Home Interviste Napoli, cucina e tradizione tra musica e cinema l’intervista a Marco Messina

Napoli, cucina e tradizione tra musica e cinema l’intervista a Marco Messina

by InsideMusic

Marco Messina e Sacha Ricci hanno collaborato con Daniele De Michele per la colonna sonora del documentario “I Villani” in uscita il 14 Novembre e presentato alle Giornate degli Autori della 75 Mostra del Cinema di Venezia. Abbiamo approfittato dell’occasione di recensire quel disco per fare due chiacchiere con marco Messina, qui il riassunto di quello che ci siamo detti. C’entrano chiaramente la cucina, la tradizione e Napoli ma non solo.

1) Che rapporto avete con la cucina?

Ho un rapporto importante con la cucina, viscerale, com’ è giusto che sia. Non si tratta solamente di mangiare bene. Uno dei motivi per i quali amo la mia città è la cultura culinaria, l’ attitudine ad accogliere, integrare ed essere consapevoli che gli stimoli che arrivano dal’ esterno sono fonte di crescita ed arricchimento; del resto tanti piatti tipici napoletani nascono dall’ incontro con culture culinarie che arrivavano in città da fuori. Quando sono in studio a comporre musica nel centro storico di Napoli mi rallegra e mi stimola sapere che a pochi passi posso trovare una pasta alla genovese, una mozzarella, un raffiolo o una sfogliatella.

2) Daniele de Michele ha un alias interessante “Don Pasta” e si esibisce in performance che alternano cucina e selezioni musicali in qualità di vero e proprio dj. Come nasce la vostra collaborazione con lui?

La domanda che io mi sono posto dopo aver conosciuto Daniele è stata come fosse possibile che non lo avessi conosciuto prima. In realtà ci siamo conosciuti grazie ai film di Pietro Marcello, regista con cui lavoro da sempre e di cui Daniele è grande estimatore. Quando si è messo a lavorare al suo film gli è sembrato naturale chiamare me e Sacha ricci

3) Considerando l’immensa varietà del panorama popolare e folk della canzone tradizionale italiana avrete di certo dovuto escludere tantissimi brani. Come avete proceduto per la selezione dei sette definitivi?

i villaniAbbiamo attinto alla nostra cultura musicale, che è meticcia, figlia della Nuova Compagnia di Canto Popolare e de i Zezi, ma anche dei Kraftwerk e di Thelonius Monk. La composizione di questa colonna sonora è avvenuta in modo naturale, seguendo il film, cercando di capire come trasformare in suono e melodia la scelta di vita dei Villani, la loro lotta ed i loro sogni.

4) Associare della musica a delle immagini già esistenti è più semplice o più complicato rispetto a scrivere e comporre brani per un album a sé stante?

Non credo sia questione di più semplice o più complicato, almeno per me è stato un passaggio naturale: quando decisi di accettare la sfida di fare la mia prima colonna sonora mi spingeva la voglia di percorrere nuove strade e scoprire nuovi mondi ed è stato amore a prima vista. Diciamo che è diverso. Quando fai un disco sei tu il regista ed è la musica stessa raccontare una storia, quando invece lavori per il cinema o per il teatro ti confronti col regista che nel bene e nel male, è quasi una figura eroica che si fa carico di una responsabilità enorme, che quindi giustamente incide nella produzione, nelle scelte. Credo che per un musicista le cose più difficili da imparare per fare colonne sonore sono la capacità di ascolto e confronto col regista e l’ attitudine a comprendere che la musica ha un ruolo importante ma non da prima donna come in un concerto o in disco.

5) Come nascono le partecipazioni degli altri artisti presenti nel disco?

Tutte le persone che hanno lavorato alle musiche del film sono amici e collaboratori del regista, che poi, e non è un caso, sono anche amici nostri con i quali avevamo già collaborato.

6) Trovate similitudini tra il mondo della cucina e quello musicale? Penso al dosaggio degli ingredienti, alla sperimentazione, alla ricerca.

In realtà c’è molto più di una similitudine. Cambiano ingredienti e tecniche, ma metodologia e risultato sono molto simili. Per fare buona musica ci vogliono conoscenza, tecnica, buona strumentazione, passione e belle idee; per fare buona cucina ci vogliono conoscenza, tecnica, buoni ingredienti, passione e belle idee. Diciamo che la cucina ha una marcia in più, perché non nutre sulla la mente. E siccome sono molto simili entrambe subiscono un attacco da parte del consumismo neoliberista e capitalista ed entrambe hanno due tipologie di attori: quelli che resistono e quelli che si adagiano, si vendono e contribuiscono alla rovina di queste due antichissime e nobilissime forme di arte e cultura dell’ essere umano.

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