“Pino è”, ieri sera al San Paolo per il grande tributo a Pino Daniele c’eravamo anche noi, o forse dovrei dire c’ero anche io, perchè di quello che sto per raccontare posso assumermi le mie responsabilità in quanto campana da qualche generazione.
Un evento sponsorizzato da sei mesi, o quasi, una line up di artisti ed attori da far invidia alla migliore Broadway, peccato che il risultato è stato quasi un insulto alla memoria di chi con Pino ci è cresciuto e lo sente ancora scorrere nelle proprie vene, me ad esempio. È stato come quando hai il raffreddore e prendi tre antinfiammatori insieme, ognuno attivo per la stessa patologia, ma che assieme riescono solo ad annullarsi reciprocamente, così come il cocktail di artisti, grandi nomi che non facevano che inombrarsi l’un l’altro giocando a chi conosceva meglio Pino e da più anni, dimenticando il vero scopo della serata: ricordarlo attraverso le sue canzoni. Un concerto di beneficenza, con un numero 45585 attivo dal 1 al 10 giugno, per donare alle associazioni scelte dalla famiglia di Daniele, in particolare per aiutare i progetti “PassPort” di Open Onlus e “Punti Luce” di Save The Children.
Andiamo per gradi e partiamo dall’inizio, un anno fortunatissimo per la città di Napoli con la sua squadra di calcio “campione d’Inverno” e ad un passo dallo scudetto, un Festival Internazionale – il Noisy – che ospita grandi headliner del panorama musicale mondiale, un Napoli Pizza Village che si sta rivelando la filiera del Festival di Sanremo estivo, il Napoli Teatro Festival e – tra tutti questi eventi – non poteva mancare lo spazio d’onore riservato alla voce di Napoli, quella di Pino Daniele. Dire Pino vuol dire Napoli. È una figura iconica, così come lo sono Totò, Sofia Loren e la pizza. È un nome che risuona in ogni vicolo della città, nella “Pucundria” dei napoletani così come nella volontà di stare sempre “Alleri”.
“Pino è” è il nome di questa serata. Ma Pino cos’è? È l’avanguardia, la denuncia, il primo a non schierarsi dalla parte di Masaniello e dei Borboni ma a denunciare il malaffare. “Pino è” stato la voce del popolo, dei miserabili, degli emarginati, un uomo che – pur lasciando la sua terra per amore – non ne ha fatto mai sentire la sua mancanza. “Pino è” in un San Paolo gremito, è nell’abbraccio di tutti gli amici che hanno speso cifre non proprio alla portata di tutti per essere qui ed ora. “Pino è” nella timidezza degli artisti che toccano piano quegli accordi o quelle parole che Pino recitava con maestria, in un quasi turpiloquio che raramente riesce ad infiammare il pubblico che – ricordiamo – è composto da napoletani, che non sono proprio le anime più fredde della penisola.
Un inizio affidato allo stesso Pino, attraverso un suo video proiettato sul maxi schermo, con una inedita versione del 1981 di “Yes I Know My Way”, coadiuvato da un eccelso De Piscopo alla batteria. È Alessandro Siani il primo intrattenitore della serata – “La musica di Pino non si ascolta, si tocca. Nuje nun simme ne uommene ne frate, nuje simme i figli di Pino Daniele”. Ed inizia così il gioco della staffetta fra gli artisti, che in un gioco di finti sorrisi e amicizie in favore di pubblico iniziano ad annunciarsi l’un l’altro, in una maniera assolutamente casuale, senza una guida, un traghettatore, un conduttore che riuscisse a fungere da filo rosso della serata. E invece no, buchi di silenzi riempiti da imbarazzi, un led pronto a scorrere frammenti di interviste o di live per introdurre le performance e un disastroso napoletano maccheronico ostentato dai più coraggiosi fra gli artisti, gli arrangiamenti no, quelli sono riusciti a restare originali grazie alle due storiche band “Vai mo”e “Nero a metà”, presenti sul palco.
