Si intitola “Dimmi” l’album d’esordio della band bresciana Polo Territoriale realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.
La band è nata nel 2016 per un contatto casuale fra aspiranti musicisti del Liceo Classico Arnaldo di Brescia e, sin da subito, ha trovato grande sintonia e il proprio stile, iniziando così un percorso di composizione musicale e scrittura di testi.
Come ci raccontano nell’intervista che segue, “Dimmi” ripercorre i primi anni di attività dei Polo Territoriale, esplorando le influenze musicali che hanno caratterizzato il loro percorso, dalle alternative rock al punk, che si sono presto fuse con un sound più grezzo e introspettivo, caratterizzato da una voce graffiata, linee di basso portanti, batteria aggressiva e chitarre distorte.
Nel complesso, “Dimmi”, esplora i temi dell’amore giovanile e dell’abuso di sostanze, sensibilizzando l’ascoltatore su argomenti come i disturbi mentali, le difficoltà e gli inciampi che rendono l’adolescenza un cammino intenso e a volte accidentato.
INTERVISTA
“Dimmi”, che dà anche il titolo all’album, parla di “non-detti” e di ciò che nella vita non ci è dato sapere. C’è un messaggio non esplicitato nel disco?
Non esiste un vero e proprio “messaggio segreto” nascosto nel disco, se non il messaggio che ciascun ascoltatore vuole trarne, ma il significato dei “non detti” che hai menzionato è polivalente.
“Dimmi” tratta dei dubbi che inevitabilmente macchiano gli anni dell’adolescenza, dubbi che rimangono irrisolti e lavati via dal tempo, dubbi che spesso sono il fulcro dei problemi e delle insicurezze che accompagnano gli anni di crescita.
Tuttavia, questi dubbi, assumono anche un significato positivo nel momento in cui stimolano la curiosità, spingono a vivere attivamente e incentivano a cercare risposte.
È proprio in questa continua ricerca di risposte, a volte infinita, che si collocano il piacere ed il dolore di vivere.
Il vostro album ci fa fare il giro del mondo, da Brescia a Berlino, passando per l’India e Tunisi, con il faro del paese ideale che è la Norvegia. Cosa hanno in comune tutti questi posti?
Il viaggio metaforico che il disco ripercorre ha, come punto di partenza, Brescia, che rappresenta la realtà attuale nel bene e nel male, e come punto di arrivo la Norvegia, rappresentata come ideale per una questione di attaccamento personale al luogo.
In questo viaggio fra vizi e virtù, le altre città diventano tappe necessarie per la crescita, inciampi e tentazioni che vanno affrontate per poter tagliare il traguardo.
È importante notare che a differenza degli altri luoghi, Oslo (e in generale la Norvegia) è menzionato solo in maniera astratta, non come luogo vissuto concretamente ( “sopravvivo sognando Oslo”, “voglio solo fuggire e andare in Norvegia”); ciò intende far trasparire l’incertezza nell’affrontare il cammino, il dubbio che la destinazione non sia definitiva, che l’obiettivo prefissato sia anch’esso parte di un viaggio più grande e più complicato che forse avrà fine solo con la morte.
L’album è interamente giocato sui toni del pop punk, energico e spensierato, fino a un alternative rock più grezzo e introspettivo che si alternano per enfatizzare i testi che trattano temi come salute mentale, abuso di sostanze e psicofarmaci…. Come mai avete deciso di affrontare tutti questi temi?
Analogamente al discorso del viaggio, l’intento alla base della scelta di tali tematiche, è quello di raccontare, nel bene e nel male, gli inciampi che caratterizzano la vita adolescenziale.
Queste tematiche, in tal senso, ci sono molto vicine, perché vissute direttamente o osservate nella vita di persone care, e questo è bastato per convincerci a parlarne!
Molte tracce portano i nomi di ragazze che, per noia o per insoddisfazione, non si amano abbastanza e soffrono di disturbi alimentari o di dipendenze.
Una canzone può far riflettere e salvare qualcuno dal baratro?
Indubbiamente una canzone può essere d’aiuto. Spesso e volentieri mi capita di venir “sbloccato” da una semplice frase o dal messaggio nascosto in un brano.
A volte bastano poche parole per chiarire dubbi che permangono da mesi, o la giusta melodia per trovare il coraggio affrontare un momento di sconforto, o uno spazio sicuro nel quale dare sfogo ai propri turbamenti.
La musica può fare tanto, è un veicolo universale di emozioni ed è in grado di parlare al cuore di tutti indiscriminatamente.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)