Artista poliedrica, viscerale e passionale dalla voce struggente, Paola Turci continua ad essere una delle cantanti più apprezzate del panorama musicale italiano. Determinata e grintosa con lo straordinario talento di sapersi reinventare, la cantautrice romana ha fatto delle sue emozioni la carta vincente per resistere e persistere nel tempo.
Da sempre ho avuto la (strana? forse sì…) convinzione che i cantanti e gli artisti in generale si dividano i due onestissime categorie: ci sono quelli che si possono definire razionali e il loro modo di concedersi al pubblico è fatto di assoluto rispetto e abnegazione; altri invece si possono definire passionari e il loro modo di approcciarsi con il pubblico è dettato dal sentimento assoluto che provano per ciò che fanno. E poi ci sono artisti che hanno entrambe queste sfaccettature, che sono incontrovertibili e ardenti, metodici e istintivi allo stesso tempo, e Paola Turci fa senza dubbio parte di quest’ultima categoria.
Come un bocciolo a primavera, la cantautrice ed interprete capitolina ha la straordinaria ed assoluta capacità naturale di rinnovarsi e stravolgere garbatamente la sua essenza, di dare dignità e spessore alle parole che canta e di far emergere, sempre con stile ed eleganza, quel suo spirito anticonformista che tanto mi piace. L’attendo, e l’attendiamo, ancora una volta, curiosa sul palco del Festival di Sanremo 2019. Proprio lei che ha collezionato fior fiori di partecipazioni raccogliendo ottimi risultati, anche se alcuni piazzamenti sono apparsi troppo ingenerosi (si, mi riferisco proprio a quel quinto posto di Fatti bella per te. Un esito che ancora devo metabolizzare a dovere). Ma prima di rivederla sul palco più prestigioso, provo a celebrare, senza retorica e offrendo una giusta prospettiva, la storia musicale di Paola Turci, attraverso una biosong, ovvero cinque canzoni che meglio rappresentano il suo cammino artistico.
Non potevo che aprire la nostra lista con una canzone che ha consentito a Paola di raccogliere una legittima notorietà nel panorama musicale nostrano. Bambini, che quest’anno compie trent’anni di vita, è una canzone concreta, significativa e consapevole di dischiudere un tema delicato come lo sfruttamento minorile. Il brano, contenuto nell’album “Paola Turci”, si è aggiudicato la vittoria nel Festival di Sanremo del 1989 nella sezione Emergenti e il Premio della critica, consegnatole proprio durante la stessa kermesse musicale.
Dopo l’anno buio del 1993, Paola Turci torna all’Ariston nel 1996 per la settima volta con una canzone scritta di suo pugno. Volo così, che segna una vera e propria rinascita per Paola, dopo l’incidente avvenuto tre anni prima, è una canzone intimistica contenuta nella raccolta del decennale della sua carriera artistica “Volo così 1986-1996”. Il brano, che si aggiudicò la sesta posizione al Festival di Sanremo, è stato rispolverato nel 2015 quando ha pubblicato l’album “Io Sono”. Nel disco, dove voce e parole sono le protagoniste assolute, la canzone è completamente spogliata e vestita solamente dal tono magnetico di Paola, dando vita ad un’atmosfera di rara bellezza stilistica.
Ma Paola Turci, nella sua lunga e prestigiosa carriera, vanta anche numerose cover ben riuscite. Tra queste annoveriamo la fortunata Sai che è un attimo – cover di Time for Letting Go di Jude Cole – contenuta nell’album “Oltre le nuvole” che si è aggiudicato il disco di platino nel 1997 superando le 150.000 copie vendute. Meritevole di essere nominata, soprattutto per il consenso a furor di popolo, è anche Questione di sguardi – cover di This Kiss di Faith Hill presentata al Festivalbar.
La carriera artistica di Paola è impregnata di collaborazioni spaziali. Ricordiamo quella con J-Ax in Fuck you oppure il terzetto messo in piedi con i colleghi Max Gazzè e Marina Rei. Tra gli interventi che vanno ad impreziosire il, già esaltante, curriculum della Turci, c’è anche quello con Carmen Consoli. La collaborazione tra le due artiste ha regalato al pubblico la ballata sanremese del 2001 Saluto l’inverno. Ad avallare la bontà del brano, degno di essere considerato tra i migliori passati sul palco della competizione musicale, è la presenza dello stesso Gazzè come bassista e curatore dell’arrangiamento degli archi.
A chiudere il cerchio della biosong non poteva che essere Fatti bella per te, canzone pop-rock che narra un dialogo intimistico e coscienzioso, una riscoperta della propria bellezza e della volontà di farsi del bene. Il brano, presentato al Festival targato Conti-De Filippi del 2017 con una performance rabbiosa e sensuale, è il completamento di un percorso di consapevolezza iniziato nel 2014 con la pubblicazione del libro autobiografico “Mi amerò lo stesso”, poi diventato un monologo teatrale interpretato dalla stessa cantautrice che ha dato prova delle sue indubbie qualità recitative.
Foto di Giusy Chiumenti
