Niccolò Avanzi ci parla del suo nuovo singolo, “La magia della luna”, tratto dall’album dal titolo “Due Volte Uno“, uscito lo scorso marzo.
Un brano poetico dedicato alla Luna che, da millenni, viene osservata con ammirazione e sospetto dagli uomini che, da sempre, la ritengono in grado di influenzare la vita sulla terra.
“La magia della luna” racconta di una donna, una storia d’amore, la ricerca incessante di qualcosa di indefinito che ammalia a tal punto da avere il potere di cambiare la vita.
Il disco segna un nuovo debutto del cantautore Niccolò Avanzi che mescola, come ingredienti di una pozione magica, tutte le influenze musicali che lo hanno formato.
INTERVISTA
Ciao Niccolò,
“La magia della luna” è un pezzo struggente, a tratti retrò… come nasce questo brano?
Questo brano nasce, come la maggior parte delle tracce che compongono il disco, da una storia d’amore, vissuta personalmente.
“La magia della luna” compara una donna alla luna e, in particolare, parla di quando ci si lascia ammaliare dalla bellezza di qualcosa che può non essere una donna o una relazione, come in questo caso, e di quanto ci si senta coinvolti, al punto tale da fare delle scelte di vita condizionate dal fascino che questa esercita su di noi.
In questo senso ritengo che il potere della luna può avere influssi positivi o negativi.
La cosa divertente è che, nel periodo in cui ho scritto questa canzone, ho scoperto che c’era luna piena, ma l’ho saputo solo due o tre giorni dopo… Quando mi sono trovato a dover scegliere le canzoni per l’album e i singoli mi è sembrato giusto darle un certo risalto.
Tu credi nella magia e negli influssi lunari?
Sono sempre stato molto attratto dall’universo, dai pianeti ma, oltre a questo, durante la pandemia, ho iniziato a leggere libri di filosofia orientale sulla meditazione perché volevo imparare; mi ha sempre incuriosito il mondo del Buddismo, dello Zen… Yin e yang, il concetto del Be here now…
Tra l’altro, pochi mesi prima delle chiusure per il covid, ero stato in India e, sicuramente, tutti i testi dell’album, oltre ad essere ispirati dall’esperienza personale, sono ispirati dalle letture che ho fatto in quel periodo.
È affascinate anche che ci siano dei punti di contatto tra filosofia orientale e greca, nonostante fossero così distanti.
La filosofia e il modo di spronare al ragionamento, anziché dettare regole asettiche, mi ha fatto riflettere sul fatto che l’umanità fa parte di un qualcosa di più grande e consiglio a tutti di provare a leggere qualcosa in merito.
Nella tua musica si intravedono vari stili musicali, dalla musica psichedelica al sottofondo di classica, ma nessuno è prevalente sull’altro. È una scelta?
Grazie, sei una delle poche persone che mi ha fatto una domanda del genere…
Non ho mai studiato a livello di conservatorio, ma ho avuto degli insegnanti sia di canto, che di pianoforte che mi hanno orientato sulla tecnica Jazz, molto basata sulla teoria. Questa impostazione mi ha condizionato anche nello scrivere perché ho imparato a suonare senza saper leggere il pentagramma.
I calcoli matematici per capire le alterazioni degli accordi mi hanno totalmente coinvolto, così come il mio modo di scrivere è stato fortemente influenzato dal tipo di musica che ascolto.
Il mio modello arriva dagli anni 90 quando i Gorillaz iniziavano a mescolare l’hip hop, l’elettronica, rap e R&B… direi che mi piacciono le contaminazioni.
La tua scrittura è molto introspettiva e delicata. Come ti sei approcciato alla stesura dell’album?
L’ album è stato scritto nel periodo della clausura da pandemia ma per una serie di vicissitudini personali, ero fermo da più di dieci anni, esattamente dal 2011, da quando ho pubblicato Macedonian, il disco che ho registrato insieme a Fausto Zanardelli dei Coma Cose.
Poi mi sono trasferito a Londra per un anno e mezzo perché avevo bisogno di cambiare, ma la musica è sempre stata nella mia testa.
Mi sono rimesso a fare musica per non impazzire in quel periodo a casa; è stata una esigenza naturale rimettermi al pianoforte ogni mattina…
In un anno ho scritto circa una trentina di canzoni, alcune sono in standby, quindici sono quasi pronte… ne ho selezionato sette e le ho messe nell’album.
Questa canzone fa parte del tuo secondo album “Due volte uno”, uscito lo scorso marzo. Cosa farai in estate?
Vorrei dedicarmi a scrivere cose nuove e cambiare un po’ lo stile; vorrei rendere il prossimo disco un po’ più elettronico, quasi un dj set perché mi consentirebbe di unire il mio lavoro principale nel food and beverage e nella moda, alla musica.
A ottobre ci saranno quattro o cinque appuntamenti ad accompagnare l’uscita dell’ultimo singolo. Una sorta di mini tour per concludere la promozione del disco.

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)