Mario Ranno, in arte Mario Biondi, ha coltivato sin da piccolo la sua passione per la musica soprattutto grazie al padre, Stefano Biondi, dal quale ha ripreso lo pseudonimo. Si è formato prima come corista in chiesa per poi specializzarsi nell’anglofonia. Nel 1988 era corista spalla di Ray Charles, e già della sua passione per la musica soul aveva fatto un lavoro. Oggi invece ci ritroviamo a fare quattro chiacchiere con lui:
Dopo oltre sessanta concerti tra Italia e estero lo scorso anno, finalmente torni a casa con alcune date intime e speciali. Come ti stai preparando a questo ritorno?
Beh, portando qualche brano inedito e sicuramente qualche emozione nuova sul palco.
Tra queste date ricordiamo quella del 23 agosto a Sapri, nella bassa provincia di Salerno. Una località Marina che – insieme a tutto il suo turismo – aprirà le porte al soul della tua voce. Che pubblico ti aspetti di trovare e che sorprese hai in serbo per i tuoi fan?
Mi aspetto un pubblico vario e internazionale, ma mi aspetto ovviamente un pubblico autoctono, un pubblico campano che ti accoglie con grande affetto e calore.
La rassegna si chiama “Sapri anni 60”, a testimonianza di quello che fu il decennio d’oro (insieme ai due successivi) della musica d’autore italiana. Che ne pensi del panorama musicale attuale?
Beh, penso che ci sia una rinascita del cantautorato italiano, ci sono artisti nuovi, ben nascosti che stanno prendendo – finalmente – il sopravvento rispetto alla musica commerciale che ci viene propinata dai mass media.
Perché il jazz ha così poca presa sui giovani?
No, non credo sia così. Credo invece che il jazz sia una propensione particolare, non così ampliamente abbracciata da tutti ma c’è ancora, esiste una grossa nicchia, anche giovanile, che segue e che ha voglia di seguire questo genere di modalità della musica.
Una cosa particolare che colpisce nella tua biografia artistica è il rapporto con il cinema fantasy e di animazione. Prima reinterprete della colonna sonora degli Aristogatti in chiave jazz, poi doppiatore in Rapunzel. Quanto conta la fantasia nella tua vita e nella tua arte?
Il fattore fantasia è fondamentale nella mia vita. Il doppiaggio del pappagallo di Rio è stato divertentissimo. Ed è ancora oggi divertente perché capita spesso che i miei figli più piccoli si soffermino a guardare Rio 1 o Rio 2 piuttosto che Rapunzel. Io vengo coinvolto in tutto questo, quindi mi siedo accanto a loro e ascolto; ogni volta è una sorpresa ritrovarmi in quella veste, in quella modalità. È una soddisfazione e un divertimento grande.
Veniamo a te, hai calcato il palco il palco di Sanremo per due volte, da super ospite nella serata duetti e da protagonista. Cosa ti porti dietro da quelle esperienze?
Beh, sicuramente le prime volte sono state emozionanti, soprattutto quelle del periodo del grande successo, dei miei primi dischi dal 2006 al 2008; erano momenti di grande concentrazione e emozione. Nell’ultima esperienza – già da un po’ più maturo nel mio percorso – ho fatto la scelta di portare un brano sopra le righe rispetto a quello che è Sanremo, ed è stata una esperienza molto bella; il brano è stato accostato a uno dei più grandi cantautori italiani: Gino Paoli
Dal 2018 non abbiamo più tuoi inediti, cosa bolle in pentola per il futuro?
Il futuro è già in corso, nel senso che già da circa un anno stiamo lavorando ad un progetto nuovo che speriamo – se Dio ce la mandi buona – sarà pronto per la primavera del 2020.
Fabiana Amabile Criscuolo, Beatrice Sacco
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