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Asterix e il Segreto della Pozione Magica, recensione: contrasto fra bene e male in chiave gallica

by InsideMusic
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C’è una certezza, da anni ed anni, nelle infanzie dei milioni di ragazzi europei: Asterix e Obelix. Asterix e il Segreto della Pozione Magica ne è il nuovo capitolo cinematografico, per la prima volta basato su una sceneggiatura originale.

Il franchise, nato dal fumetto – anzi, la bande dessineè – di Renè Goscinny (venuto a mancare nel 1977) e Albert Uderzo, nel lontano 1959, non ha mai visto particolari crisi. Ma, si sa, i francesi e i belgi, in Europa, hanno sempre portato avanti una tipologia d’intrattenimento, evolutosi poi in una vera e propria arte categorizzata, che ha fatto scuola per l’intero vecchio continente. Asterix non fa eccezione, e si unisce a Tin Tin, al Principe Valiant, nelle strisce disegnate che hanno fatto la storia.

Gallia, qualche decina d’anni avanti Cristo. Cesare scrive il suo bel De Bello Gallico (che non parla di un bell’uomo gallico, ma della guerra per la conquista dell’attuale Francia), mentre combatte assieme ai suoi legionari i feroci – ma neanche tanto – Galli. Giunge infine in uno sperduto villaggio in Bretagna, e con sua grande sorpresa, non riesce a conquistarlo. Laggiù, infatti, il grande druido Panoramix sintetizza la Pozione Magica, un intruglio dorato miracoloso che fornisce super forza e super resistenza a chiunque la beva. Miglior combattente del villaggio è il baffuto Asterix, col suo fido cagnolino Idefix, e il suo miglior amico, il gargantuesco Obelix, che da piccolo cadde proprio nel calderone della pozione, guadagnando forza ineguagliabile.

Questo è il canovaccio base su cui tutte le storie, immutate, di Asterix e Obelix si basano: talvolta i romani inventano nuovi stratagemmi, rubano la pozione, ma, alla fine, il minuscolo baluardo al giogo romano resisterà sempre. Le radici di ciò si possono ritrovare nel recente ricordo della conquista nazista, ancora vivido nei primi ’60: uno storico, però, obbietterà che l’ultimo regno che restò dell’impero romano d’occidente – l’ultimo baluardo contro i barbari – che resistette e mantenne fedeltà all’impero romano fu proprio un regno gallico, quello di Soissons, che capitolò nel 486.

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In tutta la produzione cinematografica ispirata alle avventure di Asterix, Obelix, e di tutti i coloriti personaggi del villaggio, sicuramente in molti ricorderanno i live action che vedevano Gerard Depardieu, che iniziò con Asterix e Obelix contro Cesare nel lontano 1999: un classico dell’infanzia. Il fiorente mercato della commedia francese, però, non si è di certo fermato ai live action e ai cartoni animati, spingendosi più recentemente nel campo della CGI.

Così, nel 2014, Alexandre Astier entrò a far parte del progetto Asterix. Personaggio televisivo, musicista di conservatorio, comico, sceneggiatore e doppiatore, è una figura arcinota al pubblico francese, e sinonimo di qualità: sua è Kaamelot, sit-com umoristica basata sul ciclo arturiano. Artista completo, nel 2016 vide la luce la prima trasposizione “d’autore” di un volume di Asterix e Obelix: Asteriz e il regno degli Dei.

Di quest’anno – e noi di Inside Music abbiamo potuto assistervi in anteprima – è invece Asterix e il Segreto della Pozione Magica, suo sequel, e secondo film dello studio Mikros.

Di magico, c’è, innanzitutto che si tratta di una sceneggiatura originale di Astier stesso, scritta a quattro mani con il regista Louis Clichy: nell’immutabilità del mondo boscoso di Asterix e Obelix si infiltra, per la prima volta, il concetto di nuovo. E, a detta di Clichy e Astier, il sopravvissuto dell’iniziale coppia di creativi di Asterix, Albert Uderzo, la storia scritta è entusiasmante.

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Rancorix.

