Zibba, al secolo Sergio Vallarino, è l’evoluzione dello storico gruppo, “Zibba e Almalibre”, di cui il il cantautore ligure era frontman e che nel 2002, col primo album, “L’ultimo giorno” si fece conoscere al grande pubblico, fino a calcare il palco del Primo Maggio l’anno successivo.
Otto dischi, tante collaborazioni, è autore per Warner Chappell e ha scritto per Eugenio Finardi, Cristiano De Andrè, Patty Pravo, Michele Bravi, Emma, Zero Assoluto, Max Pezzali, Moreno, Marco Masini, Raige, Giulia Luzi, Elodie, Alexia, Le Deva e collaborato con artisti come Jack Savoretti, Jovanotti, Tiziano Ferro, Alex Britti e molti altri, è produttore artistico di alcune realtà indipendenti, tra cui Diego Esposito, Giulia Pratelli, Seawards e Sonny Willa, e dal 2017 direttore artistico del Premio Bindi.
Qualche settimana fa lo avevamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata, venerdì (14 dicembre), siamo stati all’Off Topic di Torino per assistere al suo live, e a qualche giorno dal concerto provo ad illustrarvelo.
Locale gremito di gente per il cantautore savonese classe ’78.
Alle 23 circa, quest’omone sale sul palco, prende la sua Gibson e si accomoda accanto al suo sample pad.
Ci sarebbero tante e pochissime parole per descrivere il live a cui ho assistito.
La prima che mi viene in mente è “schietto”: Zibba è uno di quegli autori che non fa giri di parole. Se una cosa te la deve dire, te la dice e basta e non ci sono armature o corazze che reggano: la lama fatta di suoni e parole ti entra dentro e ti squarcia.
La seconda è “ricerca”: non stiamo parlando di un cantautore che propone il solito trito e ritrito live voce e chitarra; sperimentazione e viaggio tra mondi diversi son le cose che si colgono. Seppur in solo, non è difficile captare la coabitazione, all’interno del suo bagaglio, tra il cantautorato, la musica elettronica, l’RnB e il soul. Ecco, appunto, “soul” come anima; un’anima, bella e buona.
La terza è “essenziale”: potrebbe sembrare in controtendenza con la precedente, ma tutt’altro.
In un panorama musicale in cui eccesso, stravaganza, inutile e apparenza sono all’ordine del giorno, assistere ad un live “nudo e crudo” non è cosa semplice.
Una voce, una chitarra, un pad ed un looper: poche cose, congeniali, ben amalgamate che sommate danno uno spettacolo che ti punta dritto in faccia e ti spacca i denti.
La dimostrazione che l’essenzialità, a mio modesto avviso, paga sempre.
Tre parole credo siano troppe o troppo poche per darvi un’idea.
Spero siano sufficienti a spingervi a seguire Zibba, qualora non lo faceste già.

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