È innegabile Roma negli ultimi anni sta rivivendo la centralità musicale della cosiddetta “scuola romana” a cui afferiscono – tra gli altri capostipiti – Daniele Silvestri, Niccolò Fabi e Max Gazzè.
Scena indipendente e romana sembrano essere due termini quasi sovrapponibili ormai, con l’avvento di tante realtà discografiche ed artistiche degli ultimi anni. Ma fra molti nomi che – è innegabile – sono destinati ad esaurire il loro boom costernato di hype e look sopra le righe, tormentoni, ritornelli da presa rapida e frasi ad effetto (“sai che la tachipirina cinquecento..!” va beh, ci siamo capiti insomma) nel giro di un paio d’anni, un nome farà parlare sempre più di se ed è quello di Alessandro Mannarino – qui il link ai testi e accordi delle sue canzoni.
Trentanove anni, troppo spesso tacciato di essere un menestrello dedito al vino e agli stornelli da osteria, uomo politicamente schierato ed impegnato, senza imbracciare alcuna bandiera di partito, ma gridando sempre a gran voce le sue idee a difesa degli onesti, degli emarginati e dei più deboli.
Musicalmente nasce nel 2006 come fondatore del gruppo la “Kampina”, con il quale – grazie all’amicizia con l’attore Massimiliano Bruno – partecipa allo spettacolo teatrale “Roma di notte”. Viene così a contatto con diverse personalità del panorama musicale e teatrale e decide di continuare la sua carriera in solitaria.
Nel 2009 esce il suo primo album “Bar della Rabbia” guadagnandosi la distribuzione di una major quale Universal, il prestigiosissimo premio Giorgio Gaber e la finale della Targa Tenco come “Album emergenti – Opera Prima”. Una setlist di quattordici pezzi di cui almeno nove grandi classici, un inizio con intro e una chiosa con the end, in mezzo abbiamo Me So ‘Mbriacato – Svegliatevi Italiani – Elisir D’Amore – Le Cose Perdute – il Bar della Rabbia – Tevere Grand Hotel – Scetate Vajò – Osso di Seppia – La Strega ed il Diamante – Il Pagliaccio – L’Amore Nero – Soldi.
Si sa che il primo album di un artista, quello che ti fa innamorare di lui, è quello che maggiormente ti entra nel cuore, e come scegliere solo alcune di queste tracce da inserire nella nostra top ten, per lasciare anche spazio ai prossimi album? Con grande fatica le mie scelte sono “Me So ‘Mbriacato” (doppio disco d’oro per FIMI), la canzone che fa rima con Mannarino, che lo incorona al mainstream e “Tevere Grande Hotel”.
Parlavamo all’inizio dell’impegno sociale di Alessandro, il primo videoclip che egli ha girato è proprio quello di Tevere Grand Hotel, nel Casilino 900, il più grande centro di accoglienza d’Europa, chiuso nel febbraio 2010, nel videoclip lui gira con la chitarra fra le tendopoli fra l’allegria e la partecipazione di questi ospiti, sicuramente meno fortunati di noi.
Ma lo si sa, ogni artista insegue questa strada per puntare al suo pubblico, per guardare negli occhi i suoi fan e renderli parte attiva di uno stesso spettacolo. Nel marzo 2011 esce il secondo album, “Supersantos”, da cui sarà preparato il suo primo tour promozionale, grazie al quale inizierà a raccogliere i primi abbracci dei suoi spettatori. Dodici tracce, stesso numero del precedente se togliamo l’intro e la fine, Rumba magica – Serenata Lacrimosa – Statte zitta – Quando l’amore se ne va – L’era della gran pubblicitè – Serenata lacrimosa – Maddalena – Marylou – Merlo rosso – L’onorevole – L’ultimo giorno dell’umanità – Donna fugata.
“Solo me chiedo perchè sto così bene con te, io che non ho paura nella notte scura. A fa risse, guerre, scommesse, mille schifezze.. Tremo tremo forte, tra le tue carezze!”-grazie Mannarì, non sarei stata in grado di descrivermi in una frase migliore. Perchè – lo si sa – più un carattere e forte e spavaldo, più cela un numero importante di insicurezze, e Alessandro lo dice chiaro e tondo. “Statte zitta” è quindi la terza canzone di questa classifica, ma da Supersantos come non tirare in ballo anche “Maddalena”? Sulla sua esistenza e sul suo ruolo biblico ci abbiamo riempito intere biblioteche, Dan Brown ha costruito la sua ricchezza sull’ipotetico rapporto carnale fra lei e Gesù Cristo, e Mannarino le da finalmente una voce, in un dialogo paradossale con il Padre Eterno, riuscendo a intimargli anche il silenzio.
