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Intervista ad Emanuele Colandrea, che ci insegna come restare “Belli dritti sulla schiena”

by Leslie Fadlon
colandrea

E’ uscito lo scorso 11 marzo “BELLI DRITTI SULLA SCHIENA”, il nuovo album del cantante, autore e polistrumentista EMANUELE COLANDREA. Tra gli autori più ispirati della nuova scena cantautorale romana, con una scrittura evocativa che si muove agilmente tra poesia e canzone d’autore, Emanuele Colandrea esordisce con il suo progetto solista nel 2015, dopo le fortunate esperienze con le band Cappello a Cilindro ed Eva Mon Amour. Tra gli 8 vincitori di Musicultura nel 2016, ha all’attivo due album e due Ep e giunge ora al suo terzo lavoro di inediti, in cui si affida alla preziosa produzione artistica di Pier Cortese e alla presenza di ospiti come Roberto Angelini alle chitarre e lo stesso Cortese alle incursioni elettroniche. Nei dieci brani che compongono l’album si respirano diverse influenze, da quelle polverose legate al songwriting folk-rock statunitense quasi al confine col Messico, a quelle che sono maggiormente riferite alla tradizione autoriale italiana, con un equilibrio di suoni che rendono l’ascolto di “Belli Dritti Sulla Schiena” un viaggio suggestivo.

Afferma Emanuele Colandrea: “Belli Dritti Sulla Schiena” è un disco scritto in prima persona senza l’intenzione di essere autobiografico. Ci sono dentro persone, pensieri e cicatrici indispensabili, sono in un certo senso canzoni promemoria, che ribadiscono, a me per primo, la differenza tra tenere e a mente e non dimenticare. L’album è stato anticipato dai brani “Ok Emanuele” e “Credo”.

Ne abbiamo parlato in quest’intervista.

L’intervista ad Emanuele Colandrea

Ciao Emanuele, come nasce il tuo nuovissimo disco “BELLI DRITTI SULLA SCHIENA”?

Nasce nel primo stop forzato di due anni fa, dall’idea di voler rimanere belli dritti sulla schiena da subito.

Tra i dieci brani che lo compongono c’è un fil rouge particolare?

Abbiamo cominciato a lavorare a distanza con Pier Cortese (che ne ha curato i suoni) e a scegliere i brani che sarebbero andati a finire sul disco. Ci siamo accorti subito dopo che in comune avevano il fatto di essere dei piccoli promemoria, canzoni che volevano mettere in evidenza la differenza tra ricordare e tenere a mente.

Come possiamo restare ‘’Belli dritti sulla schiena’’ in questo periodo così difficile?

Io direi che dobbiamo, per forza, ognuno con i suoi trucchi. Bisogna cercare di sistemare il futuro creando un presente comune, condividendo idee e proposte, condividendo soprattutto le paure.

Quanto sei cambiato rispetto a quando militavi nelle band come gli Eva mon amour?

L’approccio credo sia quello di sempre. Far parte di una band è far parte di una famiglia quindi anche la creatività è in funzione degli altri. Il più grosso cambiamento è stato questo, non pensarmi più all’interno di un collettivo creativo ma dovermi pensare in solitaria, pensarmi forse ancora più a nudo.

Ci racconti le idee dietro il videoclip di “Ok Emanuele”?

L’idea è stata quella di mettere insieme tanti piccoli momenti di felicità, per esaltare quella zona di comfort spesso giudicata un freno, spesso giudicata male.

Al disco hanno collaborato molti musicisti della scena romana. Come li hai scelti?

Ho scelto all’inizio Pier Cortese perché ci conosciamo da molto tempo e ho pensato che la sua sensibilità artistica potesse darmi un qualcosa in più, mi potesse portare in posti fatti di suoni a me sconosciuti. Con tutti gli altri, come in primis con Pier, c’è una stima che dura da anni e quindi la scelta è stata facile.

Qual è stato l’apporto di Roberto Angelini?

Come dicevo nella domanda precedente c’è una stima di fondo in quello che facciamo e una capacità di rapportarsi con le sensibilità degli altri che impreziosisce di sfumature le canzoni che scriviamo, ecco Bob ha impreziosito secondo me, con le sue chitarre, le atmosfere che avevamo in mente.

Il brano del disco che non vedi l’ora di portare sui palchi?

Buona fortuna amore mio, soprattutto perché mi divertirò a farlo in varie versioni, non durante lo stesso concerto ovviamente. ahah

Cosa ti piace e cosa non ti piace della musica italiana contemporanea?

Ogni cosa è figlia del proprio tempo e dei propri modi di fare, anche la musica, va bene così. Non c’è niente che non vada nella musica italiana contemporanea, anzi. Come da sempre c’è chi prova a fare musica con un’onestà di fondo e chi un po’ meno, ma questo succede da sempre e succede anche oggi.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ricominciare a suonare innanzitutto e provare a condividere ancora di più la musica che scrivo con le persone che mi piacciono.

E infine, come possiamo restare aggiornati sulle tue produzioni?

Come per tutti ci sono i vari social a mio nome, non sono proprio un contemporaneo da quel punto di vista ma le informazioni le trovate tutte. 🙂

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