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I trent’anni dei Bluebeaters con un lo sguardo al futuro – INTERVISTA

by Alessia Andreon
The Bluebeater color 07

The Bluebeaters, dopo trent’anni,  cambiano pelle iniziando dal nuovo singolo, “Mantra”, frutto della costante evoluzione musicale del gruppo, fatta di musica suonata, rullante pieno al posto del classico “One Drop”, tastiere che delineano melodie intrecciando sonorità pop e musica giamaicana, tratto distintivo dei Bluebeaters.

Il nome The Bluebeaters è tratto dalla label discografica britannica dei primi anni 60’, la Blue Beat Records, famosa per il proprio repertorio Ska e Rocksteady giamaicano, perché è da lì che la band ha scelto di attingere, trasformando classici della musica mondiale e scrivendone di nuovi in italiano, sempre coerenti con i suoni e le atmosfere delle origini.

The Bluebeaters hanno vissuto 18 anni in compagnia di Giuliano Palma e gli ultimi 12 con Pat Cosmo alla voce (entrambi già Casino Royale). Paolo De Angelo Parpaglione, Cato Senatore e Count Ferdi, gli altri membri originari che sono rimasti nella band, accompagnati da Henry Allavena, trombone, Ricky Albini Trissino al basso e Danilo Scuccimarra al piano.

Gli ultimi dischi sono “Everybody Knows” (Record Kicks, 2015) e “Shock!” (Garrincha Dischi, 2020) il primo solo brani di altri, pescando tra gli anni ’60 e i ’00, e il secondo, per la prima volta nella loro carriera, composto interamente da brani originali scritti con tanti amici artisti (Lo Stato Sociale, Coez, Bianco, Diego Mancino e altri).

Per festeggiare i loro primi trent’anni di carriera, ad aprile 2024 è uscito “eXtra traX”, una raccolta di brani usciti negli ultimi 10 anni, con collaborazioni con tanti artisti diversi tra loro con i quali sono uscite le diverse anime della band.

Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche battuta con Pat Cosmo sul nuovo singolo e gli abbiamo estorto anche qualche anticipazione sul nuovo album.

Ciao Pat,

il nuovo singolo, “Mantra”, è un brano trascinante, una hit che è anche controcorrente, perché non segue logiche di mercato.

È vero, siamo controcorrente, ma tradizionalisti, perché usiamo strumenti vintage e ci piace ancora suonare alla vecchia maniera.

“Mantra” è ispirata alla disco/funk praticata dai Clash e alle sonorità post punk ma, avendola scritta io, che ho anche una componente pop, spero di aver dato quel qualcosa in più a questo pezzo.

Alcuni ci hanno detto che “Mantra” sembra un pezzo dei Kolors, ma probabilmente perché anche loro, in qualche brano, si sono ispirati a quel periodo storico della disco dance primi anni 80, come i Clash che ascoltavano gli Chic.

Quando si scrive una canzone che deve essere dance/funk credo che i riferimenti siamo per tutti più o meno gli stessi, anche involontariamente.

Io, per esempio, attingo dalla musica che ho ascoltato sin da piccolo, che poi vene rivista e reinterpretata con il contributo di tutta la band.

Il processo creativo parte dalla mia scrittura e i Bluebeaters mettono del loro, quindi, se c’è un lato pop nel pezzo, a me non disturba assolutamente.

“Mantra” apre la strada ad un nuovo capitolo della vostra band che, in trent’anni, ha saputo trasformarsi senza perdere mai la sua unicità dettata dal fondamento nella musica giamaicana. Cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo album?

Sarà controcorrente rispetto alla tradizione dei Bluebeaters, infatti, è l’inizio di un nuovo percorso che nel disco si delineerà meglio.

Non voglio anticipare troppo ma posso dire che il nuovo album avrà ancora le radici in quello che siamo sempre stati, ma ci saranno anche alcuni pezzi, come “Mantra” appunto, che avranno influenze diverse, che appartengono a un mondo tangente allo Ska. Il nostro riferimento è a tutto quello è arrivato dal Punk, quindi dal ’77 in poi, da The Specials a Paul Weller, passando per i Kool & the Gang …quindi ci saranno tutti i vari sound dai quali abbiamo attinto.

Poi ci saranno anche altre cose che ci lanciano verso la sperimentazione, non so se futuristica o no, ma ci saranno degli episodi nel disco di qualcosa che non è mai uscito dai Bluebeaters fino ad ora; finita la fase di Giuliano Palma, che era veramente un marchio di fabbrica specifico, che ripescava dal passato anche tutte le canzoni e il modo di arrangiarle, che allora funzionava benissimo,  con questo nuovo album, presenteremo altri suoni e un tipo di approccio diverso, di scrittura, di composizione e di suono.

