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Panta – Incubisogni – RECENSIONE

by InsideMusic

tu sei l’unica luce che spegnerei…

 

Una frontiera non è altro che un punto capace di unire più che dividere.

Un luogo non solo geografico che in qualche modo può avvicinare più che allontanare. Allora viene da chiedersi quale e dove sia la frontiera che delimita la differenza e la distanza tra incubi e sogni. I due rovesci della medaglia del mondo che abitiamo quando vogliamo prenderci una pausa da quello reale. Che sia un sonno vigile o profondo i Panta con il loro album d’esordio cercano di farci da ciceroni in questo viaggio nel nostro subconscio.

Attivi dal 2016, i Panta hanno già realizzato quasi 200 concerti e hanno collaborato con artisti come Carlo Verdone e Giorgio Canali. La loro strada si è incrociata con quella di David Lynch, che li ha voluti a Lucca a nome della David Lynch Foundation, e ONE, l’ong fondata da Bono Vox, per la quale Giulio Pantalei, la voce della band, è stato eletto Youth Ambassador in Italia. Oltre a Giulio i Panta sono formati da Leopoldo Lanzoni alla chitarra, Davide Panetta al basso e Liberiano De Marco alla batteria. La band è capace di fondere l’alternativa rock alle nuove sfumature dell’indie nostrano. Un gruppo che raccoglie l’eredità della new wave sulla scia di band come gli Intercity o Le Grandi Navi Ovali vedi amaledirechelami, ma al contempo ricordano anche alcuni momenti dei Fast Animal and Slow Kids, leggi alla voce Luce 3.

Incubisogni, uscito per MEI e Godfellas, racchiude in dieci brani un percorso notturno che passa da Roma vista nella sua dimensione di  tenebra fino ad arrivare in una stazione situata dentro noi stessi sotto cieli di ghiaccio. Un percorso che prova a tirare fuori i nostri fantasmi sferzandoli con chitarre essenziali e arrangiamenti low-fi che adornano alla perfezione le liriche mai fuori posto. Un mondo abitato da occhi bassi e teste pensanti, anche troppo, a volte sul punto di cedere al peso delle nostre stesse vite.

Incubisogni è un disco che richiede vari ascolti per  poter penetrare a fondo in tutti gli arrangiamenti che ad un primo impatto sembrano molto lineari lungo tutto l’album, ma che a ben guardare riservano ognuno la propria particolarità. Quello dei Panta è un lavoro interessante, un disco curato nei minimi particolari ce richiede all’ascoltatore la stessa cura che è stata impiegata nella sua composizione.

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