La Scarlet Records ci ha abituati da tanti anni a prodotti di ottima qualità realizzati da grandi artisti Metal nostrani, come DGM, Noveria, Eldritch, Arthemis e molti altri. I Moonlight Haze si inseriscono di prepotenza all’interno di questo universo musicale, offrendoci un debut album di tutto rispetto: De Rerum Natura.
Si tratta di un disco diretto e veloce, ma capace di lasciare il segno fin dal primo ascolto. I brani sono tutti estremamente efficaci, mantenendo un’uniformità di stile e sonorità, senza tuttavia scadere nella monotonia o nella ripetitività. To the Moon and Back è l’ottima apertura che ci consente di entrare nel mondo fantastico che i Moonlight Haze ci hanno delineato fin dalla copertina. Già dalle prime note veniamo calati in un ambiente epico, ma allo stesso tempo contemporaneo, quasi futuristico, e speranzoso. Questa luna così presente all’interno della band (nel nome come nei testi) permette di aprire la fantasia alle immagini del cosmo, recuperando però il fascino che queste esercitavano nell’antichità, da Tolomeo a Copernico. Gli ingranaggi e i meccanismi steampunk della copertina corroborano questo scenario dell’uomo, così piccolo, che affronta le meraviglie dell’universo, così grande, guidato da tecnologie ancora incapaci di comprendere il Tutto.
La voce di Chiara Tricarico è perfetta per questa band. Il suo timbro è caratteristico e personale, senza abbandonarsi esclusivamente ai belli, ma ormai inflazionati, acuti femminili. Le parti graffiate arricchiscono il suo arsenale, mentre maestosi cori ci guidano nei sinuosi sentieri del cosmo. Si ascolti nello specifico Ad Astra e Odi et Amo. Sono due perle di pregevole fattura.
Tuttavia, un elemento peculiare dei Moonlight Haze è il tappeto di tastiere. I suoni scelti vanno oltre ai semplici pad o ai classici synth, selezionando particolari molto più caratteristici che ci proiettano nell’universo steampunk di ingranaggi e orologi disegnato in copertina. Per questo aspetto bisogna rendere il giusto merito a Giulio Capone, che copre efficacemente il doppio ruolo di tastierista e batterista del gruppo. In entrambe le situazioni riesce a dare sempre un riempitivo di classe, capace di conferire massa e profondità ai brani della band. Sempre con un giusto equilibrio e una perfetta efficacia, le sue parti non hanno una sola nota fuori posto.
A completare la formazione ci pensano i due chitarristi Marco Falanga e Alberto Melinato e il bassista Alessandro Jacobi. Il loro complesso ritmico, sostenuto da Giulio, è l’ottimo supporto su cui la voce di Chiara può destreggiarsi.
Il quintetto quindi si muove per tutto il disco con straordinaria spavalderia all’interno del mondo power symphonic. Ma non si limita semplicemente a portare avanti la lezione già scritta da band come Epica o Within Temptation, chiari punti di riferimento. Piuttosto cerca costantemente di creare qualcosa che guardi anche un po’ oltre. La ricchezza del sound, la varietà delle idee e una certa orecchiabilità di fondo li rende piacevoli da ascoltare, senza annoiare mai.
Inoltre, i Moonlight Haze decidono talora di compiere qualche sapiente incursione anche nel progressive, come nella lunga Dark Corners of Myself. Oltre ai tipici cambi di tempo del genere, il gruppo si getta in uno sperimentale vortice di richiami etnici, con alcuni tratti di samba brasiliana o di musica dell’Estremo Oriente. Durante l’ascolto si può percepire anche il senso di queste scelte, che va oltre il semplice guazzabuglio di generi fine a se stesso. Insomma non si tratta di un brano privo di criterio, come spesso capita in questi casi anche a band più blasonate, ma presenta un senso e un fine preciso.
Perciò, con un po’ di audacia, De Rerum Natura può essere definito uno dei migliori debutti degli ultimi anni. I Moonlight Haze hanno sicuramente centrato l’obiettivo e hanno tutte le carte in regola per dirci grandi cose in futuro. E se il buongiorno si vede dal mattino…
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