“Sanremo si ama”, e la serata delle cover lo si ama un po’ di più.
La serata delle cover, infatti, altro non è che una studiatissima e azzeccatissima operazione nostalgia, che riesce perfettamente nel suo intento di riportare alla memoria ricordi, emozioni e sentimenti passati mai sopiti o accantonati o rimossi, legati a canzoni che hanno fatto parte della nostra vita o che ne sono state la colonna sonora; allo stesso tempo, la serata “sabbatica” del Festival, quella che impone una sospensione dalla gara e da tutto ciò che le ruota attorno, ha il magico potere di farci vedere, sotto un’altra luce, brani che abbiamo amato o detestato o ignorato o, addirittura, quello di farci sentire le versioni rivisitate e riarrangiate di pezzi che non conoscevamo, innestandoci l’irrefrenabile voglia di riscoprirli e di farli nostri.
La serata che, in cuor nostro, attendiamo più di tutte, e che ogni anno ci riserva gradevoli sorprese.
Quella di quest’edizione si è rivelata particolarmente scoppiettante e coinvolgente: ce n’era veramente per tutti i gusti, nel bene e nel male. E come in ogni serata sanremese che si rispetti, è stata caratterizzata da momenti e performance che hanno lasciato il segno e da siparietti ed esibizioni di dubbio gusto. Come da tradizione, abbiamo provato a individuare i momenti TOP & FLOP.
I DUETTI
TOP
Angelina Mango
La Rondine
Lo diciamo in parole povere e spicce: doveva vincere lei, senza se e senza ma. Perché ha una voce potente e celestiale, perché ha cantato una canzone magnifica e iconica, perché ha portato in alto il nome di suo padre come aveva dichiarato di voler fare, perché è riuscita stoicamente a trattenere l’emozione, a differenza di noi che l’abbiamo ascoltata da casa con gli occhi lucidi. Vincitrice morale della serata.
Diodato e Jack Savoretti
Amore che vieni amore che vai
Un’interpretazione intensa e delicata, un connubio di voci diverse e bellissime che rendono giustizia a un pezzo da maneggiare con cura. Meritava la top five.
Il Volo e Stef Burns
Who wants to live forever
Inspiegabilmente assenti nella top five, hanno eseguito una performance notevole, impreziosita dalla chitarra di Stef Burns. Inutile dire che avessero gioco facile, con i Queen: a toccare certi mostri sacri si rischia sempre, anche quando si hanno delle voci pazzesche come quelle che la Natura ha donato loro. Che piacciano o meno, bisogna riconoscergli la bravura.
Irama e Riccardo Cocciante
Quando finisce un amore
Quando una coppia all’apparenza improbabile funziona benissimo: due mondi opposti che s’incontrano senza scontrarsi. Irama continua a dare dimostrazione delle sue notevoli doti vocali, oltre che di una certa sensibilità d’animo, per cui la domanda sorge spontanea: perché ostinarsi con l’urban e il reggaeton?
Ghali e Ratchopper
Italiano vero
L’unico che abbia davvero qualcosa da dire, in questo Festival: con garbo e delicatezza, ma senza ipocrisia, porta sul palco il conflitto interiore che vivono, ogni giorno, coloro che sono divisi tra due culture, tra due lingue, tra due paesi, rivendicando il suo diritto -che è anche quello di tutti coloro di cui si fa interprete- di sentirsi “un italiano vero”, a prescindere dal colore della pelle e dalle origini.
FLOP
Rose Villain e Gianna Nannini
Medley di Gianna Nannini
Cantare con la Nannini è un compito arduo, di cui Rose Villain sente tutto il peso: ce la mette davvero tutta, con la voce e con la grinta, ma non basta. Le canzoni della Nannini può cantarle solo lei, con quella voce unica e la credibilità che i suoi pezzi richiedono, e pazienza se l’intonazione non è sempre perfetta.
Sangiovanni e Aitana
Farfalle (Mariposas)
Aitana è una ragazza notevole e insieme a Sangiovanni formano una coppia graziosa. Sul cantato sorvolerei, mentre mi soffermerei sulla scelta di Sangiovanni di portare un suo pezzo, piuttosto che una cover di un altro artista: quando hai 20 anni e canti da meno di un lustro, peraltro pezzi onestamente non indimenticabili, può risultare un filino presuntuoso.
Fred De Palma e gli Eiffel 65
Medley Eiffel 65
Non me me vogliano Gli Eiffel 65, che mi hanno regalato tanti momenti felici in gioventù, né il giovane Fred, che porta il suo messaggio di riscatto sociale sul palco, ma in una serata contraddistinta dall’ esecuzione di pezzi storici e di performance di alto livello, anche dal punto di vista emotivo, la loro esibizione si perde un po’.
La Sad e Donatella Rettore
Lamette
La versione punkkettona del pezzo, in sé, non sarebbe nemmeno così male, ma l’esecuzione canora non convince, e lo spettacolo è visivamente faticoso nonché rumoroso.
Dargen d’Amico
Omaggio a Ennio Morricone
Apprezzo il pensiero di omaggiare il grande Maestro ma…no. Non colpisce, non emoziona, “non arriva”, insomma.
LO SHOW
TOP
Lorella Cuccarini
Per arrivare a così a 60 anni, ci metteremmo tutte le firma. Come non amarla, in effetti? Può piacere o meno, ma è una showgirl completa, una delle poche ancora rimaste in circolazione, e offre sempre un grande spettacolo.
Il ritorno di Gigi D’Agostino
La gioia di rivederlo, sorridente, in consolle, è superata solo da quella di sentir cantare una canzone di Mango da sua figlia sul palco di Sanremo. Sempre il numero uno indiscusso.
I Jalisse con Beppe Vessicchio
Sono felice che siano riusciti nel loro intento di tornare al Festival dopo quasi 30 anni, per di più portandosi dietro anche Vessicchio: così, però, non vale. Abbiate il coraggio di farli tornare in gara, con un pezzo nuovo. Non sono di certo peggio di quello che si sente oggi.
FLOP
La giacca rossa glitterata di Amadeus
Quando è troppo è troppo, anche se sei il 5 volte conduttore di un Festival seguito da più di 10 milioni di italiani.
La reclame di un noto negozio di divani
Non se ne può veramente più: non bastano gli spot, ci toccano anche tutte le serate di Sanremo.
Il vestito di Arisa
“Il troppo stroppia” anche in questo caso: si poteva almeno optare per il nero.

Appassionata di musica, giornalismo, scrittura e danza, ama vivere nella sua riservata Torino, ma adora il Sud Italia, nel quale affondano le sue origini.