano il nuovo singolo Dammi Un Segno, fuori in radio e su tutte le piattaforme digitali.
Un brano dalle forti sonorità rock che segna il ritorno della band torinese sulla scena discografica italiana dopo essersi trasferiti a Londra e aver pubblicato in lingua inglese per gli ultimi 5 anni. Dammi Un Segno è il primo di una serie di singoli che la band pubblicherà durante l’anno, per arrivare al nuovo album entro la fine del 2022.
Per l’occasione, abbiamo raggiunto telefonicamente Diego Soncin, voce e chitarra dei Dramalove: un piacevole chiacchierata sul ritorno delle chitarre rock in radio e della loro musica in italiano.
Intervista a Diego Soncin dei Dramalove
La prima domanda è ovviamente: da Torino a Londra, quando e perché?
È un’ottima domanda perché è il fulcro della nostra situazione al momento. Come ben sai, la carriera dei musicisti è spesso un po’ altalenante, quindi dopo due bei picchi, nel 2010 su MTV e nel 2015 con X-Factor, abbiamo voluto testare una situazione che fosse diversa da quella televisiva. In pratica volevamo fare più live.
In particolare i grandi festival come il Reading ed il Glastonbury. A questo si sono sommate una serie di concause: la mia ragazza che mi lascia, il vecchio batterista che non vuole più suonare con noi, così mi decido. Ho preso la mia travel guitar con 300 euro in tasca e sono partito da solo per Londra. A mia mamma ho detto che andavo a fare una vacanza ed in realtà poi ci sono rimasto. Successivamente mi ha raggiunto mio fratello e dopo un po’ abbiamo anche trovato un batterista italiano: così la band si è consolidata.
Siamo stati subito presi dalla BBC e Radio6Music, abbiamo fatto delle belle cose, due tour nazionali nelle small venue, ma sempre rimanendo indipendenti. Poi è arrivato il lockdown che ci ha portato a riflettere effettivamente su ciò che volevamo fare, ed ha portato me a tornare a scrivere in Italiano.
Così abbiamo pubblicato Dammi un segno.
“Dammi un segno” ha un sound grintoso ma un significato delicato. In questo caso direi che l’italiano era necessario anche per spiegare certe sensazioni.
Si direi di sì. È proprio una questione di significato: se ad esempio non conosci bene l’inglese, quando ascolti una canzone, ti basi soprattutto sulla melodia. Invece aggiungendo un testo in una lingua che capisci bene, in questo caso in italiano, il brano acquista il doppio della potenza. Io avevo in mente questa melodia che era già molto toccante, a cui ho unito un testo che avevo lì da un po’, dedicato a mio padre che è scomparso molti anni fa. Così è nata questa canzone
Questa canzone l’hai scritta tu (Diego ndr): normalmente come avviene la genesi di un vostro pezzo?
Devo dire che io sono molto fortunato ad avere mio fratello ed il nostro batterista, che ormai è il nostro fratello acquisito, perché loro mi danno completa fiducia nella scrittura. Io arrivo in sala prove con una prima bozza, melodia e testo, ed insieme arrangiamo il pezzo.
Voi avete partecipato ad X Factor arrivando in semifinale, con Skin (Skunk Anansie). In Italia però stava cambiando un po’ la tendenza musicale, prorompe l’indie, e forse anche per questo vi allontanate. Ora, anche per quello che chiamiamo effetto Maneskin, il vostro genere sta riprendendo piede. Cosa ne pensi?
Beh sicuramente grazie al fenomeno Maneskin sono tornate le chitarre in radio, quindi avendo già questi pezzi rock in italiano, ci è sembrato il momento giusto per farli uscire. Ed anche perché comunque i nostri fan italiani ce lo chiedevano da un po’. Secondo me si percepisce proprio questa voglia di tornare alla musica rock, soprattutto legata alla voglia di libertà. È naturale dopo tutto questo brutto periodo generale. L’energia del rock è sicuramente quella che più si addice ad esprimere questo sentimento di rivalsa.
Io insegno musica, e posso dirti che c’è stato un picco incredibile di ragazzi che vogliono imparare a suonare la chitarra. Non so se ha influito anche il lockdown, ma secondo me sì. O magari è semplicemente un ciclo storico che ritorna.
Torniamo ancora un po’ indietro: come nascono i Dramalove?
Noi in casa siamo cresciuti con due fratelli maggiori che già suonavano, quindi proprio in mezzo alle chitarre. Anche il nostro papà suonava la chitarra classica, ma i nostri fratelli erano proprio dei capelloni (eheh) che ascoltavano Metallica, Pantera, Guns ‘n Roses: così a 16 anni abbiamo iniziato anche noi. Non so se sia tardi per iniziare a suonare, ma sicuramente era il modo migliore per attirare l’attenzione delle ragazze. Ma la vera scintilla c’è stata vedendo un video dei Muse: volevo riuscire nell’impresa di dare l’emozione che questa band mi aveva dato. Quindi in pratica la formula magica è stata: strumenti già in casa, essere teenager con voglia di trovare un’identità, ed aver scoperto la musica dei Muse.
Voi avete anche un look che si rifà esplicitamente alle rock band dei primi anni 2000: cosa ha guidato questa scelta?
Devo dire che quello che si occupa più del look è il mio fratello gemello: lui mi dà proprio i vestiti da mettere, collabora con brand alternativi, fa grafica. Per questo sono molto contento perché abbiamo l’opportunità di sperimentare per vedere la risposta della gente. A Londra, chi ha iniziato a seguirci aveva già questi gusti dark, gothic, anche se devo dire che non è sempre facile dare una sola definizione ad uno stile. Adesso poi alcuni ci dicono che ci trucchiamo come i Maneskin, ma in realtà noi questa cosa la stiamo facendo già da 10 anni, più o meno.

Avete trovato differenze nelle vostre esperienze live tra Italia ed Inghilterra?
Devo essere sincero: mi sono molto ricreduto quando abbiamo presentato il nostro singolo a Milano la settimana scorsa. È stata senza dubbio una delle serate più belle della nostra carriera. In realtà infatti, la prima differenza notata quando siamo venuti in Inghilterra è stata quanto il pubblico rispondesse bene alla musica rock: in Italia questa cosa non la trovavamo più. C’era molta attenzione per l’artista solista e non per le band. Anche mio fratello infatti mi chiedeva perché non avessi voluto fare il solista, visto che era ciò che andava per la maggiore. Ultimamente come dicevamo prima, le cose in Italia sembrano cambiate: c’è tanta voglia di rock e di chitarra.
Insomma diciamo che nella nostra esperienza, all’inizio il pubblico inglese l’abbiamo trovato più partecipe (forse anche perché bevono di più hehe), però non mi sento di generalizzare: forse è solo una questione di tempistiche giuste.
Adesso le band sono tornate in trend finalmente.
Se guardate avanti nell’immediato futuro: quali sono i prossimi step?
Abbiamo in programma di fare uscire una serie di singoli: Dammi un segno è il primo. Gli altri sono già masterizzati. Poi stiamo collaborando con questa etichetta di Milano, Kontnr, che abbiamo conosciuto tramite un concorso indetto da Massimo Cotto. È grazie a questo se abbiamo potuto presentare il pezzo durante la fashion week a Milano: una serata incredibile.
A breve uscirà anche il video, girato a Londra. Inoltre speriamo di riuscire a far uscire un disco entro la fine dell’anno.
E poi ovviamente pensiamo ai concerti, perché la dimensione live è quella in cui ci troviamo meglio. Io penso i pezzi live già da quando li scrivo.

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)