“Lo chiamavano vient’e Terra” il nuovo album di Enzo Gragnaniello uscito lo scorso 26 aprile, dopo quattro anni da “Misteriosamente”. Una lunga carriera, tante collaborazioni e un tour in arrivo per la prossima estate.
Abbiamo incontrato Enzo Gragnaniello, classe ’54, uno dei più grandi cantautori napoletani, in occasione di Lo Chiamavano Vient’e Terra, suo nuovo album, in uscita per AreaLive, e reduce dai riconoscimenti per la colonna sonora del film “Veleno”, del brano “Vasame” incluso nella colonna sonora di “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek (interpretata da Arisa) e del brano “L’erba cattiva” presente nella colonna sonora di Gatta Cenerentola.
-I tre premi Tenco, 40 anni di musica, 18 dischi, collaborazioni con tanti grandi artisti, da Murolo a Bocelli.
Cosa l’ultimo disco “Lo chiamavano vient’e terra”, uscito il mese scorso aggiunge alla tua grande storia musicale?
Dopo tutti questi anni e dopo 4 anni dal l’ultimo lavoro, c’è un minimo di coscienza più elevata, c’è molta introspettività e c’è la voglia di raccontare quello c’è intorno in maniera essenziale e vera, la voglia di raccontare in maniera intima le cose che ci circondano : l’amore, la vita, la quotidianità.
Chi fa questo mestiere non può dimenticare l’importanza della sincerità.
– Devi convincere chi non ti conosce bene ad ascoltare il tuo nuovo disco. Cosa gli diresti, com’è questo tuo nuovo lavoro?
Mha, guarda..io sono molto, “comme se dice”, sentimentale..mi piace il romanticismo. Partiamo da qua, mi piace tutta quella che è la bellezza, la gentilezza, le cose belle della vita. E automaticamente, essendo io un romantico appartengo a qualcosa che per me è senza tempo, questa cosa qui mi fa vedere in maniera più nitida tutto quello che mi circonda. E dopo tutto questo, a parte i dischi che sono un’altra cosa perché posso pure raccontare cazzate, bisogna capire pure chi vuole ascoltare e chi può ascoltare pè capì “ se sto dicenne strunzate”. Direi che le cose che scrivo, sono dettate da sentimenti e nascono per migliorare (o almeno per cercare di farlo) la mia vita e quella degli atomi. Perché noi partiamo dagli atomi, per raccontare tutte quelle cose che a volte non si riescono a dire, l’essenziale. Perché l’importante è la musica e quello che vuoi trasmettere, “tutt’o riesto nun conta”. Il resto è apparenza.
– A Napoli, a via Marina, il traffico c’è ancora, c’è sempre. Dal 1992 ad oggi è cambiato qualcosa in questa città o è sempre smog e stress?
Vabbè, se trenta anni fa era così, oggi è ancora peggio. Ma se ascolti anche una canzone del mio primo disco già ti rendi conto che era tutto così. Qui a Napoli, a volte ci dimentichiamo di cosa significa essere napoletani, che Napoli non siamo solo noi, ma si è anche nella collettività. Noi non siamo napoletani perché siamo nati a Napoli, ma dovremmo essere napoletani perché ci preoccupiamo di Lei e di quello che c’è intorno. Della collettività, della nostra terra. Ogni tanto pensare che tutto lo smog e le cose che facciamo non hanno migliorato, ma hanno portato a dimenticare chi siamo. Trattare la propria città come persona che ci vive e non solo come chi ci nasce.
– A proposito di collaborazioni, ci sono progetti in vista con altri artisti?
A dicembre uscirà un album di cover che andrà ad omaggiare i grandi della musica da Tom Waits a Piazzolla, da Lou Reed e tanti altri. Un lavoro mio e dei grandi Solis String Quartet, a cui tengo particolarmente e che non vedo l’ora venga pubblicato. Un album che ritengo intenso e che cammina con tutto quello che sto facendo e che ho fatto nella mia carriera. I pezzi saranno rivisitati in questa versione archi e voce, cantati in Italiano e tradotti da me.
– Per chi volesse ascoltare Enzo Gragnaniello, puoi raccontarci il tuo nuovo live e i tuoi prossimi impegni? Chi ci sarà al tuo fianco nel nuovo tour?
In estate ricomincerò a suonare in giro, stiamo preparando molto bene il concerto che porterò dal vivo.
Sicuramente suonerò tutto l’album e anche alcuni dei pezzi storici a cui tengo di più…stiamo lavorando. Con me live ci saranno ancora Marco Caligiuri, Piero Gallo, Erasmo Petringa e Antonio Maiella.
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