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2SPAGHETTI UNPLUGGED: report ed intervista a CMQMARTINA

by InsideMusic

L’EVENTO:

ROMA: Chiudere gli occhi o tenerli aperti, poi respirare e finire per accorgersi che la musica non è più solo streammata nelle mie cuffie o nella cassa che accendo sotto la doccia, per avere compagnia, ma ce l’ho davanti agli occhi, in una cornice di flussi di colore – il rosso più degli altri – e un’insegna luminosa che ricorda un palchetto in cui si potrebbe, senza dubbio, ballare charleston. Deve essere stato questo il primo pensiero che ho fatto, quando sono arrivata all’Alcazar per Spaghetti Unplugged.

Della musica mi piace il suo farsi, mentre accade, e domenica, è proprio accaduta. Artisti indipendenti, alcuni mai saliti su un palco, altri che hanno trascorso la vita sui palchi, altri ancora che non aspettano altro che imbracciare la chitarra, sedersi al piano e chiudersi, chiudere gli occhi o tenerli aperti, per parlare l’unica lingua che mai nessuno ha dovuto imparare. Spaghetti Unplugged è un evento di musica indipendente, ma prima è una scommessa in potenza di artisti di cui si sentirà parlare nel giro di qualche anno.

L’open- mic, così il format delle 19, quello che apre l’evento, a cui chiunque può iscriversi per cantare. In tempi non sospetti fu l’open- mic di Gazzelle, Galeffi, di Margherita Vicario e dei Måneskin e, con certezza, mi sento di dire che per qualcuno non è una domenica come le altre.

Il secondo pensiero che ho fatto, o il terzo, deve essere stato qualcosa che aveva a che fare con la gioia. Le persone mi sembravano felici, tanto da essere contagiose, sorridevano o se non lo facevano ero certa che di lì a poco l’avrebbero fatto, o almeno avrebbero voluto; e l’alcol c’entra davvero poco in questa storia.

Forse è per la liberazione dalla reclusione forzata? Probabilmente è per la storia con cui ho aperto l’articolo: la musica non più stremmata, la musica dal vivo.

Due presentatori niente male: lui Riccardo Zianna, biondo – a prima vista gli daresti dell’americano patito di una squadra di baseball, tipo Boston Red Sox, ma forse più Yankees-; lei Wichela, un viso iconico, piglio ironico e dei bellissimi anfibi.

Dopo un giro di gin-tonic sono salita in balconata, sperando in uno sguardo più nitido. Per scrivere è importante vedere le cose con distacco, non farsi risucchiare dai flussi, avere un giudizio non troppo coinvolto.

Mi sono ripetuta un po’ di volte di tenere a bada l’entusiasmo, ma è durato poco, non c’è stato verso, sono umana e proprio perché sono umana subisco il fascino della musica, non nego l’ascendente che ha su di me, ci vado a fianco scoperto, perché in fondo è quello che succede nei giochi di potere, e la musica è l’unico interlocutore con cui mi piace perdere sempre, perché in fondo finisce bene.

L’INTERVISTA A CMQMARTINA:

Stretta nelle spalle, gambe accavallate, calze a rete, incredibilmente a suo agio. Mi sono avvicinata e ci siamo strette la mano. Cmqmartina, avrei voluto chiederle perché comunque, ma me ne sono dimenticata. «Ti va se ti faccio due domande?» ho esordito e, con un sorriso più caloroso di quello che mi sarei aspettata, ha annuito «Certo» ha detto.

«Quali sono le parole, se dovessi sceglierne solo due, che distinguono Disco e Disco 2 Ha sbarrato gli occhi, forse per pensare meglio e mi ha detto «Ce l’ho». Bene ho pensato e ho scritto, per non perdermi niente «Direi Consapevolezza e Amor proprio». Amor proprio l’ho scritto in stampatello al limite della pagina, forse perché lo vedevo, il suo amor proprio e vedevo la crescita a cui alludeva parlando di due dischi che vivono la distanza di due anni, il primo d’esordio, l’altro più cosciente, maturo.

