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Intervista a Maldestro: “Combattere è l’unico mezzo per crescere ed andare avanti”

by InsideMusic

Sabato 10 novembre siamo stati alla Feltrinelli di Napoli per la presentazione di “Mia madre odia tutti gli uomini“, il terzo album in studio di Maldestro. Il cantautore partenopeo è stato intervistato dal giornalista de Il Mattino Federico Vacalebre, risposto alle domande dei suoi fan e firmato le copie del disco. Prima dello showcase abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con lui dietro le quinte della libreria napoletana.

Diamo il benvenuto su InsideMusic a Maldestro! Ciao Antonio, siamo alla tappa napoletana di presentazione del tuo nuovo album: ti va di raccontarci quella che è stata la genesi di questo progetto?
La genesi è stata piuttosto naturale, già durante lo scorso tour avevo cominciato a scrivere canzoni istintive, senza però pensare ad un album. Quando poi ho deciso di lavorare al terzo disco, ho selezionato insieme al mio produttore artistico Taketo Gohara i brani che mi più mi rappresentavano, quelli più intimi, che trattavano mie vicende personali e non storie esterne come era accaduto, invece, in “I muri di Berlino”. Amo la verità, nel bene e nel male, in questi ultimi due anni ho compreso che la mia nudità, di cui prima mi vergognavo, oggi è la mia più grande forza.

“Ma guarda un po’ che dolore mi tocca cantare, ma qualcuno lo deve pur fare”, il dolore è un elemento costante nella tua scrittura, ma riservi tanto spazio anche alla felicità. Come riesci a coniugare questi due sentimenti così contrastanti tra loro?
Sono dell’idea che proprio dal contrasto di questi due sentimenti possa nascere qualcosa di buono. Il dolore non va assolutamente rimosso, ma curato allo stesso modo di una gioia, è inutile scacciarlo via, prima o poi ritorna. L’ideale, dunque, sarebbe abbracciare il dolore e comprenderlo, soltanto in questo modo si può accedere a piccoli momenti di felicità. Non bisogna dipendere da quest’ultima, ma guardarla con un po’ di distacco, altrimenti può diventare molto pericolosa.

Rispetto al suo predecessore, il tuo nuovo disco può vantare la produzione artistica di Taketo Gohara. In che modo è nata la vostra collaborazione?
In realtà avrei dovuto collaborare con Gohara anche per la lavorazione dell’album precedente, però per l’arrangiamento della sanremese “Canzone per Federica” mi affidai a Maurizio Filardo, così decisi di proseguire questo sodalizio con lui, mi sembrò corretto continuare il percorso con Maurizio, anche se Taketo era già nei miei pensieri. Quando ho iniziato a lavorare al terzo disco, non ho esitato neanche un secondo a chiamarlo ed è stata la scelta più bella della mia vita artistica, perché Taketo ti guarda negli occhi, riesce a capire chi sei e come vestire le tue canzoni senza snaturarle. Ogni produttore dovrebbe essere come lui, comprendere l’artista e ascoltarlo fino in fondo.

 “Fino a qui tutto bene, però quanta fatica” canti nella quinta traccia del tuo lavoro. Quanti sono gli ostacoli che hai incontrato (e superato) durante il tuo percorso artistico?
Propriamente nel percorso artistico forse sono stati pochi gli ostacoli, cinque anni fa nacque tutto come un gioco, trovai sin da subito la strada piuttosto spianata, vincendo diversi premi per cantautori con i miei primissimi brani e i produttori, così, mi hanno spalancato le loro porte. Forse sarebbe più in voga affermare di aver incontrato molteplici difficoltà e ricevuto tante porte in faccia. Fino ad ora ho sempre trovato persone che hanno creduto in me, affiancandosi e sostenendomi durante il mio percorso. Ci siamo presentati a Sanremo come unica etichetta indipendente, convinti di ricevere pochi consensi e invece è andata fin troppo bene.

“Mia madre odia tutti gli uomini” è un album ricco di speranze e buoni auspici. Qual è il messaggio che desideri far trapelare attraverso la tua poetica?
Non bisogna mai arrendersi, anche se può sembrare un messaggio retorico e banale non lo è affatto, combattere è l’unico mezzo per poter crescere ed andare avanti, altrimenti se non ci si rimbocca le maniche si rischia di rimanere indietro. “Combattere” è proprio la parola chiave di questo disco, dai pugni e dalle tarantelle della vita si è capaci di tenerla a bada.

Al termine di questi showcase partirà il vero e proprio tour dal vivo, puoi già svelarci qualche indiscrezione?
L’unica indiscrezione che posso darti è che salirò nudo sul palco (ridiamo, ndr). Scherzi a parte, sto ancora scrivendo il live, il tour partirà il 19 gennaio e si svolgerà dapprima nei teatri e successivamente nei club. L’appuntamento con i napoletani è fissato il 29 gennaio al teatro Sannazaro.

Salutiamo Maldestro e lo ringraziamo per la piacevolissima chiacchierata!
Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di InsideMusic!  

Intervista a cura di Lorenzo Scuotto

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