Home Interviste Cholo e Dj Mikey: insieme per creare una nuova corrente musicale

Cholo e Dj Mikey: insieme per creare una nuova corrente musicale

by Paola Pagni

È in radio e in digitale “FAVELAS” , il singolo di debutto del duo formato dal cantautore CHOLO e dal dj Mickey.

Il brano, prodotto dai producer multiplatino Soulker e JARO e scritto da CHOLOMickey e Noemi Fioràunisce il ritmo tropicale del reggaeton, il flow della trap e il basso delle produzioni della musica house. Il testo, con le sue rime, gioca tra il reale e il virtuale, tra il vero e il falso raccontando una società dove tutto si basa sulla superficialità.

l cantautore CHOLO (all’anagrafe Lorenzo Commisso) e il dj Mickey (Michele Damiani) si sono conosciuti per la prima volta durante gli anni del liceo. I percorsi musicali dei due artisti si sono incontrati più volte in varie occasioni, nonostante CHOLO canti e scriva prevalentemente musica indie mentre Mickey pop / dance. Dopo aver aperto i concerti di Franco126 e della band Eugenio in Via Di Gioia, CHOLO ha accettato l’invito di Mickey di iniziare un nuovo progetto insieme con l’obiettivo di rinnovarsi musicalmente e di creare un sound fresco, riconoscibile e coerente con i rispettivi percorsi artistici.

Noi abbiamo intervistato Cholo che ci ha spiegato questo nuovo progetto, con una passione ed un impegno tali che siamo certi non lo faranno passare inosservato.

Intervista a Cholo

Ciao Lorenzo, Favelas è fuori da poco ma parestia andando molto bene, vero?

Abbiamo fatto dei numeri che da emergenti, come primo brano, raramente si fanno. È stato un lavoro a 360gradi, siamo cresciuti anche sbagliando e c’è stato un grosso investimento di più di un anno e due mesi di lavoro. Oggi si lavora molto sulla comunicazione e sui social, e per noi emergenti non è facile farsi notare vista la concorrenza. Un anno e mezzo fa non ero davvero consapevole di cosa volesse dire far uscire un pezzo, ma poi, anche a causa del blocco, non ci sono più state scuse: siamo andati fino in fondo, e tutto questo ci sta cambiando anche un po’ la vita.

C’è da dire che adesso i social ed il mondo digitale la fanno da padroni.

Assolutamente sì, infatti la prima cosa che prendemmo in considerazione, dopo aver fatto testo e base, fu Tik Tok! Poi ci siamo resi conto che senza una promozione seria avremmo fatto un sacco di errori. Fin dalla produzione c’è stato un grosso investimento, e ne sono molto contento, perché per me è stata una sperimentazione, visto che vengo da un mondo Indie. Ho detto: facciamolo! Io e Mikey abbiamo coinvolto anche Noemi Fiorà, un po’ più giovane di noi, che ci ha aiutati ad entrare nel mood delle nuovissime generazioni, che ormai cambiano ogni 2 anni.

Quindi ti stai approcciando ad un genere diverso dal tuo?

Io ho sempre scritto ed arrangiato con la chitarra brani indie, che non ho mai fatto uscire: adesso questo percorso di novità musicale mi sta piacendo molto. Mikey ed io vorremmo unire 3 stili, reggaeton house e trap, per avere un’originalità specifica. Ogni giorno mi rendo sempre più conto che è molto difficile, ma io sono sicuro del team che abbiamo creato, delle persone che mi hanno circondato nell’ultimo anno e questo mi ci fa credere molto.

Cos’è quindi Favelas?

Favelas è un manifesto della superficialità che si trova sia tra i giovani che tra gli adulti oggi.

Il testo racconta semplicemente di un ragazzo che beve per dimenticare una storia andata male, e man mano che beve diventa sempre più brillo, per questo le strofe si fanno più scherzose.

Il titolo è nato così dall’inizio ed abbiamo pensato di tenerlo perché è rappresentativo del mondo della notte, almeno di quello in cui abbiamo vissuto noi.

Sicuramente ha una connotazione più negativa che positiva.

Ad oggi questo mondo è ancora poco tutelato, e diciamo non è un posto così perfetto, per questo Favelas era coerente.

Esistono più chiavi di lettura del brano?

C’è il punto di vista allegorico, che rappresenta appunto la superficialità che o per forza o per amore viene vissuta da tanti.

Poi abbiamo citato Monet, in quanto anticipatore dell’impressionismo, perché nel nostro campo, con molta umiltà, anche noi vorremmo essere dei precursori di un percorso musicale nuovo.

Ogni giorno escono tante cose sia belle che brutte, e noi cerchiamo di distinguerci in questo mare.

Come dicevi prima, tu arrivi dall’indie, genere in cui i testi sono importanti, mentre diciamolo, gli argomenti ricorrenti nel genere trap e urban sono un po’ sempre gli stessi: champagne, locali, belle macchine e donne. Secondo te è il genere stesso a non richiedere testi più profondi?

Non è facile dare una risposta definita. Io mi ritengo poliedrico ed a me non piace categorizzarmi all’interno della musica.

Secondo me anche nella trap si può fare un testo profondo. Il discorso è che la trap è stata lo specchio della società degli ultimi due anni, e quindi: un testo trap elegante, sarebbe accettato? Secondo me dietro c’è sempre un discorso anche di marketing in questo senso.

In Italia forse con siamo un po’ troppo bloccati su quello che richiede il mainstream ed a portare cose nuove si viene sempre visti un po’ storti.

Diciamo che di base se lo fanno gli altri è figo, ma se lo facciamo noi, no.

Quindi cosa fa la differenza?

Secondo me conta molto il progetto, ed adesso per fortuna i bei progetti stanno venendo fuori.

Sai, non è detto che tutti quelli che stanno “su” siano super talentuosi, altrimenti vedremmo dei live stratosferici che in realtà non ci sono: però il loro progetto è stato senza dubbio molto curato.

Io per esempio so che i live saranno un nostro punto di forza.

Sembri molto soddisfatto di quello che state realizzando

Vedo che con tutta la passione che abbiamo, il duro lavoro che facciamo, i risultati stanno arrivando e ne sono molto orgoglioso. Se dopo più di un anno che ci lavoro sto così bene, ho un mio equilibrio, capisco che questo è il momento di continuare.

E poi vedere la felicità sui volti degli altri è un enorme soddisfazione.

Quello che fai deve rappresentare ciò che sei, io non riuscirei mai a portare una maschera, sarebbe troppo complicato, e quello che sto facendo adesso mi rappresenta in pieno.

Ma perché hai scelto Cholo come nome d’arte?

A 15 anni uscito dal parrucchiere hanno iniziato a dirmi che somigliavo a Cholo Simeone (allenatore e calciatore argentino n.d.r.), e così ho pensato vabbè, se funziona lo tengo.

Ed in effetti è veloce da assimilare e da ricordare, e così è rimasto.

Invece cosa mi dici riguardo ai prossimi progetti?

In questo momento siamo concentrati sull’uscita del brano, faremo promozioni con una sorta di Give-away in cui si vincono bottiglie.

Quindi a livello di live, solo un tour promozionale in locali particolari come ad esempio il Samsara o il Papeete, il che se ci pensi è anche molto coerente con il testo del brano (ride).

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