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Still On My Mind, il grande ritorno di Dido [Recensione]

by Giuseppe Falbo
DIDO

Poco tempo fa è venuto alla luce il nuovo album di Dido, cantante inglese che di certo non ha bisogno di presentazioni. Il suo ultimo lavoro discografico arriva a sei anni di distanza da “Girl who got away”, suo quarto album. In sei anni il mercato si è evoluto, è cambiato, progredito, com’è giusto che sia, e rimanere al passo con le tendenze non è certo facile. Eppure Dido ci riesce, anzi, sposa gli elementi tipici e distintivi della musica più moderna per regalare al mondo un ritorno degno di nota. Si percepisce, ascoltando “Still on my mind”, suo quinto album, come l’artista sia cresciuta, non si sia aggrappata ad uno stile definitivo, lasciando invece che la sua visione artistica prendesse forma, e lasciando il dubbio di cosa ci dovremo aspettare in futuro.

L’aspetto cantautoriale ricorre in quest’album e si sviluppa attraverso giochi di synth e atmosfere che danno al lavoro generale una coerenza utile a facilitare l’ascolto, con una scorrevolezza che non intralcia l’attenzione nonostante gli umori diversi dei vari brani. L’intimità del lavoro è evidente, Dido non ha problemi a confrontarsi con i fantasmi del suo passato o ad esporre i suoi punti di vista sul mondo, attraverso le orecchie di chi l’ascolta prende possesso degli occhi, mostra ciò che lei vede. Accennando il folk alla base delle sue radici lascia spazio a momenti che sfiorano i ritmi hip hop, immersi in quello che più di ogni altra cosa è un lavoro improntato sull’ambient. La voce si lascia far passare in secondo piano grazie al reverbo e ad altri effetti, e si fonde nel contesto generale, lo amplia, fa sì che le sue corde vocali siano uno strumento sullo stesso piano degli altri. Ma allo stesso tempo la voce è forse la punta di diamante di quest’album, gli anni passano ma una bella voce è per sempre. Dido si concede infatti spazi in cui lascia libera la sua abilità canora, mantiene pulita e limpida l’intonazione per farci capire che la sua è una voce fuori dal normale. D’altronde parliamo di un’artista che s’è già ritagliata la sua parte di storia, potrebbe tranquillamente campare di vecchi tormentoni o dar vita a lavori creati solo per avere album da vendere. Ma per nostra fortuna lei fa di testa sua, e concentra in un solo album la musica elettronica, il folk, la dance, pop senza risultare ripetitiva, anzi la peculiarità di quest’album è proprio la sua capacita di far compagnia alle situazioni in cui viene adottato, con canzoni malinconiche e passaggi dance, brani riflessivi e disimpegnati. La sua penna è ormai riconosciuta come una delle migliori, la scrittura infatti concede un’ulteriore profondità alla voce, riempiendo di significato ogni parola cantata. “Still on my mind” riesce quindi a risultare un lavoro completo di tutto, non si riesce a pensare a cosa possa mancare. Può essere visto tanto quanto un insieme di dodici tracce quanto un unico lungo viaggio attraverso le esperienze/influenze di Dido, poiché il soggetto implicito dell’album è proprio il rapporto tra ciò che ha vissuto professionalmente e non la cantante inglese e il modo in cui lei ha imparato dal passato per diventare la donna che oggi ha il suo nome su questo lavoro. Si mantiene quindi un alone introspettivo che dura tutti e quarantacinque i minuti dell’album, e lo si ascolta senza cogliere in che modo la cantante ci stia rendendo complici di ciò che ha da dire. Diventiamo per tre quarti d’ora psicologi inconsapevoli del nostro ruolo, e lei diventa la nostra paziente senza voler ammettere di esserlo. “Still on my mind” è per la maggior parte di noi un semplice album elettro-folk, ma per chi saprà concedersi un ascolto più approfondito, non è nient’altro che un raro dialogo a cuore aperto scritto con una lingua sconosciuta agli uomini e propria solo dell’anima. D’altronde è questo la musica: un dialogo tra un’anima che parla ed una che ascolta.

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