L’idea di base è sorprendentemente semplice. Panoramix è un vecchio, vecchissimo druido. Che cade da un albero, rompendosi un piede, con sommo sdegno per se stesso. Decide, dunque, di cedere il passo al futuro: ad un nuovo druido cui affidare la pozione magica. Se ne va, dunque, accompagnato da Asterix, Obelix, e la piccola Melina, ad annunciare la sua decisione al consiglio di tutti i più grandi druidi di Gallia, che si trova nella segretissima Foresta dei Carnuti, mostrata per la prima volta nell’albo Asterix e i Goti del 1961. Qui, cogliendo l’occasione per farsi odiare ancor di più, piomba Rancorix. E Rancorix (in originale Sulfurix) è, se possibile, il primo vero cattivo di tutta la storia di Asterix. Enfant prodige del druidismo assieme a Panoramix, pagò caro il suo iniziale successo con le magie di fuoco, finendo poi per fare il reietto, l’outsider, nei boschi. Pieno di rancore, furibondo, è stato dimenticato da tutti mentre il prestigio di Panoramix – vero protagonista di Asterix e la pozione magica – cresceva. Ha però, in fondo, un animo giusto: ama gli animali (adotta un piccolo cinghiale), e la sua filosofia di vita si può concentrare nella frase chiave, pronunciata davanti all’intera congrega di vecchi druidi:

“Se avessi io la formula della pozione magica, avrei già posto fine a tutte le guerre del mondo!”

Ad ogni modo, di lì a poco partirà il lungo viaggio che Panoramix e gli altri del villaggio – fra cui il pescivendolo Ordralfabetix che si diletta nell’alchimia – intraprenderanno per la ricerca del successore. Fra candidati assolutamente imbarazzanti, imbroglioni, Gesù Cristo e la sua innata capacità di moltiplicare le pagnotte, giungeranno in Svizzera, nella zona ove dimora Emmentalix, un pedante quanto preciso e totalmente privo d’inventiva, giovane druido. Ciò che Panoramix non sa, è che Rancorix ci ha già messo lo zampino.

Asterix e il segreto della pozione magica è innanzitutto un film comico. Divertente, divertentissimo. Fra cinghiali messaggeri, che parlano cinghialese, galline superforti, donne arrabbiate, legionari sfiancati dalle continue mazzate ricevute dai villici, il pavidissimo e imbarazzante console Tomcrus, esperimenti di alchimia malriusciti, è un film assolutamente corale, tanto che Asterix e Obelix (e i loro contrasti) passano in secondo piano, come semplici deus ex machina da usare al bisogno, poiché la trama ruota attorno al contrasto Panoramix – Rancorix. Non c’è spazio per gli eroi senza macchia a senza paura come Asterix, anche se inizialmente fu dipinto come sborone e malizioso, da Goscinny.

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Emmentalix, il pedante wannabe Panoramix.

Va poi detto che Asterix e il segreto della pozione magica affronta dei temi mai toccati dal franchise: la parità fra i sessi, in quanto alla fine la piccola Melina, giovane inventrice, risulta essere più affidabile e talentuosa di tutti gli aspiranti druidi rigorosamente maschi, e, per la prima volta, la pozione magica viene trattata per ciò che effettivamente è. Un’arma, un’arma potente e pericolosissima. L’idea di Rancorix, ossia di produrne in serie e scacciare finalmente l’invasore romano fornendone a tutti i galli, è quella di un generale in stato di guerra, che si contrappone alla visione pacifista e amante dello status quo – collaborazionista, se vogliamo – di Panoramix. Purtroppo, però, come per i fumetti, e per far sì che Asterix e il segreto della pozione magica sia e rimanga un film positivo, per bambini, di intrattenimento leggero, la regola del “tutto deve cambiare perché tutto resti uguale” è assolutamente aurea. Infatti, nonostante si accenni all’idea del trascorrere del tempo e alla canutezza di Panoramix, alla fine non cambierà nulla: Melina conoscerà sì la formula della pozione, ma tornerà a giocare con gli altri bambini, infischiandosene.

Il comparto visivo, vivido e divertentissimo, merita una menzione d’onore. La regia frizzante di Clichy disegna inquadrature argute e d’impatto, e le cavalcate comiche di inseguimenti nelle foreste sono efficaci come solo nei film d’animazione di nuova concezione si può realizzare. Infine, leit motif di tutto il film è You spin me round, dei Dead or Alive,hit divertentissima che – come gran parte dei brani degli anni ’80 – fa ballare ancoa oggi.

In sostanza, Asterix e il segreto della pozione magica è un film divertente, leggero, efficace, ma che può lasciare qualche spunto di riflessione per le nuove generazioni che vi verrano a contatto. Esattamente come un film per bambini d’eccellenza dovrebbe fare.

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