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Concerto del Primo Maggio: intervista a I Tristi

by InsideMusic
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I Tristi sono saliti sul palco del Concertone del Primo Maggio vincendo il contest 1M NEXT per gli artisti emergenti. A capo del progetto c’è Simone Cavezzoni di Sestri Levante ma la band è di Milano e si avvale dei musicisti Alex (alla batteria) ed Elena (al basso). Non amano essere incasellati in un genere musicale specifico ma spaziano dal Synth Pop all’Indie. Una realtà indipendente che si autoproduce e  che si definisce: “marinai a Milano”. Subito dopo il ritiro del premio siamo riusciti a fare qualche domanda alla band:

 Voi vi chiamate “I tristi”, siete giovani…

SIMONE: Io 26

ELENA: Io 30

Elena te ne davo molti di meno! Li porti benissimo!

SIMONE Eh, lei ha una formula magica!

ELENA: No no è la musica, mi ha congelato quando ho iniziato.

Comunque siete giovincelli per quello che è il mondo musicale in Italia e siete saliti sul palco del Primo Maggio, non ditemi che siete… Tristi!

SIMONE: No assolutamente, non siate tristi neanche voi!

ELENA: I Tristi non siamo noi oggi però ognuno di noi ha tirato fuori veramente le considerazioni più profonde o anche le percezioni più cristalline di se stesso esattamente nel momento in cui ha toccato veramente una tristezza assurda perché è lì che ti viene rivelata la via dove vuoi andare, no? E quindi secondo me è figo celebrare il fatto della tristezza, comunque c’è anche un tabù nel parlare delle emozioni negative, tutti: “no, no, sto bene, son felice…”, non è vero niente è una cosa che appartiene a tutti, secondo me ci sta, no?

SIMONE: Ci sta e poi ti fa percepire la felicità nei momenti di up.

Quindi possiamo dire che la vostra musica nasce da una situazione profonda di introspezione, vuole essere anche musica di ricerca introspettiva, una sorta di musica specchio di quella che è l’interiorità, di quello che voi ricercate in voi stessi

SIMONE: In realtà queste canzoni ultime che ho scritto le ho scritte per parlare delle persone, per parlare di situazioni che volevano essere molto semplici, comuni, volevo non parlare di me ma di quello che vedevo in giro quindi vedrai che ci sono molti riferimenti a posti, citazioni di luoghi in cui ho vissuto, poi io vengo dal mare e ho subìto il fascino della periferia stando a Milano e volevo raccontare un po’ quello che era la periferia, la poetica di queste location strane, fatte di persone vere, molto semplici, canzoni semplici.

Perfetto, un’ultima domandina che si ricollega a quelle già fatte. Secondo voi qual è lo scopo della musica? Ad esempio oggi, tra gli ospiti c’è Ilaria Cucchi che ci ricorda un grande dramma che è avvenuto, che tutta l’Italia ha vissuto. Cosa deve fare la musica in funzione di questi o di tanti altri drammi della vita? Deve fungere da catarsi, deve denunciare o deve in qualche modo estraniarsi per cercare di portare l’ascoltatore in un’altra dimensione letteralmente?

SIMONE: La musica per noi è un motivo di unione, serve a stare insieme, serve a condividere, è un linguaggio, personalmente ci sono cose che mi hanno cambiato la vita tra cui la musica e penso che sia una bella responsabilità, penso che possa essere uno strumento che arriva nel profondo, una comunicazione, un linguaggio quasi non verbale che può suscitare qualsiasi tipo di altra dinamica: respirazione, felicità, tristezza, secondo me è un linguaggio, uno dei tanti, per questo la amiamo

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