“Nerodenso” è il titolo del nuovo singolo di Kayla Trillgore, da venerdì 20 maggio in tutte le piattaforme digitali. La musicista attiva con questo progetto dal 2018 ha all’attivo sette singoli e un EP, ma oggi con questa nuova pubblicazione oltre testo e musica, firma anche la produzione, completando così il suo percorso artistico. “Nerodenso” cristallizza una marcata componente estetica che si integra con la sua singolare visione musicale. Un immaginario etereo e doom si mescola con sonorità estreme, che uniscono moderni beat electro a sensuali linee vocali che richiaman le vibrazioni del dark gothic più struggente.
Chi è Kayla Trillgore e come descriveresti il tuo personaggio ad un nuovo pubblico?
Io come Kayla Trillgore nasco più o meno tre ani fa. Fino a prima ho un po’ sperimentato diverse modalità di espressione, quindi mi sono spostata su diversi generi e avendo diverse reference io stessa ho cercato sempre diverse modalità di esprimermi e questo magari ha significato anche passare da qualcosa di più chill-elettronico a qualcosa più vicino al trap-metal quindi ho veramente toccato di tutto e di più!
Con questo progetto sento di essermi avvicinata il più possibile a quella che è veramente la mia dimensione e l’immaginario non solo sonoro ma anche estetico che voglio un po’ raccontare da sempre. Come genere non ho una risposta precisa, nel senso che è talmente un insieme di influenze e di reference che non saprei veramente dove collocarlo se non con degli aggettivi che possono descrivere un po’ il mood etereo, oscuro violento e dark, che pesca alcuni riferimenti dal mondo del metal, altri dal mondo dell’elettronica più sperimentale e underground ma anche dalla black music… un po’ un ibrido!
Chi sono le tue influenze? Sia italiane che estere
Inconsapevolmente attraverso tutte le cose che più o meno ascoltavo dalle scuole medie in poi fino ad ora, sicuramente mi rendo conto che hanno lasciato qualcosa in me nel modo in cui poi o scrivo o scelgo le linee melodiche, o scelgo i suoni e sicuramente per quanto riguarda l’Italia mi porto dietro i Subsonica, i Verdena, Vasco Brondi col progetto Le Luci della Centrale Elettrica e tutto quel mondo un po lì…
Per quanto riguarda l’estero, sicuramente per molte cose gli Evanescence e poi tutta una sfilza di gruppi emo e hardcore metal che ascoltavo durante l’adolescenza e che mi hanno sicuramente dato di un certo tipo. Più recentemente sicuramente mi sto ispirando di più ad artisti come Grimes, oppure gli IC3PEAK, stanno ritornando anche un po’ di influenze dei Crystal Castles e tutto il mondo più elettronico.
Il tuo singolo Nerodenso di cosa parla? Che messaggio hai voluto mandare con questo singolo?
Nerodenso nasce perché sentivo l’esigenza di esprimere una sensazione che conosco molto bene perché avendo avuto in passato problematiche legate alla depressione e disagi di questo tipo, ci sono sicuramente delle reminiscenze che poi ogni tanto in maniera ciclica si manifestano. Penso che questa cosa comunque riguardi molto un certo tipo di persone al di là che abbiano avuto o meno episodi di depressione a livello clinico. Sicuramente molti riescono a rispecchiarsi in quella che può essere una sensazione di malinconia che però conosci talmente tanto bene che ti fa quasi sentire a casa… Quindi è un po’ quella malinconia dolce che ti senti anche di volerti far cullare da lei.
Il fatto di aver scelto una sensazione, un colore, era quello che veramente in maniera istintiva sentivo più vicino a quella sensazione lì, quindi qualcosa di oscuro, di denso, di viscoso, dal quale comunque è difficile liberarsi ma che comunque ti avvolge.
Per quanto riguarda la produzione, hai fatto tutta da sola o ti sei fatta aiutare da qualcuno?
In realtà è la mia prima produzione completamente autonoma, quindi diciamo che ci ho messo le mani solo io, poi ovviamente in fase di mix e master abbiamo lavorato a più mani, però la produzione è totalmente mia. Beat, testo e musica sono nati insieme, quindi diciamo che non c’è stato un primo step e secondo step per cui ho deciso che quel pezzo andava bene su quel beat o viceversa, ma è stata tutta una cosa fatta in contemporanea.
Oltre alla produzione musicale, c’è anche un lavoro dettagliato nella realizzazione e comunicazione della tua immagine artistica. Qual è per te la parte più bella quando lavori alla realizzazione di video o shooting?