Nemmeno la riunion del trio Jovanotti – Ramazzotti – e il ricordo di Pino Daniele (per dirla alla Carlo Conti durante il suo show “Tale e Quale”) a rivivere quello storico live del 1994 nello stesso San Paolo è riuscita ad abbassare l’asticella della vergogna causata da questa serata. Rare perle sono state Elisa con la sua immensità artistica ed umana, Baglioni regalandoci un estratto del suo album “Oltre” del 1990 (“Io dal mare”) prodotto ed arrangiato dall’amico Daniele e – una meravigliosa Fiorella Mannoia – quasi padrona di casa.
“Pino doveva morire per regalare un palcoscenico a tanti rappresentanti dello star-system che altrimenti non avrebbero un modo per passare in TV” è una delle frasi che ho sentito ripetere molto spesso nelle cinque lunghissime ore di live. Un evento – perchè chiamarlo concerto o show sarebbe riduttivo considerando che ha paralizzato una città, riunito tutte le radio e i maggiori rappresentanti musicali e attori del belpaese – ha diviso in due i sentimenti di chi Pino se lo sente cucito addosso, come può essere stato il latte materno fondamentale per la crescita fisica, così Daniele lo è stato per la crescita culturale. Quella barricata che “No ma i milanesi che ne possono sapere? Pino è di questa sola città!”. E poi c’è chi “Pino è di tutti!”. “Ma per amare Pino devi avere un’anima napoletana, e puoi averla pure non essendo di Napoli” per citare un emozionatissimo Edoardo Leo, che parla dello “sconosciuto” a lui Daniele, con una umiltà tale da renderlo una delle poche perle rare della vergognosa scena in atto questa sera.
Io non lo so se a Bolzano riescano a capire quale valore possa aver avuto Pino per noi campani, prima che italiani, ma so il contributo sociale che Daniele ha saputo dare a tutti noi appartenenti alla sua patria. Un nome intramontabile su cui si sta cercando di speculare. È da qualche settimana in rotazione radiofonica un presunto pezzo inedito “Resta quel che resta” e oggi esce anche la raccolta di quattro CD con le sue hit storiche. “Pino è” una icona, così come lo sono stati nomi come Dalla e Battisti.
“E sona mo Pinù”, ma fallo tu però, da ovunque tu sia, perchè chiunque provi a riprodurti o ad osare il tuo nome, difficilmente riesce a renderti merito. “Solo Pino può cantare Pino!”.
Scaletta Pino è:
Yes I Know My Way – Pino in video, De Piscopo alla batteria;
Putesse essere allero – Jovanotti in acustico;
Che dio ti benedica / Che male c’è – Biagio Antonacci + Alessandra Amoroso;
Quanno Chiove – Giuliano Sangiorgi + Emma Marrone + James Senese al sax;
Questo Immenso – Giorgia;
Generale – De Gregori;
‘O Scarrafone / Nero a Metà – Ramazzotti;
A me me piace o blues – Ramazzotti + Jovanotti;
Alleria / Io dal mare – Baglioni;
Quando – Elisa + Mannoia;
Notte prima degli esami – Venditti;
Je so pazzo – Elisa + Gianna Nannini;
Anna Verrà – Gianna Nannini;
Sulo pe parlà – Mannoia;
Na tazzulella ‘e cafè – Clementino;
Medley: O sole mio/ Je sto vicino a te/ I say I sto cca – Il volo + Daniele in video;
Anima e Core – De Gregori + compagna;
Mal Di Te – Sangiorgi + Marco D’Amore;
Anima – Tiromancino + Ornella Vanoni;
Cammina cammina – Massimo Ranieri;
Sicily – Ranieri + Sangiorgi;
Terra mia – Fiorella Mannoia;
Io per lei – Emma Marrone;
Musica musica – Emma + Renga;
Dubbi non ho – Alessandra Amoroso;
Se mi vuoi – Irene Grandi;
Notte che se ne va – Mario Biondi + Il Volo;
Nun me scuccià – Zampaglione + Sangiorgi;
Tutta n’ata storia – Avitabile e Senese (con presentazione della storica band);
Lazzari Felici – Teresa De Sio + Paola Turci;
Anni Amari – J. Ax;
Chi tene ‘o mare – Gragnaniello + Senese;
Donna Cuncetta –Raiz + NCCP;
One Day – Biagio Antonacci;
Napule – tutto lo stadio San Paolo.
A cura di Fabiana Criscuolo
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