Una terza puntata del sessantanovesimo Festival di Sanremo, quella di ieri sera, che ha visto un pubblico in sibilo, con una lunga standing ovation per Simone Cristicchi e la sua poesia in musica, per la coppia Venditti- Baglioni; molto apprezzati anche Nigiotti, già vincitore del Premio Lunezia ed Ultimo, che si prepara al podio, a dispetto del suo scaramantico nome d’arte
Si è consumata così anche la terza puntata del sessantanovesimo Festival di Sanremo, anticipata nella carrellata delle dodici esibizioni in gara, dalla performance del dirottatore artistico Baglioni che incanta la platea e il pubblico a casa con “W l’Inghilterra”, accompagnato da un corpo di ballo in kilt e gonnellini scozzesi. Una canzone che cade a cinquanta giorni dalla Brexit, che segna il made in Uk così come il Festival di Sanremo è il marchio made in Italy della musica italiana all’estero (basti ricordare che Baglioni ha iniziato con i “Sanremo Five”).
Ma veniamo alla gara, a battezzare la serata ci pensa Mamhood con il brano “Soldi”, il cui ritmo raggae è servito a scaldare il pubblico che ha dovuto ricomporsi in men che non si dica per l’arrivo del secondo artista, Enrico Nigiotti e il suo “Nonno Holliwood”, un brano accolto da un lungo applauso, forse a testimonianza che i sentimenti veri riescono sempre a fare segno. Terza artista in gara è Anna Tatangelo, la muchacha sexy dei palcoscenici italiani, con un look effetto bagnato e un vestito corto che fanno da contraccolpo ad un testo apparentemente intimista. Per fortuna un attimo di respiro è dato dall’incredibile performance di Virginia Raffaele che presta la voce ad un vinile usurato dagli ottant’anni passati negli scantinati del Teatro Ariston, in un mash up di alcuni successi del Festival, con Bisio che le fa da spalla giocando con la puntina del grammofono (e a noi discopatici questo giochetto è piaciuto molto).
Momento del primo ospite, un mastodontico Antonello Venditti, che calca il palco più prestigioso d’Italia per riproporre un suo brano cardine della carriera “Sotto il segno dei pesci”, nonostante la luna nel cielo sia ancora in acquario, è un brano che si lascia cantare ed amare anche ad agosto, sotto il cielo del leone. Carpito il suo arrivo torna sul palco un fremente Baglioni, finora defilato, quasi come a voler lasciare spazio ai suoi colleghi più giovani o far abituare il pubblico ad una assenza quanto meno ovvia per la prossima edizione. I due amici si esibiscono in una magistrale “Notte prima degli esami” suonata a quattro mani e l’abbraccio del pubblico non si fa attendere. Una domanda sorge spontanea, quanti di questi brani in gara stasera riusciranno a generare questo giubilo fra trent’anni come l’inno generazionale “maturità t’avessi preso prima”? Non ci è dato saperlo, per ora limitiamoci a giudicare il presente.
Riprende la gara con Ultimo, vincitore lo scorso anno della categoria assente nell’edizione in corso, Nuove Proposte, con il brano “I Tuoi Particolari”. Figlio d’arte adottivo dell’habitué di queste scene, Fabrizio Moro, il giovane rapper malinconico romano, riesce a tenere il palco come un rodato artista dalla carriera decennale; forse la palestra dei palazzetti in cui ha macinato sold out in ogni data, ha forgiato anche il suo status quo, oltre che la sua arte. Lo segue Francesco Renga, nella prima serata penalizzato da problemi di audio tali che hanno condotto il mondo dei social ad ironizzare su una presunta vacanza da parte dei fonici; un Renga che non esce dalla sua confort zone dei brani che più gli sono congeniali, il che non è sempre una nota negativa. Una storia d’amore toccante quella descritta da Irama, sesto artista in gara, in “La ragazza col cuore di latta”, che racconta la storia di un abuso da parte di un padre consumato ai danni di una figlia col pacemaker. Un brano paravento col quale Irama prova a fare la guerra al podio al suo collega coetaneo Ultimo, che – a dispetto del suo nome d’arte – si prepara a diventare il Primo, di nuovo, nel mondo dei grandi, seguendo le orme di Gabbani.
La gara si interrompe momentaneamente per dare spazio all’ospite Ornella Vanoni, in un sipario con la Raffaele sua storica imitatrice, la diva della musica italiana – paragonata affettuosamente ad un cerino dalla presentatrice – si è prestata agli sfottò previsti in scaletta, non mancando di un fuori show inaspettato, in cui ricorda ai vertici RAI che la sua presenza è al netto del rimborso spese (anche se ha usato di fatto il termine “gratis”), ma che questo non diventi un vizio. Insomma direttivi avvisati, mezzi salvati.
E’ il momento della coppia più stramba di questa edizione, Patty Pravo e Briga, annunciate dalla Vanoni e dalla Raffaele nei panni della stessa Patty. Un maccheronico incrocio di voci in cui il divismo della civetta di Venezia che si lancia in fuoricampo canori, non permettono a Mattia Briga di stare al suo passo, data la carriera pressoché inesistente, così come l’esperienza.