Sicuramente il fatto di lavorare con persone a me vicine che conosco bene e che mi conoscono bene, quindi da un lato è stato sicuramente facile far capire un po’ a livello di reference qual era il risultato che mi aspettavo poi in termini di estetica e di trattamento. Questa è stata una cosa veramente positiva e sono quindi contenta di essere riuscita ad avere anche voce in capitolo che per me è importantissimo anche su queste scelte qui, dallo storyboard del video al quale poi comunque abbiamo lavorato a quattro mani con MED Production che hanno fatto un bellissimo lavoro, quindi il fatto di poter utilizzare tutti quelli che sentivo che erano miei elementi: la scelta di come utilizzare il nerodenso, di come rappresentarlo…
Per gli shooting è stato bello poter collaborare con una persona che ha fatto dei bellissimi scatti ma allo stesso tempo mi ha lasciato la libertà di occuparmi io stessa dell’editing proprio in post produzione, quindi è stato anche un lavoro di squadra e penso che quando c’è questo escono dei bei risultati.
Grazie all’esplosione di Billie Eillish, questo genere di musica pop-dark che prima era magari più di nicchia, sta prendendo piede anche in Italia. Credi che l’Italia sia pronta a questo tipo di musica, ed eventualmente in che modo potrebbe secondo te diventare sempre più diffusa tra i giovani?
Io credo che ci sia spazio per questo tipo di musica e soprattutto di tematiche, finalmente! Io, pur avendo passato diversi generi e approcci ho sempre trattato tematiche abbastanza scure o comunque non proprio rose e confetti. Ho veramente visto negli ultimi anni un cambiamento e un’apertura molto più grande rispetto a certi argomenti e verso artisti che trattano certe tematiche. Se prima era: “Oddio Kayla che lagna parli sempre di cose tristi, fai una canzone felice perché così vedrai che va meglio”, oggi un po’ con l’indie, un po’ con quello che arriva dall’estero, un po’ col revival dell’emo-punk sono tutte tematiche che vengono molto più apprezzate e capite soprattutto dalla genZ che è molto aperta alle contaminazioni anche col passato. Seppur coi tempi dell’Italia, quindi in ritardo rispetto all’estero, sicuramente c’è spazio e sono positiva a riguardo!
Su YouTube hai riadattato in chiave gothic dark pop due classici pop ovvero Toxic e Luce, senza però far perdere la loro essenza. Ci sono altri brani che ti piacerebbe coverizzare in questo stile?
Assolutamente sì! È una cosa che mi diverte tantissimo e mi piace sperimentare, son comunque cresciuta ascoltando e facendo cover su YouTube ed ho sempre voglia di ascoltare i mashup di canzoni con generi diversi, (ritornando al tema della contaminazione che secondo me è importantissima) e quindi mi diverto proprio a trasformare e coverizzare a modo mio alcune cose che magari apparentemente sono molto lontane come Elisa o Britney, ma che in realtà possono comunque avere il loro dark side che può venire fuori. Per quanto riguarda altri brani più recenti, ho da poco fatto una breve cover non intera di Brividi di Mahmood e Blanco, riadattata coi miei soliti riverberi e urla infinite [ride n.d.r]
Con l’arrivo dell’estate e dei tanti festival in programma, ci sono dei live in arrivo?
A fine Giugno ci sarà sicuramente un’esibizione live online di Nerodenso per “Il Festivalino di Anatomia Femminile” di Michele Monina e sono contenta che mi abbia invitato a partecipare perché in passato abbiamo già collaborato e c’è molta stima.
Hai già pubblicato un EP con l’uscita del tuo singolo precedente, contenente i vari remix del brano. Stai magari lavorando alla realizzazione di un EP con nuovi inediti?
Diciamo che mi sto concentrando sulle cose che effettivamente finora ho raccolto, perché ho un bel po’ di materiale. Vorrei prima di tutto capire di cosa voglio parlare in questo momento perché ogni tot mesi ho in testa un concept e poi magari dopo tutto il lavoro fatto passa talmente molto tempo prima della pubblicazione dell’EP, che magari quel concept lo hai già superato e vuoi raccontarne un altro.
Sto cercando di razionalizzare qual è effettivamente la macro storia più importante tra quelle che ho in testa e che vorrei comunicare per fare un concept EP e il mio obiettivo è quello di riuscire poi a proporre un progetto che non è solo audio ma che si interseca comunque sempre col visivo, con la performance live e con la digital art perché mi piacerebbe esprimermi in maniera completa con tutti i mondi che mi appartengono (canto, ballo, digital art), ovviamente collaborando anche con professionisti del settore!