Don Gianni: “Il Meeting del Mare entra dentro queste culture giovanili, le nutre e lo fa con la speranza di infondere contenuti interessanti e messaggi importanti!”
Da venerdì 31 maggio a domenica 2 giugno l’area porto di Marina di Camerota (Salerno) si trasforma in un grande palcoscenico all’aperto per la XXIII edizione del Meeting del Mare, il festival ideato e diretto da don Gianni Citro che anticipa la stagione dei grandi raduni open air italiani. Musica, mostre, installazioni, danza, azioni teatrali e incontri d’autore in riva al mare del Cilento per una gioiosa esplosione di creatività giovanile.
Dopo l’anteprima di aprile a Sapri con Rocco Hunt, l’happening che ogni anno raduna migliaia di giovani da tutto il Sud Italia approda nuovamente a Marina di Camerota, per tre giorni e tre notti di concerti, incontri ed eventi artistici, rigorosamente a ingresso gratuito, indagando il tema di questa edizione: IO RICORDO.
Tre gli headliner, uno per ogni giornata del festival, con uno sguardo attento alla scena italiana contemporanea. Venerdì 31 maggio, FRANCO126: il suo disco d’esordio come solista, “Stanza singola” – il primo dopo la fine del sodalizio con Carl Brave – è già un susseguirsi di hit, da “Frigobar” a “Ieri l’altro” alla title track con Tommaso Paradiso.
Sabato 1 giugno, PLANET FUNK: nei primi anni 2000 hanno rivoluzionato la scena elettronica e dance in Italia con brani come “Inside All the People”, “Who Said” e”The Switch”. Adesso ritornano per festeggiare 20 anni di carriera con “All On Me”, nuovo brano che anticipa l’uscita del prossimo album d’inediti.
Domenica 2 giugno, MOTTA: due dischi, “La fine dei vent’anni” e “Vivere o Morire”, vari singoli di successo alle spalle e prestigiosi riconoscimenti – dalla Targa Tenco al Premio Fabrizio De André – fanno dell’artista toscano uno dei nomi più interessanti della scena cantautorale italiana.
Scambiamo quattro chiacchiere con la mente dietro al progetto più longevo e creativo della zona.
Salve Don Gianni, la conosciamo come una istituzione, non solo noi del Cilento, ma ormai in tutta Italia. Promotore e direttore artistico di un’organizzazione culturale e di promozione artistica del territorio, attiva da oltre vent’anni. Come nasce l’idea di questa cooperativa, Meeting del Mare, e dopo due decenni come è cambiata la sua mission?
Ciao Fabiana, piacere mio. L’idea nasce da un’esigenza, tu hai detto bene sono “un’istituzione” ma il mio ruolo più che essere legato solo al territorio lo è rispetto al progresso dello stesso. Uno queste cose le sente, quella del progresso di questa terra è stata per me una esigenza, così come lo sono la fame, la sete, il sonno o l’istinto sessuale. Ad un certo punto una persona si accorge che un territorio ha bisogno di qualcosa, di vita, di presenza, di creatività. I nostri sono territori molto belli ma molto periferici che rischiano – sopratutto nelle zone appena un po’ più interne – lo spopolamento; questi eventi sono evidentemente delle fonti di energia che esaltano i territori, li fanno diventare in alcuni momenti dell’anno centri nevralgici di attenzione, di convergenza di quelle forze spirituali e creative che – seppur solo per alcuni giorni all’anno – fanno di queste terre un fulcro, un centro, un capoluogo.
Per quanto riguarda la mission è identica da ventitré edizioni: resta sempre quella di portare i giovani creativi in una vicenda di protagonismo, di farli sentire gli artefici di un processo sociale, culturale, non come quelli che stanno in un angolo, vedono da lontano i problemi e li cantano e li poetizzano, ma quelli che portano avanti una storia locale, di territorio. Tuttavia però il Meeting del Mare è un evento fortemente legato alle trasformazioni generazionali, di conseguenza oggi l’evento non è quello di vent’anni fa, come non lo sono le generazioni, il loro spirito, le visioni del mondo, gli atteggiamenti di fronte alla realtà sono cambiate molto, basta pensare che il Meeting ha accompagnato di pari passo l’evoluzione delle tecnologie, la nascita dei social, con tutte le variabili che questi hanno determinato nella vita dei più giovani. L’evento entra dentro queste culture giovanili, le nutre e lo fa con la speranza di infondere contenuti interessanti e messaggi importanti, piuttosto che contenuti mediocri.
A proposito di cultura e di territorio avrei molte curiosità in merito, la radicazione di un campano, o meglio di un cilentano, verso la sua terra è sicuramente una delle più forti e genuine della penisola, e la; quanto questo spirito incide nella scelta di continuare ad investire nello stesso territorio senza farsi assalire dalle manie di espansione?
