Enya, la voce eterea dietro la colonna sonora de Il Signore degli Anelli; Enya, la donna irlandese più famosa al mondo.
Compositrice e regina della new age (e del dubbing), Enya, pseudonimo di Eithne Pádraigín Ní Bhraonáin, nasce nel 1961 in Irlanda, dotata di una voce sopranile ed angelica, ed entra presto a far parte del gruppo in cui milita la sua famiglia, i Clannad, in cui suona le tastiere e ovviamente canta. Ebbe poi la faccia tosta di rifiutare l’interpretazione di Moonlight Shadow da Mike Oldfiled, che andò poi a Maggie Railey.
Ma come approcciare alla vita dell’eterea voce di Galadriel e di tutti gli elfi di Lothlòrien?
Da sempre ha condotto vita privata, e poco ha lasciato trapelare del suo vissuto quotidiano:vive in un castello vicino Dublino, confinante con il terreno di Bono Vox degli U2. Non ha figli, ed un unico amore: la musica.
Riviviamo la sua splendida carriera tramite dieci brani selezionati:
1)Boadicea, Enya, 1987.
Niente testo, solo un humming distante e dubbato. Synth eterei, appena accennati: un canto che proviene da un’altra epoca. L’album passò sostanzialmente inosservato, essendo una raccolta di brani composti per la serie tv The Celts. Tutto l’album è percorso da miti e leggende, passando per Aldebaran, stella guida per i navigatori arami, a Epona, divinità gallica-romana protettrice degli equini.
2)Orinoco Flow, Watermark, 1988
Ma lo sapete dov’è l’Orinoco? In fondo, non è quello che importa, ma è ciò che il nome e il brano – che utilizza l’inglese e l’intenso uso del dubbing già avvertibile in Enya e da imputarsi al suo produttore Nicky Ryan – che evoca. Intense piogge tropicali, fiori multicolore, frutti che pendono da alberi avvinghiati gli uni sugli altri; e gocce, gocce, che bagnano ogni cosa, si uniscono le une alle altre, si tuffano in minuscole cascate da foglie cerose e finiscono, infine, il loro viaggio proprio nell’Orinoco.
3)Exile, Watermark, 1988.
Brano non molto noto se non dai fan, ma da ricordarsi per come la voce della cantante irlandese, poco lavorato, pura come l’acqua di cui narra, può essere assaporata, come una dolce pioggia d’agosto dopo l’afa. Il delicatissimo crescendo flautistico scioglierà il cuore del più rancoroso fauno.
4)Caribbean Blue, Shepherd Moons, 1991.
Con Watermark, Enya era diventata definitivamente una superstar; accalamato dalla critica, il trio formato da Enya stessa, dal produttore Nicky Ryan e dalla paroliera, nonché moglie, Roma Ryan, sembrava aver trovato la formula perfetta per rinnovare un genere di nicchia come la new age. Shepherd Moons arrivò come il risveglio dopo il sogno di Watermark, ma la realtà non risultò meno bella, tutt’altro: Caribbean Blue, in cui l’acqua, elemento mobile tanto amato da Enya, è ora salata, descrive con synth delicati ma estremamente ben lavorati, la mite potenza dell’oceano, il canto fraterno dei cetacei, il silenzioso frinire dei polpi nelle loro tane nella barriera corallina, le zooxanthellee che rilasciano bollicine d’ossigeno, al ritmo del pizzicato di Caribbean Blue.
Quell’anno arrivò anche il primo Grammy per Enya.
5)Once You Had Gold, The Memory of Trees,1995.
Nel 1994 il trio di cui sopra si riunì: il tempo per un nuovo album è giunto. Sebbene non ispirato come i precedenti, The Memory of Trees, da cui fu estratto il singolo China Roses, fra gli altri, si muove in direzione più classica, abbracciando stilemi della musica classica ed allontanandosi dalle sonorità prettamente celtiche. La placida Once You Had Gold è un inno elfico che ai più nerd ricorderà un anime estremamente splatter quanto bello: Elfen Lied, la cui colonna sonora, Lilium, è chiaramente ispirata a Once you had gold di Enya.