Non ci siamo messi a fare una trap (ride); questo lato più sperimentale io lo declino nell’altro gruppo di cui faccio parte, i Casino Royal che, anche loro, stanno lavorando, sotto la guida di Alioscia Bisceglia alla composizione di un nuovo lavoro. 

Con questo nuovo singolo siete passati dagli anni ‘60 agli ’80 che, quest’anno, vanno molto di moda. Come mai, secondo te, siamo sempre nostalgici, musicalmente parlando?

Questa è un’attitudine che in Italia abbiamo tantissimo, fa parte del fondo del nostro tessuto socio culturale; anche le radio contribuiscono a farci fare spesso un salto nel passato.

Statisticamente anche la nostra è una popolazione non proprio giovane, un po’ come il pubblico che ci segue e viene ai nostri concerti!

Ad aprile è uscita una raccolta dei singoli frutto delle collaborazioni che avete avuto, negli anni, con diversi artisti come Neffa, Boomdabash, Frenkie Hi nrg mc, Bianco…. Anche queste incursioni vi hanno dato modo di spaziare in diversi generi. Qual è la ricetta per rimanere sempre inconfondibili?

Secondo me ci accomuna la professionalità e la serietà di una band che ha sempre militato senza mai svendersi o cambiare propria identità.

Penso che alla base di tutto ci siamo gli ascolti condivisi. Siamo sempre stati noi stessi, ci siamo messi al servizio della musica che ci piace e questo ci è stato sempre riconosciuto.

Inoltre siamo molto generazionali; tu hai fatto dei nomi, a parte Alberto che è più giovane di noi, come Frankie Hi nrg, con cui abbiamo collaborato nell’ultimo album eXtra, che racchiude tutti gli incontri che abbiamo fatto negli ultimi anni.

Con Neffa abbiamo in comune la matrice “ska original” di ‘O Sarracino, con i Boomdabash il “ragga lover”, poi abbiamo fatto una versione punk di “Quelli che benpensano” di Frankie hi nrg mc, perché ci riconosciamo a vicenda e loro apprezzano l’originalità e l’unicità dei Bluebeaters.

Tra l’altro, sai che in Italia non ci sono molte band che fanno questo tipo di musica e che sono riusciti a portarla fuori dall’ambiente degli appassionati; questa nostra caratteristica ci ha resi riconoscibili e, infatti, sono 30 anni di band.

Quando ci esibiamo dal vivo, il pubblico vede sempre uno spettacolo di un certo livello. Non ci siamo mai appoggiati solo al lato discografico di un progetto, ma abbiamo sempre cercato di arrivare in tutte le piazze d’Italia, dal nord al sud, anche nei paesini più sperduti, e tutto questo lo trasmettiamo anche sul palco perché viviamo per la nostra passione.

Io quest’anno compirò 51 anni, avevo 22 anni quando ha preso piede il progetto e sono entrato nella band, quindi sono 30 anni di vita.

Siamo un gruppo storico che è anche una famiglia allargata con altre band, come i Casino Royale e gli Africa Unite. Penso che questo nostro approccio rappresenti la nostra generazione di musicisti.

Trent’anni vanno festeggiati alla grande. Avete qualche idea in mente, dato che il vostro habitat naturale è il palco?

Ce ne sono alcune, ma diciamo che la principale era far uscire il disco eXtra traX, che ha anche inaugurato la nostra etichetta discografica che si chiama Caribb Roots; un’idea partita dal nostro batterista Ferdinando, che ci ha lavorato tantissimo, e condivisa da tutti noi.

Ora il nostro obiettivo è far uscire il disco il prossimo anno; ci piace festeggiare il passato e celebrarlo, ma vogliamo anche guardare al futuro, quindi non ci sarà una vera e propria festa per i trent’anni dei Bluebeaters.

C’è la volontà di lavorare a questo disco e il regalo al nostro pubblico è questo.

Sarà un album suonato nella maniera più tradizionale possibile, cioè un disco fatto veramente in uno studio di registrazione, il NoMad Studio di Torino.

Pensa che, in studio, c’è un banco mixer che è appartenuto ai Blur, che già per questo è un cimelio, e lavoriamo con l’outboard compressore di effetti, quindi non solo e soltanto sul computer.

Una cosa è certa: il nuovo album avrà un suono che rispecchierà l’idea dei Bluebeaters musica.

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