A due anni di distanza dal loro primo album Solstizio, i Botanici, band beneventana in forza alla scuderia di Garrincha, torna con il secondo album dal titolo Origami.
Il secondo disco è sempre il più difficile nella carriera di un’artista, recita così un vecchio adagio molto in voga nell’ambiente musicale. In mezzo oltre alla pressione di scrivere un secondo disco c’è stato anche un cambio di formazione che ha visto l’uscita dalla formazione originaria di Mirko Di Fonzo che ha intrapreso un percorso solista, lasciando al Ciani l’onere e l’onore del microfono. Non solo perdite però ma anche acquisti in questi anni. Si perché al basso si è aggiunto Stefano Titomanlio che ha integrato lo storico terzetto composto dal Ciani, Antonio e Gaspare.
Origami, questo il secondo disco, è un lavoro solido. Le sonorità rispetto al primo album risultano meno grezze. Il disco è stato anticipato da tre singoli: Mattone, Nottata e Camomilla. L’alternative rock dei Botanici con le sue derive post punk ha voglia di crescere, senza lasciare per strada nulla. Non a caso Mattone ricorda l’approccio alla forma canzone dei Marta Sui Tubi. I ragazzi vogliono viversi le nottate fino in fondo ma anche le mattinate. Così nei testi entrano le relazioni, le delusioni che inevitabilmente con gli anni cominciano ad accumularsi. Fanno capolino influenze come quelle degli inevitabili Fast Animals and Slow Kids, ma il rock di provenienza sannita si muove su strade alternative senza scimmiottare, piuttosto cercando di prendere quanto di buono si muove nel sottosuolo della musica alternativa italiana popolata da tantissime band con cui Gaspare e soci hanno stretto solide e durature collaborazioni.
Origami ti fa scottare la sedia sotto al sedere, ma si prende anche il tempo di affondare il colpo in divagazioni strumentali che dilatano le atmosfere lasciando le parole galleggiare nella mente dell’ascoltatore. Non è undisco che va ascoltato soltanto a casa. La musica della band sannita va infatti vissuta sotto al palco. Sono stati proprio i live a far affermare questo gruppo in tutta Italia creando una solida fanbase sparsa su tutto lo stivale. Non a caso la prima data del tour, al Covo Club di Bologna ha registrato un sold out che poche band campane, ma non solo, possono vantare.
Il secondo album è il più difficile nella carriera di un artista, ma i Botanici hanno superato l’esame. Ora resta da macinare chilometri per portare queste canzoni in giro, perché un album del genere ti fa scottare la sedia sotto al sedere.
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