Home RubricheApprofondimenti e Curiosità The Rolling Stones, le cinque canzoni della instancabile ed intamontabile rock band [Biosong]

The Rolling Stones, le cinque canzoni della instancabile ed intamontabile rock band [Biosong]

by InsideMusic
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I Rolling Stones sono una delle band che ha impresso la propria orma nel rock mondiale. Riconoscibili sin dalle prime note, fungono da ispirazione per tutte le band che li hanno seguiti negli anni. Oggi, a distanta di cinquantesette anni dall’esordio del 1962, con sessantasei album all’attivo, risultano ancora un condensato di estro ed energia. Ripercorriamo la carriera di queste pietre miliari del rock attraverso le loro cinque più rappresentative canzoni

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Primo brano di questa carrellata di successi è “Paint it, Black”. Ci sarebbe da impiegare un articolo intero solo su questo brano, ma come sulla maggior parte dei singoli di una delle più grandi rockband di ogni tempo. Ultimo singolo che vede la presenza di Brian Jones , dove il geniale chitarrista, morto annegato in piscina tre anni più tardi, suonava prevalentemente il sitar. Nel 1980 Kubrick avrebbe usato quel famigerato singolo per il titoli di coda del suo “Full metal jacket”, film sulla guerra in Vietnam. Questo brano nasce dopo una visita degli Stones al Guggenheim Museum di New York, dopo aver ammirato un quadro di Mark Rothk, artista da sempre osannato per il suo sopraffino uso della cromia. L’artista soffriva di questo complesso del colore, temeva di essere riconosciuto e lodato solo per questo e non per l’espressività evocativa delle sue opere, e soprattutto disprezzava il paragone con Warhol, collega da lui detestato. Come ribellione a questo suo tratto distintivo, Rothk decise di abbandonare il colore e iniziare a dipingere solo con l’uso del nero. Insomma il primo brano di questa biosong dei Rolling Stones non può essere ispirato che da ciò che loro hanno sempre percorso: la ribellione.



Secondo brano
di questa biosong dedicata alla carriera dei Rolling Stones è “(I Can’t Get No) Satisfaction”, brano del 1965 che non smette di galvanizzare i fan della band, e non solo. La storia di questo termine è curiosa, gli Stones sono in tour in Florida e ad accoglierli al loro arrivo in hotel è un gruppo di focose modelle, due delle quali agganceranno Bill Wymann e Brian Jones. Dopo una notte di follia i quattro raggiungono il resto della band, ma una delle due ragazze ha un occhio livido come conseguenza della violenza del turbolento Brian Jones. Questa constatazione fece infuriare il loro tour manager che picchiò il musicista rompendogli due costole. Reazione che provocò una profonda “soddisfazione” nel resto dell’entourage della band e di cui Jagger si appropriò trasformandola in “Satisfaction” appunto. Ma le conseguenze di quella reazione fumantina del tour manager non si limitarono al solo termine, sembrano aver indotto una sequenza di accordi nella mente di Keith Richards che durante la notte lo portarono a riprodurli e comporre così il riff di cinque note, marchio di fabbrica del brano, il quale ha trasformato la band da gruppo di successo a culto della musica. Nello stesso tour, e complice una situazione analoga a quella delle modelle in Florida, il bassista Bill Wyman in Australia coniò anche il termine “groupie”, tutt’ora in uso.



Terzo brano
dei Rolling Stones scelto per questa biosong è “Angie”. Uscita nel 1973, Angie alimenta da allora un flusso di leggende metropolitane pressoché costante. La canzone fu scritta musicalmente da Keith Richards, il quale affidò a Mick Jagger il testo e l’ interpretazione e fu registrata nel novembre del 1972, quindi pubblicata nell’album Goats Head Soup, inciso in Giamaica. Ancora oggi, a distanza di quarantesette anni, quanto Richards atta il suo primo giro di accordi in La- minore, stadi e palazzetti si infiammano. Ma chi era questa Angie? Molte le ipotesi, ma la più accreditata è che si tratti di di Anita Pallenberg, la donna che spezzò il cuore a tre membri della band, Brian Jones, Mick Jagger e Keith Richards. Una donna che aveva tutto, fama, successo, denaro, ma alla quale effettivamente mancava un po’ di buon senso, o forse era avida di sentimenti, di quelli spacca anima che solo le rock star sanno regalare. La canzone fu usata, senza il permesso degli autori, nella campagna elettorale del 2005, della cancelliera tedesca Angela Merkel: Angie è l’abbreviazione di Angela.



Quarto brano
dei Rolling Stones è “Gimme Shelter”, un testo crudo, per certi versi disperato, che racconta le brutture del mondo e il bisogno di un rifugio (Shelter) in cui nascondersi quando non ce la si fa più. Gimme Shelter è nata un giorno in cui Keith Richards, in un appartamento di Mount Street, se ne stava a guardare il temporale fuori. Un temporale che non era solo pioggia violenta su Londra, era quello che si portava dietro il 1969, con la guerra in Vietnam che faceva sembrare l’Apocalisse così vicina. Il brano, quindi, concluso da Richards insieme a Mick Jagger, è diventato parte integrante dell’album “Let it bleed” ed uno dei più significativi della storia del rock. Vera perla di questo brano è la voce femminile, il suo celebre urlo, inserita sul ritornello. Mick Jagger racconta: Eravamo a Los Angeles e stavamo mixando. A quel punto pensammo che sarebbe stato figo avere una donna che cantasse la parte dello stupro e dell’omicidio. A quel punto il nostro produttore Jack Nitzsche inizio a chiamare un po’ di contatti di cantanti femminili, nonostante fosse parecchio tardi. Finché il telefono a squillare fu quello di Merry Clayton”.



Quinto ed ultimo brano
di questa vita in musica dei grandissimi Rolling Stones è “Sympathy For The Devil”, brano che ha reso celebre l’antagonismo del gruppo rispetto ai “Fab Four”, i Beatles. Il brano nasce da un’idea di Mick Jagger, che inizialmente intitola la canzone «Fallen Angels» e poi «The Devil Is My Name», cantando in prima persona dal punto di vista del diavolo diversi eventi della storia dell’uomo. L’ispirazione viene da un libro che la fidanzata Marianne Faithfull gli aveva da poco regalato: «Il Maestro e Margherita» di Bulgakov. Il testo si concentra su diversi eventi drammatici nella storia, sempre rappresentati dal punto di vista del diavolo. Si parte dal processo e la morte di Gesù («Made sure that Pilate washed his hands to seal his fate»), la Guerra dei Cent’anni («fought for ten decades») e la Rivoluzione Russa del 1917 («I stuck around St. Petersburg when I saw it was a time for a change»). Più avanti Mick Jagger cita la Seconda Guerra Mondiale («I rode a tank… when the Blitzkrieg raged») e, soprattutto, fa in tempo ad inserire la tragica morte di Bob Kennedy appena avvenuta. Inizialmente il testo recitava «I shouted out Who killed Kennedy?», riferendosi all’assassinio di John Kennedy, e viene modificato in «Who killed the Kennedys?». Già da tempo i Rolling Stones erano rappresentati dai media come dei ragazzacci, contrapposti a quei bravi ragazzi dei Beatles. Una trovata mediatica sicuramente che «Sympathy For The Devil» amplifica fornendo lo spunto per molti articoli sui presunti legami tra gli Stones, il satanismo e il mondo dell’occulto. Sempre nel 1968 la band aumenta la controversia pubblicando il singolo «Street Fighting Man», che diventa l’emblema delle rivolte razziali e delle proteste studentesche in Europa e America.

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