Gioventù Bruciata, pubblicato il 22 febbraio 2019, è il disco d’esordio di Mahmood (al secolo Alessandro Mahmoud), vincitore dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Una vittoria sicuramente inaspettata quella di Mahmood, inaspettata tanto quanto la popolarità che il cantautore milanese di origine egiziana si è guadagnato grazie alla sua musica ed alla sua storia una volta sceso dal palco dell’Ariston.
Originariamente concepito e pubblicato come un EP il 21 settembre 2018, Gioventù Bruciata attualmente è un album composto da undici tracce: Gioventù Bruciata, la title track presentata a Sanremo Giovani che ha permesso a Mahmood di guadagnarsi un posto tra i “big”; Soldi, brano vincitore dell’edizione 2019 del Festival; le cinque tracce già contenute nell’EP, tre inediti e la versione in studio del pezzo sanremese con Gué Pequeno.
Gioventù Bruciata non è rap, non è trap. È un suono distorto, è un racconto lucido e coerente di diverse esperienze di vita accomunate da un unico elemento: la malinconia. L’abbandono da parte di un genitore, un amore finito davanti ad un piatto di cibo giapponese, l’attaccamento ad una città adottiva senza dimenticare le proprie origini: sono queste le storie raccontate dall’urban pop di Mahmood.
Dunque, undici tracce. “Potevamo amarci in un parcheggio quando mi hai augurato il peggio, ridammi la poesia, finisco l’uramaki e vado via. Puoi tenere la felpa bianca e blu, per Natale non parto più”: oltre alle già note Gioventù Bruciata e Soldi, troviamo Uramaki, canzone dal testo melanconicamente indie ma dal suono freddo, digitale. Segue Il Nilo nel Naviglio: stessa tematica, diversa struttura. Troviamo un Mahmood più mesto: le parole si addolciscono, nonostante la natura del brano sia la stessa di quello precedente, il suono si ammorbidisce ma resta comunque nuovo, diverso dalle sonorità pop alle quali siamo abituati. “Sembrava amore, giuro, ma non è amore se non riconosci il mio profumo”: Remo, altra canzone incentrata sulla delusione amorosa.
Anni 90 con Fabri Fibra è uno dei due featuring del disco di Mahmood. L’altro è Soldi, nella versione registrata in studio con Gué Pequeno, come accennato in precedenza.
Se in Soldi Mahmood ci parla di abbandono e solitudine, in Mai figlio unico ci descrive le sensazioni e le reazioni di una ragazzo per metà italiano e per metà egiziano che si ritrova a vivere in una Milano che a tratti non gli sembra neppure poi così distante dalla sua Africa; ci racconta di una sorella e di un fratello che si trovano proprio lì, “dall’altra parte del mondo”, e che forse non sono a conoscenza della sua esistenza; ci racconta dei suoi numerosi amici, della sua mamma.
C’è tutto il breve ma intenso vissuto di Mahmood in questo suo primo lavoro. C’è un Mahmood equilibrato, consapevole, che cerca di fare il duro. Ma l’immagine di quel bambino seduto sul sedile posteriore di quell’auto nel videoclip di Soldi si ripresenta prepotentemente nel susseguirsi delle undici tracce del disco.
Gioventù Bruciata è un inizio, una sorta di inquieta presentazione di se stesso. Siamo ansiosi di conoscere il resto della storia.
Tracklist:
02. Gioventù Bruciata – (03:17)
03. Uramaki – (02:56)
04. Il Nilo nel Naviglio – (03:07)
05. Anni 90 (feat. Fabri Fibra) – (03:17)
06. Asia Occidente – (03:49)
07. Remo – (03:08)
08. Milano Good Vibes – (02:58)
09. Sabbie Mobili– (03:10)
10. Mai figlio unico – (02:58)
11. Soldi (feat. Gué Pequeno) – (03:06)
Di Adriana Santovito
