Un periodo davvero strano, quello che stiamo vivendo in questi anni. Stanno infatti susseguendosi, uno dopo l’altro, tanti anniversari dedicati ai molti eroi della nostra infanzia, icone inossidabili in grado di sfidare i decenni: l’anno scorso abbiamo visto compiere novant’anni a Topolino e ottanta a Superman, mentre quest’anno è la volta degli ottanta per Batman e ben ottantacinque primavere per Paperino, il papero più sfortunato e amato del mondo!
Paperino, al secolo Donald Duck, fece il suo debutto nel 1934, nel corto La gallinella saggia, e da lì non si è più fermato, subendo una costante evoluzione che lo ha condotto, ancora attuale, ai giorni nostri. Ciò che ha reso celebre il personaggio è sicuramente il suo rivelarsi piuttosto antieroico nel suo rappresentare l’uomo medio: Paperino non è infatti un eroe senza macchia e senza paura, non è perfetto, quanto una somma di tante imperfezioni che lo avvicinano all’umanità. Sfortunato, pigro, irascibile: sembra quasi incredibile pensare che un simile personaggio abbia raggiunto un successo planetario, rivaleggiando, nel cuore degli appassionati, con il “capostipite” del mondo Disney, Topolino.
Questo perché il personaggio non è stato legato solo a caratteristiche negative ma, anzi, proprio in virtù del tanto di positivo coglibile oltre la negatività, come l’affetto paterno che lo lega ai tre nipotini, Qui, Quo e Qua, co-protagonisti di tante avventure. Ai tre paperetti è stata aggiunta, nel corso degli anni, una enorme famiglia, la maggior parte dei quali creata da colui che è passato alla storia come “L’Uomo dei Paperi”, Carl Barks.
Barks lavorò sui personaggi nel settore dell’animazione, ma è nel mondo fumettistico che ha lasciato il proprio inossidabile segno, creando i tanti protagonisti della città di Paperopoli, a partire da Paperon de Paperoni, il papero più ricco del mondo e zio di Paperino. Proprio lui, insieme al nipote e ai nipotini, venne reso protagonista da Barks di tante avventure in giro per il mondo, a caccia dei più incredibili tesori, tra risate e azione. Basti pensare che la saga di Indiana Jones ha avuto dichiarate ispirazioni dal lavoro di Barks.
L’opera di Barks ha influenzato lo sviluppo fumettistico del personaggio, persino oltre l’Atlantico, nella produzione disneyana italiana. Anche qui Paperino è diventato un grande avventuriero, pur con tutti i suoi difetti, fino ad una svolta a tratti imprevedibile.
Nel 1969, infatti, il buon Donald trovò, nei ruderi di Villa Rosa, il diario di Fantomius, celebre ladro gentiluomo. Ciò gli darà lo spunto per diventare Paperinik, il diabolico vendicatore, assumendo una identità segreta famosa ancora oggi. Proseguendo un cammino antieroico, negli anni Paperinik si è evoluto in un vero e proprio eroe, prima tra le tante identità segrete del personaggio.
Perché quella di Paperino è una vita legata non solo alla sua amata amaca, ma a tante diverse identità, una diversa dall’altra: Paperinik, il diabolico Vendicatore; PK, la versione futuristica e in lotta contro minacce aliene di Paperinik; Qu-Qu 7, agente segreto al servizio di Paperon de Paperoni; e infine Double Duck, agente segrete esperto in intrighi internazionali. Tutto ciò in un unico, piccolo papero.
Ma è davvero così? Paperino è davvero solo un piccolo papero? La verità spesso è nascosta ai nostri occhi. Perché sì, Paperino è la personificazione dei nostri difetti, delle nostre mancanze, delle nostre debolezze. Eppure è molto di più. Perché dietro la maschera pirandelliana si nasconde un personaggio che non si arrende alla sfortuna, votato al sacrificio per il bene altrui, in grado di portare speranza, sorrisi, risate. Ed è questo il messaggio che ogni autore non può dimenticare: un raggio di sole può entrare dai posti meno prevedibili.
Anche grazie a un piccolo papero.
Tanti auguri Paperino!