Nel 2014 – anticipato dal singolo “Gli Animali” – esce “Al Monte”, il suo terzo album della carriera (sempre per la label indipendente Leave Music distribuito Universal), un disco sicuramente più maturo dei due precedenti, anche più sperimentale. Con le sue prime fatiche discografiche il cantautore aveva mostrato la sua anima folk e il suo recitato, spesso supportato solo da una sei corde (da cui l’omonimo tour che vede la partecipazione – fra gli altri – del compianto Fausto Mesolella), con Al Monte Alessandro usufruisce di un organico strumentale ben più strutturato. I testi si arrischiscono di momenti intrisi di contemporaneità e di sociologia, accantonando per un attimo lo stornello che canta dell’amor perduto o dell’amor cortese. Nove brani questa volta, ma non alla quantità ma alla qualità ha puntato l’autore. Malamor – Deija – Gli Animali – L’Impero – Scendi Giù – Gente – Signorina – Al Monte – Le Stelle.
Ho ancora un gettone di sei canzoni da potermi giocare. La scelta è dura, se da una parte col “Bar della Rabbia” ho conosciuto Mannarino e una parte di me lo riconoscerà sempre come L’ALBUM di Alessandro, l’altra parte di me – quella meno groupie e più oggettiva – riconosce la superiorità e la crescita artistica in questi cinque anni. Quindi tre sono i miei estratti da questo album: Deija – L’impero – Scendi Giù.
“Al Monte dice due cose: cominciamo a mettere in discussione tutto, la bandiera, la divisa, la giustizia. Ripartiamo dall’uomo che può essere salvato, dalla fiducia nel prossimo e dal rapporto interpersonale.”
Sostiene Alessandro a proposito del suo album. E sono proprio giustizia e bandiera i temi prediletti in questa tripletta di brani. Tre denunce contro un sistema, il primo contro un Dio che si manifesta in quattro diverse forme, tutte che conducono a situazioni pregne di soprusi, il secondo è un inno di rivolta verso un impero che è inficia la libertà di chi lo abita ed infine un brano che da ancora la voce a chi non può gridare, perchè – lo si sa – “Non valgono a niente le scuse di un morto”. Un omaggio a Stefano Cucchi e alla sua vicenda giudiziaria, un tentativo di chiedere scusa alla sua famiglia per gli errori che lo hanno condotto al gabbio, ma una denuncia nei confronti di un sistema carcerario che non mira alla rieducazione ma alla violenza e alla sopraffazione.
A gennaio 2017 esce il quarto album “Apriti Cielo” con una setlist che inizia con un omaggio alla sua città: Roma – Apriti Cielo – Arca di Noè – Vivo – Gandhi – Babalù – Le Rane – La frontiera – Un’estate. Stesso inizio che ha riservato ai suoi live dell’Apriti Cielo Tour.
Anche in questo caso la scelta è ardua, perchè se ci divertiva vedere Mannarino ai suoi live (spesso in occasione di feste di piazza o festival di strada) con il suo bicchiere di vino rosso a strimpellare senza plettro frasi d’amore e analogie in romanesco, questa dimensione profonda ed intimista la preferiamo –se possibile – ancor di più. Roma – Apriti Cielo – Le Rane. Che va bene la denuncia, ma al cuore e al romanticismo proprio non rinunciamo.
Lo dicevo proprio io in occasione della tappa napoletana del suo tour, L’Impero Crollerà, dello strano effetto che mi aveva fatto ritrovarmi nello stesso teatro di qualche anno prima, alla seconda serata andata quasi sold out, quando al precedente concerto eravamo solo una risicata porzione di presenti.
Ma l’autenticità no, quella Mannarino non l’ha perduta. Che se c’è una differenza fra fama e successo è proprio che la prima può essere il frutto di un singolo vincente o di un album fortunato – e quindi limitata nel tempo – la seconda si conquista sul campo, album dopo album. E Mannarino non smette ancora di sorprenderci.
Quindi, in conclusione, cos’altro dirvi? Quale fra queste dieci canzoni preferite, e quale avreste inserito voi altri? Ci saranno pezzi di questa setlist che vi accompagneranno nella playlist delle vostre vacanze e perchè? Ditecelo pure con un commento.
- Me So ‘Mbriacato;
- Tevere Grand Hotel;
- Statte Zitta;
- Maddalena;
- Deija;
- L’Impero;
- Scendi Giù;
- Roma;
- Apriti Cielo;
- Le Rane.
A cura di Fabiana Criscuolo
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