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Brava di Priestess: recensione

by Antonio Sartori
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Venerdì 19 Aprile è uscito “Brava”, il secondo EP ufficiale di Priestess, all’anagrafe Alessandra Prete: cantante, rapper e artista pugliese classe ’96, che dopo anni di gavetta si sta affermando sempre più come il nuovo astro nascente di casa Tanta Roba Label.

Ecco perché il suo nuovo disco merita senza alcun dubbio un ascolto, se non anche qualcosa in più.

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Essere una donna e fare Rap in Italia non è facile.
Non è facile perché la cultura, i luoghi comuni, il mercato, persino il linguaggio insiti nella cultura rap e hip-hop, italiana ma non solo, rendono questo ambiente piuttosto ostico da affrontare per una donna, è innegabile.

Però, proprio perché è invece giusto che si lavori affinché si possa raggiungere culturalmente un livello per cui il bias sessuale non influisca così grandemente sul giudizio artistico, sarebbe approssimativo, ingeneroso, persino ingiusto insignire Priestess del titolo di migliore rapper del Rap Femminile.
Non perché non se lo meriti, perché con “Brava” di fatto è riuscita ad affermarsi come probabilmente la più originale e incisiva rapper fra quelle di sesso femminile in senso stretto, ma perché sarebbe ingiusto creare una categoria a parte, una sorta di recinto, di parco giochi creato ad hoc per “quelle là”, che “non possono competere con noi”.

È indubbiamente importante sottolineare l’importanza che Priestess ricopre nel suo ruolo di emancipazione vera della figura femminile nel rap, scevra da tutti i vari stereotipi spesso autoimposti dalle stesse artiste, espressi tramite linguaggi e tematiche eccessivamente ricorrenti di una certa area, ai fini di soddisfare un’esigenza più di riscatto che non artistica o culturale, e che a volte però rischia di cadere nella retorica pura del bramare l’esistenza a prescindere di un sotto-universo unicamente femminile all’interno del rap, e parere piuttosto uno specchio al femminile di alcune tendenze maschiliste.

Ma al di là di ciò, ha senso inquadrare “Brava” come il lavoro di un’artista decisamente promettente e sicuramente innovativa all’interno di tutto lo scenario del rap italiano.

Innanzitutto, parlando di Priestess è inevitabile parlare della Tanta Roba e dei suoi due artisti in assoluto più rappresentativi dell’ultimo periodo: Madman e Gemitaiz, che dal canto loro hanno contribuito massicciamente alla promozione della giovane cantante pugliese, e che son stati di tutta risposta ripagati con due featuring, in ordine Chef” ft.Madman (in cui il conterraneo ha fatto valere tutta la sua esperienza, oscurando, anche se molto leggermente, Priestess) e Verde ft. Gemitaiz.

Le restanti 12 tracce del ricco EP, possono invece essere sostanzialmente divise in due macrosettori piuttosto differenti fra loro.

La prima parte dell’album si propone di essere una sorta di biglietto da visita, una riconferma definitiva delle sue peculiarità nell’approccio alla musica: praticolarmente marcati, infatti, gli incastri metrici, le parole chiave ricorrenti, e la vocalità profonda e pungente che tanto la contraddistingue.
A perderci da questo tipo di approccio, denso di tutti i topos formali utili a delineare e mostrare la propria unicità stilistica, è però la varietà -tematica e linguistica, regina indiscussa, invece, della seconda metà dell’album.
Di fatti, a partire da “Monna Lisa” in poi, il lavoro di Priestess assume un’ottica più marcatamente intima: se dal punto musicale le tracce appaiono maggiormente piene di riferimenti al pop, caratteristica che comunque risulta innovativa all’interno dell’opera musicale prodotta fin’ora da Priestess, i temi trattati risultano decisamente più vari; le immagini, più ricercate; il linguaggio, più sincero.

È come se l’artista avesse dovuto necessariamente riprendere il proprio percorso dagli stessi stilemi fondamentali che l’hanno resa celebre, recuperandoli e portandoli al loro estremo, per poi servirsi deliberatamente di loro nel momento della cruciale decisione di ampliare il proprio universo musicale e stilistico, tracciando così un sentiero solido e ben delineato per il proprio futuro.

Un album dunque profondamente funzionale da un punto di vista artistico, persino doppiamente utile, ma che al contempo risulta essere molto d’impatto e piacevole, e pertanto ampiamente fruibile per l’ascoltatore più distratto e occasionale; aspetto, questo, che senza dubbio aiuterà “Brava” a guadagnarsi una considerazione non indifferente nonostante un anno artisticamente soprendente, come questo 2019 sta rivelando d’essere.

Brava di Priestess: tracklist e artwork

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01. Brava (prod. Ombra)
02. Brigitte (prod. PK)
03. Crudelia (prod. Kang Brulèe)
04. XOXO (prod. Kang Brulèe)
05. Andromeda (prod. Polezsky – Kang Brulèe)
06. Chef ft. MadMan (prod. Ombra – Kang Brulèe)
07. Verde ft. Gemitaiz (prod. Ombra – Polezsky)
08. Maria (prod. Dub.IO)
09. Monna Lisa (prod. Ombra – Dub.IO – PK)
10. Alice (prod. Dub.IO – Kang Brulèe – Polezsky)
11. Eva (prod. Pherro)
12. Eco (prod. Ombra – Seiltänzer)
13. Fata Morgana (prod. Ombra – Dub.IO – Kang Brulèe)
14. Betty (prod. Ombra – Dub.IO – Kang Brulèe – Polezsky)

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