Incide in maniera radicale, assoluta. Il Meeting del Mare – come abbiamo già detto – nasce da una fortissima passione per il territorio. Tutta la storia della manifestazione racconta questa passione. Noi abbiamo osato molto perché spesso nei territori così periferici diventa difficile immaginarsi delle cose che sono eventi tipici di grandi centri urbani, certa musica nessuno immaginerebbe di portarla in una estrema periferia; è musica da grande città perché lì si può sperare di fare un po’ di numeri di persone che seguono quel filone li. Noi abbiamo sempre puntato – rischiando – sulle periferie, quelle che vivono due mesi all’anno, nei mesi estivi per lo più, per evitare che questi paesi si trasformino in dei piccoli cimiteri. Il problema vero di queste realtà è che ci sono molti giovani che si sono rassegnati a questo fenomeno, anzi alcuni sono addirittura contenti di vivere e lavorare pochi mesi all’anno e poi tornare nel loro letargo. In realtà è come ciò avesse condotto alla nascita di una nuova specie animale, quelli che vivono solo due mesi all’anno. Per spiegarti questo attaccamento alla mia terra posso dirti che io stesso ho avuto mille volte occasioni di allontanarmi dal territorio su pressanti richieste sopratutto sul fronte ecclesiale, mi hanno chiesto delle forme di collaborazioni all’università di Napoli e di Roma, ho fatto degli esperimenti in questo verso – ma viaggiando, mai trasferendomi – è stato complicato, ma non ho rinunciato affatto al mio Cilento, e sto continuando a fare qui ciò che amo fare, nella terra che amo.
Sulla cultura e sull’esigenza di fare un investimento maggiore vorrei aprire una parentesi a sé. Ignoranza e razzismo spesso si contrappongono, eppure l’arte dovrebbe unire. È forse anche per questo che il tema di fondo di questa edizione è “Io Ricordo”? Ricordo per evitare di ripetere errori storici?
Quello senza dubbio, hai colto nel segno. Il Meeting del Mare non si è mai risparmiato di fare certe denunce, proprio per il suo nascere per la gente e tra la gente ed essendo un evento di autentica cultura giovanile lo ha fatto attraverso l’arte, perché io credo fortemente che la cultura passi attraverso quest’ultima oltre che attraverso la creatività e la musica soprattutto. Il Meeting del Mare ha sempre lanciato delle provocazioni forti, anche delle denunce come dicevo prima, per cui se si sta attraversando una stagione socio culturale e socio politica particolarmente fragile dal punto di vista dei grandi valori della socialità e della cultura dei popoli, credo che sia urgente creare delle occasioni che possono essere eventi che facciano sentire forte la voce dello spirito, delle grandi visioni, delle grandi filosofie, della civiltà, della storia contro lo schiamazzo dei populismi, ecco.
A proposito di populismi, Marina di Camerota è una cittadina di mare, da qui il nome della rassegna “Meeting del Mare”. Lei è un clericale e avrà una posizione in materia sicuramente più emotiva di chi fa l’amministratore, quanto inclusiva è riuscita ad essere questa rassegna nel corso degli anni, di tradizioni, di culture e di popoli?
Dipende rispetto a chi e a cosa, perché l’evento di per sé è molto inclusivo in tutti i sensi.
Basti ricordare che tutti i concerti sono totalmente gratuiti e non per questo di second’ordine. Ricordiamo che la rassegna ha ospitato nomi come Caparezza al suo picco di successo...
Esattamente ma non solo lui, Battiato, i Subsonica, tutti artisti che altrove è difficile che facciano concerti gratis.
Parliamo del Festival adesso, il Meeting del Mare che è arrivato alla sua ventitreesima edizione e si arricchisce sempre più di nomi altisonanti. Ci racconta la genesi della scelta del cartellone artistico?
La genesi dipende anche molto da quello che succede sulla scena musicale in un determinato momento. Tuttavia noi abbiamo sempre un occhio spalancato verso gli ultimi arrivi nelle grandi vetrine della musica, ma un altro occhio sempre puntato su quella che è la grande tradizione, quella che il grande popolo di affezionati del Meeting del Mare che ci viene da tanti anni avrebbe piacere di ritrovare all’interno del festival, da qui la scelta dei Planet Funk quest’anno. Io non rinuncio quasi mai a quella che è la dimensione della musica cantautorale all’interno dell’evento, ecco la scelta di Motta. Siccome il Meeting è pur sempre un evento gratuito che si fa in una piazza ed aperto a 360 gradi, la genesi del suo palinsesto tende sempre fortemente a dare soddisfazione a questa complessità di pubblico che va dai ragazzini di 13- 14 anni a quelli di 40.
In ventitré edizioni e un continuo passaggio di big della musica, oltre di talenti in ascesa, ci saranno molti aneddoti che può raccontare ai vostri nipotini. Qualcuno che ti va di condividere anche con noi?
Di aneddoti ce ne sarebbero tanti, tra i più simpatici ricordo quello di una bella cena fatta insieme a Franco Battiato, la prima volta che è venuto in concerto al Meeting, al ristorante di mio padre che per tradizione ci accoglieva in tutte le cene post concerto. In quella occasione mio padre abbracciò l’autista di Battiato e gli chiese di farsi una foto con lui, l’autista gli rispose “Volentieri ma il cantante non sono io”. Poco dopo mio padre è scomparso e questo resta sempre un ricordo molto caro per me. Si fece una lunga chiacchierata col maestro Battiato e fu davvero una cosa molto bella.
Immagino anche la disponibilità degli artisti della sua caratura…
Sì, la verità è che quelli sono artisti, molti di quelli attuali sono cantanti, è molto diverso.
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