Abbiamo incontrato Davide Toffolo che con i Tre Allegri ragazzi Morti sta portando in giro il loro nuovo album Sindacato Dei Sogni, ne abbiamo approfittato per fare alcune domande sul disco ma non solo.
- Difendere i mostri dalle persone mi ha fatto ripensare ad un verso di un brano dei 99 Posse: Se tutto intorno è bene chi tutela il male quando il bene si prepara ad ammazzare. Oggi più che mai quanto bisogno c’è di difendere i “mostri” dalle persone apparentemente per bene?
Sicuramente c’è bisogno di tutelare le diversità. Questo “per bene” che si sente troppo spesso è il concetto che fa davvero paura. Viva i mostri e le diversità. Noi siamo sempre stati dalla parte degli “altri”, la nostra storia parla chiaramente per noi, forse è per questo che i ragazzi ci hanno sempre seguito molto restando la nostra base importante.
- Da Dove nasce l’idea del contest per artisti emergenti ad aprire le vostre date? Che tipo di risposta avete avuto?
L’idea nasce dal grande numero di persone che spontaneamente nel tempo hanno suonato le nostre canzoni postando video su youtube. Poi, dal momento che i TARM un’idea che si discosta dagli altri gruppi canonici, il concetto stesso dei ragazzi morti è più forte delle identità che si celano dietro al gruppo, come anche in alcuni fumetti in cui il supereroe non è impersonato da una persona soltanto così abbiamo pensato di portare questo concetto nel talent per trovare i “nuovi ragazzi morti”. Questa idea ha avuto una risposta incredibile che ha coinvolto più di cento tra gruppi e artisti solisti. Di volta in volta col proseguire del tour sveleremo i nomi dei vincitori che apriranno le varie date.
- Il titolo del vostro album restituisce una sorta di concetto di “resistenza” a tutto tondo in quanto sia i sindacati che i sogni sono due concetti parecchio in crisi in questo periodo storico. Da dove nasce e quali sogni vuol difendere questo sindacato?
Il titolo è un omaggio ai Dream Syndacate ma nella sua versione italiana essendo il sindacato per antonomasia un’associazione che difende determinate categorie noi ci riconosciamo nella difesa di chi cerca di non omologarsi. Il nostro sindacato dei sogni ci rende un gruppo che difende i sogni, l’unica cosa dà senso alla libertà.
- Questo album arriva a vent’anni dal vostro esordio in studio, quanto è cambiato attorno a voi in questi anni e quanto siete cambiati voi nell’approccio alla musica che fate?
Le motivazioni per cui facciamo musica sono rimaste le stesse. Noi abbiamo cominciato a pensare di fare rock’n’roll in questo paese come una sorta di atto rivoluzionario che potesse cambiare le nostre vite, come in effetti è successo radicalmente. Poi nel tempo ci sono state diverse stagioni, qualche anno fa si è avuta anche la sensazione che potesse cambiare qualcosa mentre il momento attuale che viviamo ci ha riportati ad una sorta di anno zero in cui si sta cercando di indirizzare la musica verso un fine di contorno, quasi decorativo, ciò paradossalmente è stata una spinta a ritornare all’energia iniziale che vide la nascita della band portando la voglia di essere più abrasivi rispetto ad alcuni album nostri del passato in qualche modo.
- Il vostro percorso musicale è stato sempre molto coerente col non voler cavalcare alcuna moda. Ciò ha creato attorno ai Tre Allegri una comunità “alternativa” che vi ha sempre seguito lungo le vostre tante evoluzioni. In questo senso anche Sindacato dei sogni sembra, come dite in una canzone, un disco come altri che non somiglia a nessuno o sbaglio?
Se qualche tempo fa si poteva ammettere l’esistenza di realtà diverse adesso invece il modo in cui si fruisce la musica, radicalmente cambiato in poco tempo, tende a creare una sola grande massa indistinta, a prescindere dal genere e della qualità della musica che si ascolta. Il Sindacato dei sogni non viene alla luce seguendo una moda o cercando un mercato particolare. È fedele alla filosofia dei Tre Allegri Ragazzi Morti, che nonostante citi la psichedelica anni 80 è comunque carico di una sua originalità da ricercare nella storia della nostra band che non è classificabile in nessun genere nel senso stretto del suo termine.
- All’interno dell’album c’è molta voglia di sperimentare e di non assecondare altro che la vena compositiva del momento “non ci provare a mettermi in catene” come dite voi, no? Penso ad esempio al brano “una ceramica italiana persa in California”.
Ho avuto questa intuizione compositiva partendo dal basso che si associava da una ritmica particolare. Da lì nel gruppo ha iniziato ad evolversi e svilupparsi anche grazie all’incontro con il produttore Matt Bordin specialista di sonorità psichedeliche ha aiutato a capire cosa fare di questa suite lunga oltre dodici minuti. Poi c’è stato un lavoro anche grafico che è ruotato attorno alla copertina che ha completato il tutto. L’immagine dei gatti su cui abbiamo cominciato a lavorare era soltanto immateriale, affinché tutto diventasse reale però dovevamo trovarla materialmente. Dopo alcune ricerche la ceramica coi gattini è stata trovata su un sito americano, da lì il titolo della ceramica italiana persa in California che in qualche modo è una metafora di tutto il disco. Come i Tre Allegri Ragazzi Morti persi nel sound psichedelico californiano. Da una serie di casualità quindi è nata la più efficace delle descrizioni di tutto l’album.
- Mettendo un momento da parte la musica, in quanto autore di graphic novel, vedi questo settore relegato a restare una nicchia o può crescere?
Non è già più una nicchia, sia per i numeri di vendita sia per la quantità di materiale prodotto. Per me i fumetti hanno sempre rappresentato la passione più grande e penso che stiamo vivendo un periodo incredibile in cui tantissimi autori si avvicinano a questo linguaggio anche incoraggiati da nomi di successo enorme come Zerocalcare o Gipi. Ciò ha aperto più porte dell’editoria alla produzione di questo tipo di storie. Quando qualche anno fa io e pochi altri producevamo graphic novel era difficilissimo trovare editori disposti a pubblicare questo genere di storie. Per questo motivo i prossimi anni rappresentano una storia ancora tutta da scrivere che di certo ci riserva molte belle sorprese.
- Cosa consiglieresti ad un giovane artista che vuole emergere in questi anni?
Per prima cosa di non avere paura del tempo, nonostante il mercato è orientato verso un consumo velocissimo e quindi tutti pensano che bisogna cominciare presto a scrivere e a fare carriera. Ciò a mio modo di vedere non è per nulla vero, il tempo è legato all’intimità dell’individuo, per questo non si è mai fuori tempo. Più che altro bisogna avere la voglia di andare in profondità alle proprie emozioni ed alle cose che si sente il bisogno di dire. Mai come in questi anni l’accesso all’arte è stato così semplice per una grande quantità di persone e proprio per questo motivo la comprensione richiede un tempo maggiore, anche e soprattutto dentro sé stessi.
A cura di Giulia Della Pelle e Raffaele Calvanese
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