Torna sul palco il dirottato (senza -ore) Claudio Baglioni, per accogliere la sua prima volta all’Ariston di Alessandra Amoroso, che presenta sul palco sanremese il singolo del suo decennale di carriera, “Dalla Tua Parte”, per poi esibirsi in duetto con lei in “Io Che Non Vivo”. All’esibizione seguono le lacrime della nota emotiva Amoroso.
Momento standing ovation per Simone Cristicchi, che col recitato del suo brano “Abbi Cura di Me”, ha causato quattro minuti di silenzio religioso nel pubblico, visibilmente incantato dall’autenticità delle sue parole e delle sue ragioni. La volontà di lasciare un segno nelle persone che ci circondano, la necessità di ammettere le debolezze umane e di svelare le nostre piccole fragilità che invece in questi tempi così veloci ci affanniamo a nascondere, è arrivata alla platea che in un lungo applauso in piedi ha salutato l’artista, e a quello a casa che ha permesso al brano di essere in top ten su YouTube dopo solo ventiquattro ore dalla sua uscita. Un silenzio interrotto dal reggaeton dei Boomdabash che ci ricordano che l’estate non è una stagione ma uno stato d’animo.
Per la saga “dominio italiano anche negli ospiti, perché siamo in recessione e gli internazionali non ce li possiamo permettere”, ecco il momento di un’altra coppia di ospiti nostrani, Raf e Tozzi che propongono dapprima un medley dei loro più grandi successi e poi una “Gente di Mare” cantata in quintetto con i conduttori.
Se tanto mi dà tanto e se gli ultimi in ordine di esibizione della prima serata saranno i primi adesso tocca a Motta, il cantautore toscano che ha portato sul palco il brano “Dov’è l’Italia”, dall’arrangiamento davvero autorevole, seguito dalla vera rivelazione del Festival, gli Zen Circus che – ricollegandosi involontariamente all’argomento iniziato dal collega Cristicchi – danno un’anima rock al discorso dell’amore come vera rivoluzione in questi tempi avulsi dai sentimenti, citando “le emozioni come vera forma di anarchia” nel brano “L’Amore è una Dittatura”. Quante volte da bambini giocando a nomi-cose-città alla lettera “x” abbiamo scritto “xilophono”? Gli Zen Circus ci danno l’occasione di goderne anche del suo peculiare suono, oltre che del suo stravagante nome, in un superbo utilizzo dell’intera orchestra. Chissà se dieci anni fa, quando nella canzone “I Qualunquisti” affermavano: “non credo di esser superiore anche io guardo Sanremo e come diceva Gandhi: “vincere e vinceremo” credevano davvero di meritare un giorno quel podio.
La chiusura della gara è affidata ad un altro incontro generazionale, quello di Nino – caschetto d’oro – D’Angelo e Livio – Liberato – Cori, in un testo in lingua napoletana. Chissà se Livio immaginava di vincere questa edizione per far calare il velo di mistero intorno al suo ruolo nel progetto Liberato, ma se la conditio sine qua non necessaria per svelare l’identità del rapper partenopeo è vedere questo brano sul podio, preferiamo tenerci il dubbio e tutte le nostre ipotesi accumulate nei mesi.
Ma sono le 00,45 e le sorprese non accennano a finire, perché si sa, Sanremo è un po’ come il film “Via Col Vento”, e deve necessariamente durare il superfluo. È il momento del “distruttore artistico” Fabio Rovazzi, già conduttore di Sanremo Giovani, insieme al mazinga del Festival, Pippo Baudo. Uno spreco di utilizzo dell’orchestra, cinquantacinque elementi per suonare “Andiamo a Comandare”, e un violino per “Faccio quallo che voglio” con Fausto Leali sul finale.
A questo punto si palesa l’occasione anche per Bisio di “smollarsi” dal ruolo dell’impacciatissimo conduttore ombra di Baglioni a cui hanno imposto di comportarsi bene e non dire le parolacce, così come si fa con i bambini quando si costringono ad andare a fare gli auguri alle zie anziane per Natale, costrizione che però a lui frutta 80000 euro a sera di cachet. L’occasione giunge con l’arrivo di un’altra sorpresa in prestito dal format comico di Mediaset, Zelig, dove Bisio è nato per il grande pubblico; dopo Michelle Hunziker stavolta a fare da spalla a Bisio spetta a Paolo Cevoli in una gag da simpatico disturbatore della platea.
Si ritorna ai programmi di mamma-RAI con l’arrivo di Serena Rossi, in onda su Rai 2 con il film “Io Sono Mia”, in duetto con Baglioni in “Almeno Tu Nell’Universo”. Chissà se la scelta di farli duettare stasera anziché ieri sera derivi dalla paura di una reazione avversa della sorella della Martini, Loredana Bertè, fra i dodici della scorsa serata.
La classifica di questa sera è affidata al giudizio della Sala Stampa e vede queste posizioni:
Zona Blu: Cristicchi , Mahmood , Iram, Ultimo
Zona Gialla: Nigiotti, Motta, Zen Circus, Renga
Zona Rossa: Tatangelo, Nino D’Angelo E Livio Cori , Boomdabash, Patty Pravo E Briga

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