6) Only If, Paint the Sky with Stars, 1997
Nel 1997 Enya rilasciò il suo primo greatest hits, Paint the Sky with Stars, che divenne ovviamente un gigantesco successo. Due inediti, la title track e Only If, erano presenti: quest’ultima recuperando il suono di Orinoco Flow, ma arricchidendolo di elementi pop ed aumentando il ritmo e la ricchezza del suono – distante anni luce dal minimalismo espressivo di Boadicea. Fra i brani più amati di sempre di Enya, venne corredato da un videoclip in Cgi costosissimo per l’epoca.
6 bis)Flora’s secret, A day without rain, 2000.
Cinque anni dall’ultimo album di inediti, quinto album per Enya, A Day Without Rain fu un trionfo. Trainato dal singolo Only Time, è il più pacifico fra tutti i suoi lavori, ed il più felice. La gioia e la soddisfazione della cantautrice trapelano da ogni nota: in una Primavera di Botticelli in musica, Flora’s Secret, un tripudio di contrappunti di archi, overdubbing e voce pulita, ninfe danzano nelle foreste boreali, fauni raccolgono fiori – la melodia fluisce nel vento.
7)May it be, Lord of the Rings, 2001.
Nel mentre, Peter Jackson aveva cominciato a mettere insieme i pezzi per il suo colossale progetto: una trilogia di film sul capolavoro di J. R. R. Tolkien, Il signore degli anelli. E si rivolse proprio ad Enya per la colonna sonora, la cui gran parte fu curata da Howard Shore. May it be, in inglese e Quenya, il linguaggio degli Alti Elfi, di Arwen e Elrond, divenne una hit indissolubilmente legata alle trame de Il Signore degli Anelli.
8)Sumiregusa, Amarantine, 2002.
Amarantine, primo album di Enya a non includere tracce in gaelico, è estremamente vario rispetto ai precedenti, e, su tutto, aleggia un’aria antica. Quasi antiquata, e lussuosa allo stesso tempo. Sumiregusa, dal sapore giapponese, si ispira ad un poema composto da Matsuo Basho, famoso poeta dell’epoca Edo, riguardo una violetta selvatica. Maestosa come è anche la title track, Sumiregusa si trascina imperiosa quanto inquietante nelle sue semi-nascoste tonalità diminuite. Molto del resto dell’album è il Loxian, un linguaggio inventato da Roma Ryan.
9)Trains and Winter Rains, And Winter Came…, 2008
Il trio delle meraviglie si riunì nel 2007 per comporre, stavolta, un album ispirato alle stagioni. Finendo poi per farne uno focalizzato sull’inverno, la stagione preferita da Enya. Il singolo di lancio fu proprio Trains and Winter Rains, dotata dello stesso sound pop e accattivamente di Only if: per la prima volta il tema del viaggio appare nella discografia della cantautrice, la libertà di sfrecciare sui binari mentre la pioggia – elemento amatissimo – cade battente.
10)Astra et Luna e Echoes in Rain, Dark Sky Island, 2015
Dopo il rilascio di The Very Best of Enya, che restò in vetta alla Billboard per più di un anno, Enya si ritirò ancor di più a vita privata, godendosi il successo di trent’anni e più di carriera. Eppure, inaspettatamente, dopo quattro anni di silenzio, il trio delle meraviglie si riunì, inventando un album dedicato alla bellezza nel poter scorgere le stelle nel cielo notturno, un’opportunità sempre più rara nella nostra epoca. Lo scorgere la Via Lattea che ci sovrasta, polverosa, e le stelle flebili e lontane normalmente oscurate dalle volgari lampade a neon. Astra et luna è un piccolo poema galattico, che scorre calmo e senza fretta come le radiazioni nel vuoto interstellare, ma Echoes in Rain ne è il contraltare, marcetta rimata in Fa diesis minore: il popolo che accoglie con gioia il ritorno dei pionieri, con le loro possenti astronavi, che bramiscono distanti nella pioggia.
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