«In Disco 2 è evidente, già dal primo ascolto, il carattere irriverente e ribelle evocato dai testi. Ti senti irriverente e ribelle?» Ha sorriso di nuovo e ha appoggiato il gomito sul tavolo, poi ha bevuto un sorso. «Non so se definirmi ribelle o irriverente, sicuramente la provocazione è un canale che mi permette di avvicinarmi agli altri, è la misura della ri-appropriazione delle cose che reputo importanti». Poi ha preso fiato «Mi piace suscitare reazioni negli altri, nel bene e nel male, disturbare significa anche accendere, evocare qualcosa. Quindi direi di sì, la provocazione ha un ruolo importante nella mia musica».

Ho pensato che la provocazione, nella misura in cui si manifesta spontaneamente è un canale potente. Quando l’ho vista cantare, sul palco, al termine della nostra intervista ho pensato che fosse libera e sicura della sua musica, anche incurante dei giudizi degli altri. Cantava, si divertiva cantando. E non è questo che dovrebbero fare tutti i cantautori? Divertisti nel fare ciò che amano. Digressioni a parte abbiamo continuato.

«Come vedi l’evoluzione della tua musica da qui a dieci anni?»

Anche questa volta occhi spalancati, per la domanda, di fatto, spinosa. «Intanto spero di essere ancora viva» ha riso, poi ho riso anch’io «Penso che la musica abbia questa incredibile funzione di contagiare. Amo le influenze e non escludo di potermi innamorare della musica sudamericana, per esempio, dopo un viaggio, e cominciare a inserire caratteristiche del genere nelle mie melodie. È questo ciò che adoro della musica, perché è sempre in movimento, si rinnova ogni volta».

«Pensi che la tua musica sia un modo per sublimare il dolore?» Ha annuito, prima ancora che finissi. In questo caso la risposta era sicura. «Assolutamente sì, la musica, la scrittura è il mio linguaggio.

E in futuro mi piacerebbe scrivere testi per altri. Oltre a cantare, della scrittura amo la fase di produzione creativa: il flusso».

«Quali sono le figure musicali con cui sei cresciuta?»

«Cantautorato italiano» dice senza indugiare.

«Se dovessi farmi tre nomi?»

«Battisti, Battiato, Celentano, per la sua iconicità».

«Stai lavorando a qualcosa di nuovo?» le chiedo, subito dopo.

«A maggio esce il terzo album».

«Ah, questo è uno spoiler interessante. Si chiamerà Disco 3?»

Sorride e annuisce «Mi piacerebbe chiamarlo Disco 3, ma ci stiamo lavorando».

Poi l’ho ringraziata, credo di averle fatto un in bocca al lupo e ci siamo salutate.

Tra le guest della serata, oltre a Cmqmartina, si è esibito Nuvolari: voce limpida, melodie leggere, il ragazzo della porta accanto, con una maglietta bianca di cotone, un jeans di un lavaggio chiaro e un paio di sneakers mediamente consumate. Poi Noemi e il carattere della voce che rimanda a richiami animali, ancestrali: graffiante, sicura. Spaghetti Unplugged e il mondo che gli ruota intorno. Così avrei risposto se qualcuno mi avesse chiesto che atmosfera c’era, che vento tirava. L’evento era al centro e chi stava dentro lo sapeva. Il prossimo appuntamento è fissato per domenica 24 aprile. Per questo, se non avete ancora, per ovvi motivi, potuto riporre le cuffie dentro al comodino, o non avete potuto spegnere la cassa che usate per la doccia movimentata, ora potrete farlo perché la musica dal vivo è di gran lunga meglio che la musica ascoltata in cuffie, da soli, in una stanza.

di Giulia Della Cioppa

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