Principiante della vita è l’album debutto da solista del musicista e compositore brindisino Andrea D’Accico, in arte Saintapollinaire, pubblicato il 19 ottobre di quest’anno. Autore dei testi e delle musiche, studente di teoria musicale e composizione a Perugia, D’Accico ha seguito, durante il suo percorso artistico, numerosi seminari di formazione musicale specializzandosi nella musica jazz. Lui non canta, ma al disco collabora pregevolmente alle chitarre.
Inoltre troviamo i seguenti musici: Cristian Martina alla batteria, Gianluca Milanese al flauto, Alessandro Muscillo al contrabbasso, Franco Sgura alla tromba, Vincenzo Presta al sax, Andrea Rellini al violoncello. I testi sono cantati dalle voci raffinate di Dionisia Cassiano, Domy Siciliano, Giorgia Faraone e Raffaele Passiante. Interessante è la copertina del disco che raffigura il cantautore all’interno di una cornice, con una ragazza in primo piano di schiena con le cuffie nelle orecchie, immersi nella dimensione spaziale. Carino è anche il contrasto tra i colori e il bianco e nero.
L’album Principiante della vita di Saintapollinaire: tracklist
- Goodbye
- Bird
- 98
- Pelle scura
- Ho perso il gusto
- Lettera al sig. Amore
- Saturno
- La realtà
- La città cambia come noi
- Principiante della vita
L’album si presenta al pubblico con una parola d’addio: Goodbye. L’introduzione alla chitarra acustica, con una sequenza di gradevoli accordi maggiori, di settima, minori, diminuiti, anticipa un mood che ricorda spaventosamente una bossa nova. Il testo racconta un classico addio d’amore.
Il secondo brano, Bird, è un omaggio al grande sassofonista americano Charlie Parker. Questo è certamente dovuto alla grande passione che l’autore nutre nei confronti della musica jazz. “Dipinge l’aria e la riempie di jazz”. In Bird è dominante, sin da subito, un sax elegante che, accompagnato da contrabbasso, batteria e chitarra, raccoglie la fantasia dell’ascoltatore portandola in una tipica ambientazione da night di quegli anni, i favolosi anni ’60.
98 è il pezzo successivo. 98 sono gli anni di una signora, nonna dell’autore, alla quale è dedicata la canzone. Entra nelle scene di Pelle scura ancora la chitarra acustica, protagonista ed elemento chiave e continuo nel progetto, affrontando un argomento troppo importante: la paura di restare soli. Una solitudine che si cerca in tutti i modi di allontanare grazie al ricordo e alla sopportazione, in un rapporto che, tra alti e bassi, potrebbe un giorno usurarsi definitivamente. Il flauto traverso è padrone dei soli.
Moravia, in uno dei suoi più celebri romanzi, scriveva: “La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà.” Protagonista del successivo brano, Ho perso il gusto, è appunto la noia, un’apatia che prende il sopravvento sulla vita. Interessante è il ritmo ‘a tempo di marcia’ del rullante. Viene citato Tenco, sottofondo necessario quando con il proprio amore si parla, si sogna e si fa all’amore.
È gradevole l’idea del pezzo che segue, ovvero l’ipotesi che l’amore possa manifestarsi in una persona. Di qui, l’intenzione di scrivergli una lettera, la Lettera al sig. Amore. Bellissima la sequenza strumentale in Saturno, canzone che racconta di sogni svaniti affogati nel dolore.
Ma siamo ancora capaci di immaginare? Ci è ancora concesso? Sempre in stile, una tromba da voce a La realtà, intrisa di coincidenze o di apparenti verità. “È così lunga la città, è così dolce la città” cantava Gianmaria Testa, cantautore amato e preso d’ispirazione da Saintapollinaire. Quest’ultimo la narra in La città cambia come noi come un classico sfondo che vede protagonisti due fidanzati i quali, tra i passi, prima di incontrarsi, si perdono nei pensieri.
La voce maschile è presente solo nell’ultima traccia, Principiante della vita, canzone che dà il nome all’album. Un ritmo che ricorda l’America latina, eseguito mirabilmente dalla chitarra acustica, si stende su parole che raccontano di una rabbia “che brucia la pelle” per un amore sciolto che lascia l’essere umano con la consapevolezza di una vita che va affrontata con leggerezza.
Principiante della vita è un disco piacevole all’ascolto, con arrangiamenti acustici, in stile jazzistico, che non distraggono l’ascoltatore ma lo conducono – grazie ai testi, di facile comprensione ma mai banali – nel profondo dei suoi pensieri. È un album che può fungere anche da sottofondo ma che inevitabilmente, se si presta la dovuta attenzione, non riesce a farci evadere da noi stessi. E questo spesso è un bene.
Francesco Saverio Mongelli
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