Il mondo di Toy Story è probabilmente uno dei più conosciuti di tutti gli universi disegnati dalla Pixar. La prima saga ad arrivare a quattro film ci offre il nuovo Toy Story 4, disponibile nei cinema dal prossimo 26 giugno
La vita dei giocattoli immaginata dalla Pixar è sempre stata incredibilmente affascinante. Si tratta effettivamente del sogno di tutti noi, dai più grandi ai più piccoli: vedere dei giocattoli prendere vita e mettere in scena le nostre più sfrenate fantasie ludiche. Ci si chiede se il recente mondo videoludico abbia un po’ fiaccato nei nuovi spettatori il fascino di questo mondo, ma chissà… la speranza è l’ultima a morire!
Tuttavia, è importante notare che proprio in questo capitolo, uscito nell’ormai avanzato Terzo Millennio, i giocattoli abbiano un ruolo profondamente diverso rispetto al passato. In particolare Woody svolge un ruolo di tutore verso la nuova bambina Bonnie. La accompagna, nascosto nel suo zaino e contravvenendo ai consigli degli altri giocattoli, all’asilo per aiutarla ad affrontare questo nuovo mondo. La aiuta mantenendo sano e integro il nuovo giocattolo-amico Forky, il quale invece fatica a comprendere il suo nuovo ruolo e rimane legato al suo passato di spazzatura.
Il ruolo di tutore che i giocattoli svolgono giunge al suo apice in un momento chiave. Guardando una folla di bambini al luna park, viene chiesto a Woody quale sia il suo bambino. Si tratta di un rovesciamento di ruoli impressionante: il bambino, che di solito accudisce i propri giocattoli, viene in questo caso accudito dai giocattoli stessi, che diventano una sorta di genitori alternativi.
Ad arricchire il film di profonde tematiche ci pensa anche la questione dello smarrimento. Durante Toy Story 4 si sente spesso parlare di giocattoli smarriti. Ma si va molto oltre il semplice sinonimo di perduti. In realtà i giocattoli stanno smarrendo se stessi, il loro scopo e il loro posto nel mondo. Vedremo spesso Woody venire messo da parte da Bonnie, che gli preferisce il nuovo Forky o Jessie nel ruolo dello sceriffo.
Questi episodi già indicano una sorta di smarrimento del protagonista, che perde il suo ruolo di fulcro tra il mondo dei bambini e quello dei giocattoli.
Woody e gli spettatori comprenderanno nel corso della storia che quindi il vero smarrimento consiste più nel non avere un ruolo, essere inutili e indesiderati, diventare oggetti da antiquariato. E’ questo il caso di Gabby Gabby. Elegante bambola anni Cinquanta, Gabby presenta un difetto di fabbricazione che le impedisce di avere una bambina da accudire e che la accudisca. In particolare, questa sua situazione la renderà estremamente motivata, in maniera anche pericolosa, ad ottenere quello che vuole.
Sempre attenta a cogliere le sfumature nei gusti del pubblico, per il personaggio di Gabby e delle sue marionette la Pixar decide di inserire in Toy Story 4 anche una insolita componente horror. Molti avranno sperimentato l’inquietudine che qualche bambolotto talvolta suscita e La bambola assassina ha una genesi non molto distante da tutto ciò. Perciò si perde il conto delle numerose citazioni cinematografiche che il film ci propone.
Al di là di tematiche piuttosto profonde e talvolta inedite, Toy Story 4 in realtà, e con un po’ di dispiacere, perde qualcosa rispetto ai capitoli precedenti. Il film è divertente e in certi momenti fa ridere davvero di cuore. Tuttavia, è costante la sensazione che manchi qualcosa che rendeva speciale il mondo di Woody e Buzz. L’assenza di un vero antagonista, come in passato sono stati Sid, Stinky Pete e Lotso, pesa come un macigno, costringendo la trama a ripetersi in schemi narrativi un po’ stucchevoli. Fatica a decollare tra l’altro il personaggio di Forky: la sua ingenuità, espressa in maniera ammirevole dalla voce di Luca Laurenti, risulta più spesso fastidiosa piuttosto che dolce, come il personaggio avrebbe dovuto suggerire. Quindi uno dei poli attorno a cui la trama ruota risulta poco delineato e non pienamente riuscito.
Tuttavia, la profondità dei temi trattati fa compiere un clamoroso salto in avanti alla saga, arrivando a delle sfumature psicologiche più adatte a un pubblico più maturo che infantile. E questa ormai è una caratteristica che da svariati anni i cartoni vanno acquisendo. Perciò godiamoci tutti Toy Story. Ai bambini piacerà da morire e agli adulti lascerà il tempo di riflettere su tante questioni proposte dal mondo contemporaneo e in attesa di una risposta.
Verso l’infinito e oltre!
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