Home Approfondimenti Icarian: la musica come contaminazione e purificazione del trio “Pugile”

Icarian: la musica come contaminazione e purificazione del trio “Pugile”

by InsideMusic

La contaminazione è ciò che, da secoli, permette alla vita di proseguire il suo corso. Il frutto del miscellaneo tra differenti “codici genetici” è ciò che porta all’innovazione, al progresso, alla scoperta. L’arte, ovviamente, non fa eccezione.Questa settimana, con SottoTraccia, andremo a considerare un lavoro che, nella maniera più assoluta, è in grado di rappresentare il concetto di “sperimentazione” musicale. Di fatto, il trio Torinese “Pugile” è pronto a piombare sulla scena con Icarian, lavoro in uscita il prossimo 26 Ottobre quanto mai originale e dalle mille sfaccettature musicali.

Matteo Guerra, Leo Leonardi ed Elia Pellegrino espongono, con Icarian, il manifesto ideologico perfetto della loro intenzione morale e musicale. La ricerca musicale, non solo incentrata sulla sperimentazione fine a se stessa, ha di fatto uno specifico scopo ideologico. La musica non è solo contorno ma ben si simbolo di una sfida atta a condurre verso la purificazione, verso la risoluzione di un conflitto interiore.

Molti, di fatto, sono gli esempi cinematografici che vedono un pugile salire sul ring allo scopo di superare una prova, sconfiggere un nemico o espiare una condizione interiore. Allo stesso modo, tramite la ricerca della “cristallizzazione” di un determinato spazio e momento, la sala prove diviene quindi ring su cui battersi, tempio dove procedere verso la purificazione personale.

Icarian si distingue dalla massa già in aspetti apparentemente lontani dal musicale, come ad esempio il linguaggio usato, nato da un miscellaneo di dialetti del Mediterraneo. Lo scopo del trio è quello di riuscire a comunicare la parte più pura e profonda di un concetto a partire già dal plasmare linguaggio e tono della voce, mirando poi a comunicare svariati messaggi a un qualunque ascoltatore a prescindere dalla sua provenienza, ceto sociale o sesso.

Parlando del concept andiamo a citare, in maniera chiara e sintetica, le parole della band stessa: “Icarian è la narrazione di storie semplici (amore, lavoro, salute, desideri…) contestualizzato nella società moderna. Icaro che si libera dal labirinto è il simbolo dell’individualismo contemporaneo delle generazioni a cavallo tra l’80 ed i primi del 2000, immaginandoci tutti meritevoli del sole ed incitati dalle nostre famiglie con ali nuove di zecca, non voliamo più in stormi. Eroi fatti di cera, professionisti malleabili e compagni di vita senza basamento, tutto dura poco. L’egocentrismo schizofrenico ci ha accecati e mentre proviamo araggiungere l’altezza di un Dio, ci sciogliamo precipitando.

Icarian - Pugile

Passiamo ora all’aspetto prettamente musicale. Icarian è un lavoro contraddistinto da una forma musicale eclettica, un calderone dove numerose sonorità provenienti da altrettanto disparate parti del mondo vanno a fondersi andando a creare un unicum musicale sorretto, nella sua base, da un mood elettronic/ambient.

Chiara l’ispirazione alla scena sottostante l’etichetta “Brain Feeder” che, da tempo, porta avanti una tradizione che vede la musica elettronica fondersi con il jazz contemporaneo di stampo afro/americano (vedasi artisti come Flying Lotus, Kamasi Washington)

Infatti, non solo l’elemento elettronico si staglia chiaro nei trentanove minuti di esecuzione. Spiccano, spesso, calde sonorità folkloristiche in grado di trascinarci in un sol momento dai deserti Africani alla soleggiata Cuba, dalle fredde città occidentali nord europee a fumosi locali Jazz dove uomini sorseggiano placidamente whisky godendosi l’atmosfera della serata in un disinibito finale di giornata.

Il risultato finale porta a un lavoro straniante sotto certi aspetti che risulta, poi, dopo un attento ascolto assolutamente coerente in tutto il suo sviluppo, anche se ricolmo di differenti soluzioni talvolta apparentemente opposte.

Ci ritroviamo quindi ad apprezzare tanto le sonorità fredde e riflessive della opener Colors quanto il contrapposto sound “mediorientaleggiante” di Arab. La schiettamente jazzistica Mornin Mantra e i suoi sassofoni accompagnano in un dolce e raffinato viaggio in totale opposizione con la frenetica e ritmata Yunta dove su un groove costante si erge un canto dal sapore folkloristico, orientale e distante.

Ancora, con Bomlw si gioca con controtempi, sincopi e accenti andando poi a condurci in un clima sperimentalmente jazz mentre con Mathila Ya Mulvi torniamo in luoghi del mondo a noi lontani con un pezzo ipnotico, ambientale, trascinante e spirituale.

Così tra elettronica, ambient, jazz e musica del mondo Icarian ci racconta storie, storie di uomini e di mondi, portandoci in un viaggio che attraversa non soltanto il microscopico delle vite dei singoli protagonisti ma anche il macroscopico del globo su cui, noi tutti, poggiamo i piedi.

La produzione risulta impeccabile, le scelte musicali coraggiose e azzeccate. Il lavoro funziona, riuscendo tanto a rilassare e svuotare la mente quanto a facilitare il confronto con se stessi, l’analisi interiore, la sfida che noi tutti abbiamo con il nostro io. Così, il Pugile, attraverso la musica, ci porta sul suo ring ponendoci di fronte la possibilità di prendere a pugni in faccia il nostro nemico giungendo a una vittoria purificatrice finale o, almeno, a una rinnovata coscienza di noi utile a muovere i primi passi verso un nuovo percorso.

Lorenzo Natali

Pugile - Icarian

 

 

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